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Dall'istituzione del Regolamento UE n. 852/2004 sull'igiene alimentare, nel corso degli anni la scuola italiana ha sperimentato importanti cambiamenti riguardanti la distribuzione e il consumo di cibo nelle classi.
Un tempo era del tutto normale consumare in classe torte e snack portati da casa per festeggiare ricorrenze o compleanni, ma ora le rigide regole di sicurezza alimentare non consentono più tutta questa libertà e tra i banchi vige l'assoluto divieto introdurre e consumare in condivisione cibi fatti in casa.
Perché l'introduzione e il consumo di alimenti ad uso collettivo nelle scuole sono vietati
Simili misure, spesso considerate dagli stessi genitori fin troppo stringenti, sono state rese necessarie da una maggiore attenzione alla salute degli studenti e dal sensibile aumento di allergie e intolleranze – come quella al lattosio, o disturbi quali la celiachia – che negli ultimi decenni ha interessato le nuove generazioni.
Quando si portano in classe torte, vassoi di salatini o teglie di pizza è infatti molto complicato sia assicurarsi dell'effettiva salubrità dell'alimento proposto, sia garantire la corretta distribuzione dei cibi.
Non sempre i genitori o chi prepara le pietanze sono al corrente delle varie allergie degli studenti, pertanto potrebbe accadere che in caso di una mancata comunicazione uno studente o una studentessa venga a contatto con un allergene che potrebbe scatenare reazioni indesiderate e potenzialmente pericolose per la sua salute.
Dunque, per evitare ogni rischio, meglio ricorrere ai classici prodotti da supermercato che, per quanto meno golosi e genuini, dovrebbero essere garanzia di controllo e ingredienti certificati.
Divieto di introduzione e consumo di alimenti a uso collettivo nelle scuole: le regole
I grandi mutamenti in materia risalgono al Regolamento del 2004 sull'igiene alimentare.
Tale regolamento ha imposto all'Italia di adeguarsi agli standard europei, innescando una serie di cambiamenti che dal 2020 sono stati persino amplificati per tutte le varie restrizioni legate alla pandemia da Covid-19.
Non esiste infatti un'unica circolare ministeriale, ma molteplici note e aggiornamenti vari a livello comunale e regionale che nel tempo sono state recepite dai singolo istituti che hanno così potuto formular a loro volta dei regolamenti interni.
Le circolari delle singoli scuole appaiono però decisamente uniformate e a custodia di queste norme sono stat posti non solo gli istituti scolastici, ma anche il personale ATA e i singoli docenti, i quali sono chiamati a non transigere sulle limitazioni in modo da tutelare la salute di tutti gli alunni.

Cosa è vietato
Oggigiorno in qualsiasi plesso scolastico è vietato:
- Portare a scuola alimenti che non siano la merenda personale dell'alunno o il pasto domestico previsto in caso di mancanza di un servizio mensa all'interno dell'istituto
- Introdurre in classe cibi e pietanze (torte, rustici, pizzette etc…) preparati in casa per condividerli nell'ambito di un compleanno o una festa.
È bene precisare però che la legge non riguarda solo i manicaretti fatti in casa, ma qualsiasi prodotto la cui provenienza non sia sicura al 100%. In questa categoria quindi non rientrano solo le crostate della mamma o del papà, ma anche tutti gli alimenti non confezionati e realizzati da laboratori artigianali che non presentano le dovute etichette con certificazioni e lista d'ingredienti utilizzati.
Ciò significa che anche il cabaret di dolci della pasticceria più buona e costosa della città non può essere consumato all'interno di un'aula scolastica.
Cosa è consentito?
Le nuove norme non hanno messo fuorilegge le festicciole tra compagni di scuola e insegnanti: sono infatti ammesse eccezioni per festività e ricorrenze annuali, ma solo previa autorizzazione delle famiglie (mediante la firma di una liberatoria) e un adeguato controllo da parte dei docenti.
In queste occasioni è dunque possibile consumare solamente alimenti confezionati, con etichetta e l'origine del prodotto, e che vengono aperti al momento stesso del loro consumo.
Le deroghe ammesse
Le celebrazioni ricorrenti annuali come Natale, Carnevale, Pasqua o feste di fine e inizio anno rappresentano momenti di convivialità all'interno dell'ambito scolastico. Tuttavia, è consentita una deroga, a condizione che le famiglie degli studenti partecipino e venga effettuata una verifica sulla fattibilità dell'evento, ottenendo preventivamente le necessarie autorizzazioni liberatorie firmate da entrambi i genitori.
Durante queste giornate le attività didattiche sono sospese e la responsabilità si sposta direttamente sui genitori, che hanno il compito di monitorare il cibo e le bevande consumate dai loro figli, vietando quelle che potrebbero costituire un rischio per la loro salute.
Misure preventive per mense scolastiche e liberatoria
Per le scuole che offrono il servizio di mensa e prevedono la somministrazione di pasti in refrettorio, sono adottate specifiche misure preventive in modo da limitare la responsabilità dell'istituto in caso di allergie e intolleranze.
La procedura iniziale consiste nell'ottenere l'autorizzazione liberatoria da parte delle famiglie, la quale deve essere inviata direttamente all'ufficio segreteria. Ogni genitore è tenuto a segnalare eventuali allergie, intolleranze o diete particolari, informazioni che verranno comunicate al servizio mensa che ha vinto l'appalto presso l'istituto. Il servizio mensa, a sua volta, si impegna a seguire un percorso dietetico conforme allo stato di salute del minore.
Si sottolinea che l'autorizzazione da richiedere alle famiglie non può essere elaborata autonomamente dalla scuola: il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR) ha predisposto un modello apposito che deve essere correttamente compilato, firmato e consegnato in segreteria. Solo seguendo questa procedura, l'istituto sarà esonerato da eventuali responsabilità connesse alla somministrazione di pasti in presenza di allergie o intolleranze.