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31 Maggio 2023
10:30

Fumare in allattamento: quali sono i rischi e le conseguenze per la mamma e il neonato?

Il fumo nuoce alla salute della mamma e del bambino non solo in gravidanza, ma anche durante l’allattamento. La nicotina e le sostanze cancerogene assorbite dalla fumatrice finiscono nel latte con il rischio che compromettano il benessere fisico del bebè, alterando il sapore e la composizione del latte materno e causando effetti negativi sul sistema circolatorio, cardiaco e respiratorio del lattante.

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Fumare in allattamento: quali sono i rischi e le conseguenze per la mamma e il neonato?
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Fumare in allattamento è rischioso sia per la mamma che per il bambino. Le sostanze cancerogene inalate e assorbite con il fumo di sigaretta finiscono nel latte materno, rischiando di compromettere la salute del neonato. La nicotina ristagna a lungo nel sangue del bambino, con effetti negativi sul sistema circolatorio, sul sistema respiratorio e sulla frequenza cardiaca del piccolo in fasce. In più, il fumo altera la composizione del latte – con una netta riduzione delle indispensabili vitamine contenute nel nutritivo alimento materno – così come il suo sapore. Il bambino potrebbe accorgersene, rifiutandosi di attaccarsi al seno.

Il fumo è un pessimo vizio, specie se nel grembo o nella culla di casa ospitiamo un piccolo in fasce. Eppure, le statistiche inglesi, regolarmente aggiornate, stimano che il 9,1% delle donne incinte fumi (dicembre 2022) e, secondo uno studio pubblicato sulla rivista medica Nicotine and Tobacco Research, fino al 63% delle mamme che hanno smesso di accendersi una sigaretta in gravidanza ha ripreso la vecchia abitudine dopo il parto.

Smettere di fumare non è semplice, ma è la strada da imboccare per far stare bene noi stesse e la nostra creatura.

Com’è fatto il latte delle fumatrici

Fumare durante l’allattamento influisce sulla composizione del latte materno, alterandolo.

Accendersi una sigaretta in presenza del bambino è assolutamente da evitare, nonostante fino a 63 ex-fumatrici su 100 tornino alla cattiva abitudine una volta partorito.

Il fumo contiene circa 70 sostanze cancerogene, inclusa la nicotina

Nel fumo di tabacco sono contenuti circa 5.300 composti, circa 70 dei quali (fra cui la nicotina) sono classificati dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro come cancerogeni per chi li assume. Assorbire queste sostanze attraverso il fumo è un rischio per la salute della mamma e del bambino, che può essere evitato cestinando i pacchetti di sigarette in giro per casa.

Le sostanze nocive assorbite con il fumo riducono l’apporto di acidi grassi polinsaturi a lunga catena (PUFA), di acidi grassi Omega-3 e dell'acido Docosaesaenoico (DHA), utile per lo sviluppo visivo e cerebrale del bambino.

Il latte di una mamma fumatrice diminuisce in quantità e perde, in parte, la sua funzione nutritiva e di rafforzamento del sistema immunitario

Il latte di una mamma che fuma è povero di vitamine (in primis la vitamina C), di fattori antiossidanti e di iodio, indispensabile per la formazione degli ormoni tiroidei del neonato. In sostanza, il fumo compromette la funzione difensiva del latte materno, che, se non è contaminato da sostanze nocive, rafforza le difese immunitarie del piccolo, proteggendolo dagli agenti infettivi.

Oltre che sulla qualità del latte, il fumo influisce anche sulla quantità. Una mamma con il vizio della sigaretta in allattamento tende a produrre meno latte, poiché la nicotina riduce i livelli di prolattina, l'ormone che stimola la produzione del latte da parte della ghiandola mammaria, e aumentano quelli di somatostatina, ormone che riduce la produzione lattea.

Cosa succede a un bambino se la mamma fuma?

Se la mamma fuma mette a rischio la salute propria e del suo bambino.

L’Accademia Americana di Pediatria e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomandano l'allattamento al seno esclusivo per i primi sei mesi di vita del bambino e lo consigliano fino all'anno di età, e oltre. Perciò le neomamme che allattano e, allo stesso tempo, fumano, inalando e assorbendo sostanze dannose, sono catalogabili come pazienti a rischio, così come i loro figli.

