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28 Giugno 2023
15:30

Cosa fare se il bambino ha la febbre alta

La febbre alta è una risposta naturale del corpo del piccolo per combattere un “invasore”, come, per esempio, un’infezione virale. In caso di temperatura elevata, è raccomandabile considerare l’età del bambino e osservarlo per cogliere eventuali segnali da non sottovalutare.

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Cosa fare se il bambino ha la febbre alta
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Occhi lucidi, fronte rovente, sbadigli sul divano, guance rosse, brividi. Quando il bambino ha la febbre alta, i segnali sono inequivocabili, e il termometro è la prova del nove. Se la temperatura è piuttosto elevata, potremmo essere titubanti su come comportarci.

Aspettare qualche ora, ricorrere al paracetamolo, chiamare immediatamente il pediatra o correre al Pronto Soccorso? Vediamo come intervenire in caso di febbre alta nel bambino.

Quando la febbre è alta?

Innanzitutto, che cosa intendiamo per febbre alta? La temperatura normale nei neonati e nei bambini è di circa 36,4°C, come riportato da NHS, mentre è considerata febbre una temperatura pari o superiore a 38°C.

La febbre alta può essere considerata come la risposta naturale del corpo per combattere infezioni, come tosse e raffreddore, o comuni malattie infantili, come la varicella e la tonsillite. Potrebbe manifestarsi febbre  anche dopo le vaccinazioni.

Considerare l’età del piccolo

L’intervento dipende, fra le altre cose, dall’età del piccolo febbricitante. Nel neonato nei primi mesi di vita (così come in piccoli affetti da qualche patologia o da uno specifico disturbo) la febbre è di solito più allarmante che in un bimbo più grande. Se il lattante con meno di tre mesi di vita manifesta febbre, infatti, è raccomandabile consultare il pediatra o raggiungere il Pronto Soccorso.

Indicativamente, come riportato dalla SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), è opportuno consultare tempestivamente il pediatra quando il piccolo:

  • Ha meno di 3 mesi e ha una temperatura uguale o superiore a 38°C
  • Ha fra i 3 e i 6 mesi e ha una temperatura superiore o uguale a 39°C
  • Anche in caso di età superiore ai 6 mesi, la febbre dura da 48-72 ore e/o alcuni sintomi associati quali sonnolenza, rigidità del collo, macchie bluastre, vomito, disidratazione

Quali sono le cause di febbre alta?

Non preoccupiamoci immediatamente: la febbre non è una malattia, bensì un sintomo naturale del nostro corpo in presenza dei microbi. È come un campanello di allarme : si alza per segnalarci che qualcosa non va. Il più delle volte la febbre è da ricondurre a un’infezione virale o, più raramente, batterica;  le situazioni in cui troviamo febbre più comuni sono influenza, altre infezioni virali delle vie aeree, polmonite, gastroenterite, tonsillite ed otite, infezione delle vie urinarie, malattie infettive esantematiche (come il morbillo, la varicella, la sesta malattia) o altre malattie infettive (come la mononucleosi).

Solo in casi rari, la febbre è da ricondurre a condizioni  più gravi, quali neoplasie o meningite.

Cosa fare a casa

In genere la febbre in un bambino che ha superato l’anno di età, è in buone condizioni generali, si alimenta e si idrata  può rappresentare un sintomo comune e non preoccupante, destinata a scomparire o a scendere in tre o quattro giorni. Un arco di tempo durante il quale è opportuno che gli adulti accudiscano i giovani degenti con qualche accortezza e sempre confrontandosi con il proprio pediatra curante:

  • Offrire liquidi al piccolo per evitare disidratazione
  • Controllarlo regolarmente anche durante la notte
  • Tenerlo a casa ed evitare contatti con l’esterno
  • Somministrare paracetamolo o ibuprofene in caso di malessere, consultando il  pediatra per la posologia e la formulazione più adatta
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In ogni caso, per misurare la temperatura a un bimbo è raccomandabile utilizzare un termometro digitale sotto l’ascella, mentre è da evitare la misurazione via ano, bocca, orecchie o fronte per la sua invasività o inattendibilità.

Quando chiamare il pediatra

Quando alzare la cornetta e contattare il pediatra? In generale, è sempre buona norma  chiamare il medico e chiedergli un consulto: è lui/lei che conosce il nostro bambino e saprà darci le giuste indicazioni. Sarà lui a valutare se conviene fissare una visita. In ogni caso, è importante continuare a monitorare il piccolo per cogliere eventuali segnali che ci devono indurre a rivolgerci al pediatra:

  • Ha meno di 3 mesi e ha una temperatura uguale o superiore a 38°C
  • Ha un’eruzione cutanea
  • La febbre persiste
  • Si rifiuta di mangiare/bere
  • La febbre alta non scende con l'antipiretico
  • Manifesta sintomi di disidratazione (il pannolino è poco bagnato, gli occhi sono infossati e quando piange non versa lacrime)

Quando andare al Pronto Soccorso

In caso di sintomi più allarmanti, conviene andare al Pronto Soccorso. Vediamo quali sono i segnali da non sottovalutare e che, quando compaiono, potrebbero costituire un motivo valido per ricorrere alle cure ospedaliere:

  • Ha un’eruzione cutanea
  • Ha il torcicollo
  • Ha convulsioni febbrili (non riesce a smettere di tremare)
  • È infastidito dalla luce
  • Ha la pelle, le labbra, la lingua bluastre, pallide o macchiate
  • Il suo pianto è debole e acuto e diverso dal solito
  • Fatica a svegliarsi e manifesta sonnolenza
  • Manifesta confusione, è agitato più del solito o non smette di piangere
  • Fatica a respirare
  • Non risponde agli stimoli
  • rifiuta liquidi/cibo

Cosa non fare

Presi dall’ansia e dai timori o, più semplicemente, abituati da vecchi rimedi della nonna che si sono rivelati errati, potremmo mettere in atto una serie di azioni inopportune di fronte alla febbre di nostro figlio. Ecco quali evitare:

  • Non spogliare il piccolo per raffreddarlo: la temperatura alta è una risposta naturale e salutare all’infezione
  • Non coprirlo eccessivamente con coperte e vestiti
  • Non somministrare l’aspirina ai minori sotto i 16 anni di età
  • Non combinare ibuprofene e paracetamolo (salvo diverse indicazioni mediche)
  • Non somministrare ibuprofene a un neonato con meno di 3 mesi o peso inferiore a 5 kg
  • Non somministrare ibuprofene a piccoli con alcune condizioni cliniche, ad esempio la varicella
Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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