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10 Luglio 2023
16:00

Centro estivo, quanto ci costi! A Milano fino a 2.000 euro a figlio per due mesi

I centri estivi sono l’unica alternativa per quei genitori che non hanno nonni o parenti a cui affidare i figli mentre lavorano. Una soluzione che incide notevolmente sul bilancio familiare: a Milano si arriva a pagare oltre 2.000 euro a figlio per nove settimane di centro estivo.

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Centro estivo, quanto ci costi! A Milano fino a 2.000 euro a figlio per due mesi
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Caro centro estivo, quanto ci costi! All’agonia dei posti nido introvabili, delle liste d’attesa interminabili e delle strutture prescolari con rette a peso d’oro, si aggiunge il salasso dei centri estivi. Secondo l’indagine di Altroconsumo, a Milano affidare i piccoli agli educatori di un centro estivo durante le vacanze – dalla fine della scuola a giugno all’inizio del nuovo anno a settembre – comporta una spesa fino a 2.160 euro, un esborso economico non da poco per le famiglie meneghine. Nella capitale la spesa è più contenuta, anche se comunque onerosa: a Roma si paga una somma fino a 1.250 euro per lasciare il figlio in una struttura educativa mentre i genitori sono in ufficio.

Definiti “pilastri economici delle famiglie italiane”, i nonni babysitter sono una salvezza per migliaia di mamme e papà che dal 12 giugno alla prima settimana di settembre non sanno dove lasciare i figli durante l’orario di lavoro. Quando mancano, urge trovare un’alternativa, che pesa sulle tasche delle famiglie, tra tate, babysitter, centri estivi comunali e privati, oratori, strutture sportive, campus, corsi di lingue.

La scelta richiede una certa oculatezza. Innanzitutto, non tutte le strutture che accolgono i piccoli sono aperte nelle settimane in cui i genitori sono scoperti: ad esempio, il servizio estivo dell’oratorio, comunemente noto come “grest”, dura al massimo (e nelle migliori delle ipotesi) fino alla terza settimana di luglio, non di più. Dopodiché mamme e papà sono chiamati a trovare, di nuovo, un’alternativa, confezionando per i piccoli un’estate “a singhiozzo”, in attesa delle ferie.

In secondo luogo, i costi delle strutture estive non sono alla portata di chiunque. Come riporta Altroconsumo, si va dai 100 ai 370 euro a settimana, mentre per l’intera estate (escluse le prime tre settimane di agosto) si arriva a spendere oltre i 2000 euro.

In media, mamme e papà pagano 720 euro a Roma e 1.260 euro a Milano per mandare i figli al centro estivo

Nello specifico, consultando i siti dei comuni di Roma e Milano, pagine informative online e siti di oratori e centri sportivi, Altroconsumo ha stilato una lista di 57 centri estivi tra pubblici e privati, da cui ha raccolto informazioni su costi, servizi e orari. I centri estivi comunali adottano una politica di tariffe variabili in base all’Isee delle singole famiglie. A Milano è previsto il contributo minimo di 8,70 euro per un periodo fisso di dieci giorni (in caso di Isee tra i 3.000 e i 4.000 euro) fino a un massimo di 211,70 (per gli Isee superiori ai 40mila euro). Per le famiglie con un reddito basso esiste anche l’opzione del “bonus centri estivi”, che permette di richiedere e fruire di un’agevolazione economica. Da considerare, nel caso di strutture pubbliche, è ovviamente l’alta richiesta, che crea, come conseguenza, graduatorie a imbuto.

Nel privato, invece, alla quota d’iscrizione (che in genere varia da un minimo di 10 a un massimo di 60 euro), è da aggiungere la retta settimanale, che oscilla tra i 100 e i 180 euro a Roma e i 100 e i 370 a Milano, da versare ogni sette giorni.

In totale, quindi, considerando sia l’offerta pubblica sia quella privata, mamme e papà pagano in media 720 euro a Roma e 1.260 euro a Milano per lasciare i figli nei centri estivi da giugno a settembre (con l’esclusione delle tre settimane di ferie di agosto). L’onerosa spesa raggiunge picchi di 1.250 euro nella capitale e 2.160 nel capoluogo lombardo.

Al dispendio economico, si aggiunge un secondo grattacapo, quello relativo agli orari, che difficilmente coincidono con quelli professionali. In genere, le attività dei centri estivi iniziano alle 8 e terminano alle 16:30: in caso di tempo prolungato (prima delle 8 e dopo le 16:30) è richiesta al genitore una quota supplementare.

Se non si hanno nonni o parenti a disposizione, quindi, che si offrono volontari per accudire i minori mentre i genitori sono fuori casa, le famiglie sono costrette a sobbarcarsi una spesa non indifferente per la gestione dei figli in orario di lavoro. Finito, o “congelato” in attesa di settembre, l’esborso dell’asilo nido, arriva la mazzata dei centri estivi. E in un battibaleno l’estate, tra vacanze al mare e accudimento dei piccoli, diventa una stagione da privilegiati, in cui nelle metropoli perfino lavorare, assicurandosi che qualcuno badi ai figli, diventa un lusso a cinque stelle.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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