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4 Luglio 2023
15:30

Il ciuccio fa crescere i denti storti?

Il ciuccio, se utilizzato più del dovuto, è associato al rischio di malocclusioni dentali e disallineamenti delle arcate. Per una buona salute dentale, la comunità scientifica suggerisce di buttare via il succhietto entro i 2-3 anni di età del bambino.

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Il ciuccio fa crescere i denti storti?
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Il ciuccio è un oggetto multitasking, che soddisfa il naturale istinto di suzione del lattante, lo aiuta a rilassarsi e a coccolarsi e riduce il rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante (Sids). È anche utilizzato dagli adulti come diversivo per arrestare il pianto disperato del piccolo. Un uso prolungato del ciuccio, però, è associato al rischio di denti storti. Nello specifico, l’American Dental Association e l’American Academy of Pediatric Dentistry raccomandano ai genitori di togliere il ciuccio al figlio entro i 2-3 anni di età del piccolo per evitare complicazioni, quali malocclusioni dentali e, quindi, disallineamenti delle arcate dentali.

Denti storti con il ciuccio

Togliere il ciuccio non è semplice, tuttavia è raccomandabile cestinarlo intorno ai 2-3 anni del piccolo perché un uso prolungato del succhietto rischia di causare complicazioni alla bocca, al palato e alla dentizione del bimbo.

Il ciuccio, infatti, è un oggetto che, se succhiato a lungo, rischia di modificare la crescita dei denti e lo sviluppo del palato, le cui ossa sono ancora in via di formazione nei primi anni di vita del piccolo. Durante la suzione, la lingua assume una posizione errata rispetto a quella naturale e tende a spingere i denti in avanti, contribuendo a sviluppare una dentatura storta con conseguenze di rischio di malocclusione dentale.

L'uso prolungato del ciuccio rischia di modificare la crescita dei denti e lo sviluppo del palato

A questo proposito, l’American Academy of Pediatric Dentistry (AAPD) afferma che i piccoli che a 3 anni o più utilizzavano il ciuccio, hanno avuto, rispetto a chi non ha mai usato il ciuccio o l’aveva già tolto, un’incidenza significativamente più alta di problemi di allineamento, quali:

  • Morso aperto anteriore (gli incisivi non si sovrappongono come dovrebbero)
  • Morso inverso posteriore

I benefici del ciuccio

Ciò non significa che il ciuccio sia un accessorio dannoso per la salute del piccolo. Ricordiamoci però di usarlo  quando la fase dell'allattamento è ben avviata, di pulirlo adeguatamente e di sostituirlo periodicamente.  Il succhietto è importante nei primi mesi di vita  per diversi motivi:

  • Aiuta a ridurre il rischio di morte in culla (Sids)
  • Sviluppa o mantiene il riflesso di suzione in caso di neonati prematuri non ancora capaci di attaccarsi al seno e alimentati con sondino naso-gastrico
  • Calma, allevia il dolore e/o riduce lo stress ad esempio in fase di dentizione
  • Crea sollievo dal dolore nei neonati sottoposti a cure o trattamenti
  • Riduce la probabilità che il neonato si abitui a succhiare il dito/pollice

Quel che gli specialisti suggeriscono è, semplicemente, di limitarne l’uso nel tempo fino a toglierlo del tutto entro i 2-3 anni di vita.

Quando togliere il ciuccio per evitare problemi ai denti

La comunità scientifica è concorde togliere il ciuccio entro i 2-3 anni di età. La rimozione dell’accessorio, tuttavia, deve essere graduale e non scioccante. Il piccolo, infatti, deve disabituarsi a quella che probabilmente è diventata una coccola rilassante per lui.

Una soluzione efficace per togliere il ciuccio senza creare un trauma nel piccolo è quella di ricorrere all’incoraggiamento positivo: piuttosto che rimproverare il bimbo per aver usato il ciuccio (o per essersi succhiato il pollice), ha più senso congratularsi con lui quando non lo utilizza. Al posto del ciuccio, nei minuti di pianto e di crisi si potrebbe proporgli un giocattolo o un oggetto diversivo, come una copertina o il peluche del cuore. Separarlo in modo brusco dal ciuccio può provocare nel bimbo insicurezze o sentimenti di rabbia o paura.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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