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6 Agosto 2023
11:00

È giusto svegliare i bambini quando dormono?

Svegliare o non svegliare i bambini quando dormono? Il sonno più lungo non è per forza un segnale allarmante, ma nel caso dei neonati è bene prestare qualche attenzione in più. L’Oms raccomanda di creare una routine del sonno e assicurarsi che il piccolo vada a dormire e si risvegli in orari fissi. Dormire la quantità giusta di tempo contribuisce a uno stile di vita sano ed equilibrato.

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È giusto svegliare i bambini quando dormono?
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Svegliare il piccolo dal riposino perché rischia di non chiudere occhio la notte, o lasciarlo nel mondo dei sogni senza disturbarlo? Una risposta inconfutabile non esiste: dipende da caso a caso. Il sonno più lungo non è un segnale allarmante: riposare significa crescere in serenità. Esistono, tuttavia, delle indicazioni, riportate dalla comunità scientifica, sul numero di ore di sonno consigliate per neonati e infanti, nonché delle accortezze che, in caso di sonno eccessivamente prolungato del piccolo, è opportuno seguire.

Garantire una buona qualità del sonno ai piccoli ha effetti positivi sulla loro salute fisica e mentale, contribuisce a prevenire malattie e migliora la performance scolastica.

L’Istituto Superiore di Sanità riporta le indicazioni dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo il numero di ore di sonno da rispettare per età del piccolo. Nel monte ore giornaliero da dedicare alle dormite, sono inclusi i sonnellini pomeridiani. Vediamo quante ore è opportuno destinare al riposo a seconda dell'età del bambino:

  • 0-3 mesi: 14-17 ore di sonno al giorno
  • 4-11 mesi: 12-16 ore di sonno al giorno
  • 1-2 anni: 11-14 ore di sonno al giorno
  • 3-4 anni: 10-13 ore di sonno al giorno

Ovviamente, si tratta di indicazioni generiche che non vanno seguite con il cronometro accanto al letto: se il piccolo dorme qualche minuto in più non succede nulla.

Nel caso dei neonati, il dilemma “svegliarlo o no” diventa più ricorrente. Il neonato dorme moltissimo, soprattutto nelle prime settimane di vita e succede spesso che si addormenti durante l'allattamento, tuttavia non va necessariamente svegliato. Se l'allattamento è iniziato da meno di 20 minuti, potrebbe semplicemente starsi risposando per riprendere da lì a poco a succhiare in maniera ancora più vigorosa. Meglio però staccarlo dal seno durante la pausa.

Il sonno del neonato, comunque, richiede qualche attenzione in più, anche per una questione di alimentazione.  Nel primo mese di vita è importante che il neonato si alimenti con regolarità, anche durante la notte. Per cui se non è lui a chiederlo va comunque svegliato. Quando il lattante è più grande e non si sveglia durante la notte per attaccarsi al seno, non si deve per forza svegliarlo: se il bebè sta crescendo in maniera corretta e quando va dal pediatra per le visite rispetta i parametri delle curve di crescita, lo si può lasciare dormire. Se, invece, il piccolo, su indicazione pediatrica, ha necessità di essere allattato con stringente regolarità, allora è bene svegliarlo per allattarlo.

È importante che da 1-2 anni il bimbo vada a dormire e si risvegli a ora fissi

Quando i piccoli crescono, diminuisce il numero di ore giornaliere da destinare alla nanna. L’Oms suggerisce caldamente ai genitori di creare una routine solida e definita per quanto riguarda il riposo del figlio. È essenziale, infatti, che già a partire da 1-2 anni il bimbo vada a dormire e si risvegli in orari fissi. Se, infatti, il bambino dorme troppe ore al pomeriggio, rischia di trascorrere, poi, la notte in bianco e di essere stanco l’indomani mattina. Dormire la quantità giusta di tempo contribuisce a uno stile di vita sano ed equilibrato.

«Non svegliare il can che dorme», dice un detto famoso. Un consiglio che non è esattamente valido anche per i cuccioli umani, a cui va garantito un sonno di qualità ma commisurato alle loro esigenze e alla loro età.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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