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6 Novembre 2023
17:00

Bronchiolite: sintomi, terapia e quando è pericolosa

La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce bronchi e bronchioli. I sintomi sono naso che cola, rinite, tosse, a volte qualche linea di febbre. I più colpiti sono generalmente i bambini di età inferiore ai 12 mesi e soprattutto i neonati nei primi sei mesi di vita.

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Bronchiolite: sintomi, terapia e quando è pericolosa
In collaborazione con la Dott.ssa Elena Bozzola
Pediatra
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La bronchiolite è un’infezione  acuta che colpisce il sistema respiratorio, in particolare i bronchi e i bronchioli. Colpisce i bambini sotto i due anni di età, soprattutto nei primi sei-dodici mesi di vita, ed è particolarmente diffusa nel periodo invernale, tra novembre e marzo, come la maggior parte dei virus. Come riporta l’ISS, nel 75% dei casi a causare la bronchiolite è il virus respiratorio sinciziale (VRS), mentre meno frequentemente la malattia è provocata da altri microrganismi, quali il metapneumovirus, rhinovirus, l'adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali e il coronavirus.

Il contagio avviene per contatto diretto, quindi accade comunemente che i piccoli si trasmettano la infezione all’asilo, dove entrano facilmente in contatto con saliva, starnuti, muco dei coetanei ma anche con giocattoli o oggetti infetti. Ma è anche frequente che sia il fratellino/sorellina maggiore a portare i germi a casa.

Generalmente si guarisce spontaneamente e senza conseguenze in pochi giorni e l’infezione non comporta particolari rischi. Sono più a rischio i lattanti sotto i 3 mesi di vita, i nati prematuri, i bambini con patologie gravi concomitanti, quali malattie cardiache congenite, pneumopatia o sistema immunitario compromesso. Ma non è una regola sempre valida.  Sempre più frequentemente accedono ai pronto soccorso e ai reparti di degenza ospedaliera anche bambini più grandi, nati a termine e senza i fattori di rischio sopra riportati.

Cause della bronchiolite

Nel più dei casi, il responsabile della bronchiolite è il virus respiratorio sinciziale (VRS). Un recente studio condotto dai ricercatori della Sapienza in collaborazione con l’ISS, ha segnalato un aumento nell’ultimo anno dei casi gravi di bronchiolite fra i più piccoli, causato principalmente da nuove varianti genetiche del virus respiratorio sinciziale (sottotipo B).

Solo nel 25% dei casi, invece, la bronchiolite è da ricondurre al virus del raffreddore comune (rhinovirus), a virus influenzali e parainfluenzali, metapneumovirus, adenovirus o coronavirus, come riporta l’ISS.

Il contagio  avviene per contatto diretto con le secrezioni infette, particolarmente difficile da evitare tra i più piccoli, specie all’asilo nido. I bambini, infatti, tendono a mettersi le mani in bocca, starnutire senza coprirsi la bocca con la mano o il gomito, usare giocattoli toccati e ciucciati dai coetanei, sputare il ciuccio e rimetterselo in bocca, permettendo così alla malattia di diffondersi velocemente.

Sintomi della bronchiolite

La bronchiolite può iniziare con i sintomi di un  comune raffreddore, con naso che cola, rinite (infiammazione del naso) e tosse, talvolta accompagnata da qualche linea di febbre. Con il progredire della malattia, però, la tosse può diventare più insistente e la respirazione più rapida e rumorosa, un chiaro segnale di dispnea. A volte, osservando la zona dello sterno, si possono notare anche dei rientramenti intercostali dovuti alla difficoltà nel respirare. E talora anche il movimento delle ali del naso, noto come alitamento delle pinne nasali.

Più l'età del paziente è bassa, più i sintomi rischiano di essere gravi

A seguito della bronchiolite si può verificare una diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue; in caso di desatutrazione  il bambino fa fatica a respirare da solo, può avere il battito cardiaco e la attività respiratoria aumentata. In questi casi  può rendersi necessaria la supplementazione con l'ossigeno. Oltre alla difficoltà a respirare,  il piccolo può avere difficoltà ad alimentarsi. La respirazione superficiale e frequente (con la quale si perde comunque acqua) insieme alla ridotta alimentazione possono incrementare il pericolo di disidratazione, tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo.

Diagnosi

È il pediatra a diagnosticare la bronchiolite al bambino attraverso un’ordinaria visita medica. Il medico osserverà i sintomi del bambino. Con la semplice visita medica non è possibile però capire di che germe si tratta. Ovvero distinguere l’infezione da virus respiratorio sinciziale da quella di altri virus, che possono essere ricercati, qualora il pediatra lo ritenga necessario, tramite un tampone o aspirato rino-faringeo.

Spesso la gestione è domiciliare. Quando però le condizioni del bambino sembrano più gravi, il pediatra potrebbe consigliare il ricovero ospedaliero per fornire al bambino la supplementazione con ossigeno (in caso di difficoltà a respirare autonomamente) o l'idratazione per via endovenosa (qualora vi sia il rischio che il bambino vada incontro a disidratazione).

Il consiglio della pediatra

«Dal punto di vista della prevenzione farmacologica vi è già un anticorpo monoclonale per il VRS  a disposizione, il Palivizumab,  per proteggere i lattanti nati gravemente prematuri e quelli con gravi comorbidità. Una novità che si sta affacciando sul mercato è un nuovo anticorpo monoclonale che potrebbe essere dato a tutti i lattanti per una profilassi universale, già in uso in Spagna. In via di sviluppo anche un vaccino da somministrare in gravidanza per la protezione del nascituro» ci spiega Elena Bozzola, pediatra e Segretario Nazionale SIP (Società Italiana di Pediatria).

Prevenzione

Esistono delle indicazioni, fornite dall’ISS, utili a prevenire il rischio di contrarre la bronchiolite, quali:

  • Allattare al seno
  • Idratare adeguatamente il bambino
  • Evitare di fumare in spazi frequentati dal giovane paziente
  • Lavarsi le mani prima di avvicinarsi al piccolo
  • Effettuare frequenti lavaggi nasali con soluzione fisiologica o ipertonica
  • Evitare che il piccolo entri in contatto con coetanei o adulti colpiti da infezioni delle vie aeree
  • Eseguire profilassi con  anticorpi monoclonali contro il virus respiratorio sinciziale. Questa ultima possibilità alla stato attuale è riservata solo a una percentuale minima di bambini, individuati come a maggior rischio (gravi pretermini e pazienti con gravi comorbidità)

Terapia della bronchiolite

Di solito la bronchiolite non richiede il ricovero ospedaliero, salvo che le condizioni del piccolo non siano preoccupanti. In condizioni di buona salute del bambino, infatti, la guarigione è spontanea e avviene  senza richiedere particolari cure. In caso di trattamento a casa, l’unica accortezza è quella di assicurarsi che il piccolo sia adeguatamente idratato, assumendo frequentemente liquidi in piccole quantità.

Diverso è il caso di neonati e bambini ricoverati in ospedale, che ricevono ossigenoterapia e liquidi per via endovenosa.

Quando il bambino deve essere ricoverato?

Le condizioni del piccolo diventano preoccupanti quando si nota uno o più dei seguenti segnali, che possono richiedere un ricovero ospedaliero:

  • Aumento della difficoltà respiratoria
  • Colorito bluastro della pelle
  • Disidratazione
Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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