Come in gravidanza, così in allattamento il fumo può aumentare specifici rischi di salute per il bambino. Vediamoli:

  • Morte in culla (SIDS)
  • Infezioni respiratorie
  • Patologie all’intestino, al pancreas, al fegato, ai polmoni
  • Coliche gassose
  • Effetti sul sistema circolatorio e aumento della frequenza cardiaca
  • Asma, rinite, manifestazioni allergiche
Asma bambino

Le conseguenze del fumo nel bambino possono manifestare anche a lungo termine con:

  • Sindrome metabolica (obesità, intolleranza al glucosio, resistenza all'insulina, malattia coronarica)
  • Rallentamento nella crescita 
  • Infertilità maschile dovuta a uno sviluppo alterato dei testicoli e alla riduzione del numero degli spermatozoi
  • Complicanze nello sviluppo neurologico, nello specifico della sfera cognitiva (di apprendimento) e della memoria

Se la mamma è fumatrice durante l’allattamento, aumenta la probabilità che il neonato sviluppi una dipendenza dalla nicotina, diventando a sua volta fumatore in età adulta.

Per quanto tempo resta il fumo nel latte materno?

Le sostanze nocive all’organismo rimangono nel latte materno in media fino a 3-4 ore dopo aver fumato. Occhio a quante sigarette sfiliamo dal pacchetto: il tempo di permanenza della nicotina nel latte materno aumenta in relazione alla quantità e alla frequenza di sigarette fumate.

Il tasso di residui tossici diminuisce allo scorrere delle lancette sull’orologio. Il livello di nicotina nel sangue e nel latte, infatti, aumenta velocemente dopo aver fumato, per poi progressivamente diminuire nelle ore successive. Dopo circa un’ora e mezza dall’ultima sigaretta, il quantitativo di nicotina è ridotto di circa la metà rispetto all’inizio.

Per questo motivo, sarebbe meglio per una fumatrice attendere almeno 90 minuti dall’ultima sigaretta prima di soddisfare la fame del piccolo, attaccandolo al seno. Limitare il numero giornaliero di sigarette e tenere d’occhio le tempistiche sono delle priorità per una mamma con il vizio del fumo. Ricordiamoci, tuttavia, che il fumo di sigaretta, anche se limitato, sarebbe assolutamente da evitare in gravidanza, anche perché lascia tracce su capelli e vestiti (il cosiddetto fumo terziario).

Fumare in allattamento

Quanto può fumare una mamma in allattamento? La via maestra – che i pediatri raccomandano con fermezza – è quella di gettare via la sigaretta e trovare un metodo alternativo per sfogarsi in un momento di particolare stress. In caso non si riesca a eliminare totalmente il vizio e a cestinare il tabacco, esistono una serie di accortezze utili per ridimensionare, per quanto possibile, i rischi a cui esponiamo il lattante, come:

  • Attendere almeno 90 minuti dopo aver fumato prima di offrire il seno al lattante
  • Fumare all’esterno o in un ambiente arieggiato
  • Lavarsi con cura le mani dopo aver fumato
  • Indossare un indumento semplice da togliere, come una giacca o un cardigan, per evitare che il tessuto entri in contatto con il piccolo una volta che lo prenderemo in braccio (anche se, come abbiamo sottolineato in precedenza, il fumo lascia tracce anche sui capelli, oltre che sui vestiti)

Come smettere di fumare in allattamento

A causa dello stress e della stanchezza, dopo il parto la maggior parte delle mamme che in dolce attesa avevano abbandonato il vizio della sigaretta ricominciano a tenere la sigaretta stretta tra il dito indice e il medio.

È facile cadere di nuovo in tentazione e riprendere la cattiva abitudine, specialmente se siamo reduci da un parto, con mille pensieri per la testa, qualche malumore con il partner, e un bambino in fasce a cui badare notte e giorno. In questi casi, è raccomandabile affidarsi alle cure e ai suggerimenti dei professionisti.

Rivolgersi a un esperto per ricevere il supporto e l’aiuto adeguati per smettere di fumare è fondamentale sia per il bambino che per noi stesse.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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