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17 Febbraio 2024
12:30

È vero che parlare al pancione stimola prima il linguaggio dei bambini?

Un recente studio dell'Università di Padova ha dimostrato che la voce della mamma può stimolare le capacità linguistiche del bambino durante la gravidanza. A pochi giorni dalla nascita, i piccoli manifestano una predisposizione per la loro lingua madre, che può favorirne le abilità espressive.

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È vero che parlare al pancione stimola prima il linguaggio dei bambini?
nostalgia pancione

Sono numerose le persone che parlano al pancione sperando di creare un legame, abituarlo alla voce del genitore, sentirlo scalciare o stimolare il linguaggio. Quello che sappiamo è che le strutture all'interno dell'orecchio del nostro bambino, dalla 18esima settimana di gravidanza, sono sufficientemente consolidate da consentirgli di iniziare a sentire alcuni rumori limitati.

Alcuni di questi sono suoni, spesso non li notiamo, perché sono interni, come il gorgoglio del nostro stomaco e il sibilo dell'aria che entra ed esce dai nostri polmoni.

La voce della mamma è un suono che il bimbo percepisce quasi da dentro e sicuramente arriva diversamente dalla voce del papà durante i nove mesi. Ciò non  significa che i padri non debbano ritagliarsi dei momenti esclusivi per parlare al pancione ma semplicemente che le madri nel corso della gravidanza hanno evidentemente dei privilegi biologici. E secondo uno studio recente, ascoltare la mamma parlare può effettivamente aiutare lo sviluppo del linguaggio.

Un recente studio dell'Università di Padova, pubblicato sulla rivista Science Advances, ha dimostrato che parlare al pancione durante la gravidanza modella il cervello del nascituro, tanto da renderlo capace fin dai primissimi giorni di vita di riconoscere e reagire diversamente alla propria lingua madre.

Gli esperti hanno preso in esame 33 bambini nati da meno di cinque giorni da madri francofone e hanno fatto ascoltare loro una fiaba (Riccioli d'oro e i tre orsi) in francese, inglese e spagnolo. Dai risultati dell'elettroencefalogramma è emerso che il loro cervello era già ‘sintonizzato' sulla lingua materna: il suo ascolto scatena infatti un'attività neuronale più complessa che conserva una memoria delle risposte neuronali date in passato.

Sebbene la maggior parte dei neonati siano considerati “ascoltatori universali” – attrezzati per apprendere ogni possibile linguaggio umano – entro il loro primo compleanno, il loro cervello si specializza per i suoni della loro lingua madre. Sebbene questo primo anno sia fondamentale per lo sviluppo del linguaggio, la ricerca suggerisce che l’esperienza prenatale può anche aiutare a gettare le basi per la percezione uditiva e del linguaggio.

Pare, inoltre, che i neonati possono anche riconoscere ritmi e melodie ascoltati in utero e l’esposizione prenatale alla musica può aiutarli a sviluppare abilità musicali. Ma non è chiaro se lo stesso si possa dire per la lingua.

I bambini che perdono questa “preparazione linguistica” prenatale – come gli adottati internazionali o i bambini nati sordi – soffrono a livello di sviluppo più avanti nella vita? Non è necessariamente così, secondo i ricercatori. L'esperienza linguistica prenatale sostiene o supporta lo sviluppo del linguaggio, ma non determina i risultati dello sviluppo stesso.

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