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1 Aprile 2023
12:00

I figli maggiori sono più intelligenti? Secondo la scienza sì, ma la causa risiede nelle scelte educative

Negli anni gli studi hanno accertato come i primogeniti partano spesso da una posizione di vantaggio intellettivo. Ciò però non avviene per leggi naturali, ma per la maggiore quantità di attenzioni genitoriali di cui solitamente può godere chi nasce prima.

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I figli maggiori sono più intelligenti? Secondo la scienza sì, ma la causa risiede nelle scelte educative
fratello maggiore

Purtroppo per chi è stato costretto per anni a subire le angherie di quei boriosi dei fratelli e sorelle più grandi, la scienza ha da orami espresso la propria sentenza: i figli maggiori appaiono, in media, effettivamente più intelligenti rispetto agli altri.

I primogeniti però rinfoderino subito il loro sorrisetto compiaciuto. Come confermato dalle ricerche più recenti, la ragione di questa statistica non risiede infatti in questioni genetiche o talenti conferiti dal privilegio di nascita ma perlopiù da fattori ambientali e, soprattutto educativi.

Una questione di attenzioni

Lo studio più rilevante in questo senso è stato condotto da un team di ricercatori dell'Università di Edimburgo che nel 2016 rilevarono il quoziente intellettivo (il celebre Q.I.) di circa 5.000 bambini sotto i 14 anni d'età saggiandone abilità come la lettura, il riconoscimento dei vocaboli e la capacità di disegnare le parole suggerite dal test.

I risultati – incrociati con altre informazioni riguardanti l'ambiente e la famiglia di provenienza – avevano evidenziato come i punteggi migliori fossero stati ottenuti in gran parte dai figli primogeniti, che quindi risultavano più brillanti rispetto ai fratelli e le sorelle minori.

I figli maggiori tendono ad ottenere punteggi di Q.I più alti

Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Human Resources, accompagnò però le proprie conclusioni anche con le motivazioni dietro a questa scoperta. I figli maggiori infatti, almeno nel nei primi periodi di vita in cui sono stati giocoforza gli unici bambini in famiglia, godono infatti della piena attenzione da parte dei genitori, i quali concentrano su di loro tutti gli sforzi educativi e forniscono ai piccoli un pieno supporto nelle attività che stimolano il pensiero e la creatività (come alcuni giochi, l'ascolto della musica o la lettura a voce alta) .

Tutto questo non significa che i bambini nati dopo vengano automaticamente trascurati, ma semplicemente che in presenza di più figli a cui badare i genitori sono costretti a dividere le proprie premure tra tutti i fratelli e le sorelle della casa, senza la possibilità di fornire ai singoli la stessa cura che veniva fornita al primogenito.

La conferma di una teoria norvegese

La ricerca dell'ateneo scozzese sembrò avvalorare quanto già rilevato in uno studio del 2007 dal norvegese Peter Kristensen dell'Università di Oslo che, insieme al collega Tor Bjerkedal, aveva messo sotto la lente d'ingrandimento i test per il Q.I. di 250 mila ragazzi (solo maschi) tra i 18 e i 20 anni d'età.

Anche questo studio infatti rilevò un certo vantaggio da parte dei figli maggiori e le cause vennero individuate non tanto nell'ordine di nascita, quanto nell'ordine (ranking) educativo dei genitori.

A supporto di questa teoria il fatto che le fratelli e le sorelle minori che erano riusciti a godere delle stesse cure normalmente fornite ad un primogenito – magari perché gli altri figli erano grandi e dunque i genitori potevano dedicarsi a loro con maggior attenzione – presentavano gli stessi ottimi risultati dei primogeniti.

Nessuna preclusione per il futuro

Se dunque la scienza sembra affermare che chi nasce prima possa godere di un piccolo vantaggio cognitivo, è necessario però ricordare alcune questioni importanti, anche per smorzare l'entusiasmo di quei galletti dei fratelli e sorelle maggiori.

Primo: si tratta di una media ed esistono tantissimi figli minori ben più smart dei propri fratelli più grandi. Lo stesso Kristensen è un illustre secondogenito!

In secondo luogo poi, i fratelli e le sorelle minori risultano mediamente più attrezzati per quanto riguarda le skill sociali e le facoltà relazionali, come mostrato da in diversi studi comportamentali americani e nel libro The Secret Power of Middle Children.

Non trascurabile inoltre il fatto che quando si parla di regole e rapporto con i genitori, spesso i figli più giovani possono beneficiare delle esperienze in cui il primogenito ha fatto da "apripista".

Pensiamo agli orari per il rientro a casa dopo le uscite serali: quante volte i figli minori godono di ciò che i maggiori si sono dovuti faticosamente conquistare a suon di ritardi e litigare con mamme e papà?

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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