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Il ritorno a scuola durante la prima metà di settembre è ormai una normalità consolidata, ma cosa accadrebbe se le lezioni cominciassero più tardi, magari ad inizio ottobre, come accadeva nel secolo scorso?
Se negli anni questa suggestione appariva più che altro come una boutade di qualche nostalgico dei bei tempi che furono, ora il clima impazzito e l'innalzamento globale delle temperature hanno reso l'ipotesi molto concreta. Sono sempre di più infatti gli esperti che auspicano un ritorno al passato per evitare che i nostri figli passino le prime settimane di lezioni ammassati in aule torride e senza un'adeguata areazione.
Come negli anni '70
Benché ormai siamo abituati a figurarci settembre come il mese della ripresa di ogni attività dopo il lungo periodo delle vacanze estive, fino al 1978 in Italia tutti sapevano che la campanella non sarebbe suonata fino al primo di ottobre, giorno designato per il primo giorno di scuola in tutto il Paese.
Per decenni dunque era stato proprio ottobre il mese del "ritorno" alla normalità, anche perché le settimane precedenti erano occupate dai tanto temuti esami di riparazione che servivano da ultima spiaggia per gli studenti con qualche materia insufficiente per ottenere la promozione.
Con la legge 517 del 04/08/1977 però gli esami di riparazione vennero aboliti e anche l'inizio della scuola subì un rivoluzionario cambiamento: senza più esami a settembre non c'era motivo di attendere fino ad ottobre per riportare gli studenti in classe.
Secondo una lettura più smaliziata (o maliziosa, dipende dai punti di vista) suggerita recentemente da un articolo di Repubblica però, tale mossa non venne dettate da mere esigenze educative ma servì a dare una mano al sistema turistico del Nord del Paese, visto che il taglio delle vacanza estive coincise un conseguente aumento dei giorni di festa durante l'inverno, favorendo così gli impianti sciistici e località di montagna che avrebbero potuto accogliere molte più famiglie desiderose di farsi la cosiddetta "settimana bianca".
Sia come sia, dal 1978 l'inizio della scuola a settembre divenne una consuetudine e modificare quest'ordine delle cose per molti appare ormai impensabile.
Perché cambiare?
Secondo alcuni addetti ai lavori i cambiamenti climatici che ormai da qualche tempo hanno iniziato ad interessare con una certa rilevanza il nostro Paese potrebbero influenzare anche la qualità delle giornate che i nostri ragazzi dovranno passare tra i banchi.
Un tempo infatti settembre coincideva spesso e volentieri con giornate ben più fresche rispetto al periodo di luglio-agosto. Oggigiorno, invece, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno le temperature settembrine non faticano a rimanere sopra l'asticella dei 30°C, obbligando migliaia di allievi e allieve a boccheggiare in aule senza ventilatori o aria condizionata, con possibili conseguenze per la stessa salute fisica dei ragazzi e degli stessi docenti.
Un'inversione non facile
Nei prossimi anni è possibile che questo discorso venga ripreso con sempre maggiore insistenza anche perché, piaccia o meno, il cambiamento climatico è un fatto e dovremo continuare a farci i conti a lungo.
Modificare una routine decennale che ormai ha plasmato il nostro stesso modo di scandire il tempo (per molti il vero momento che sancisce la nascita di un nuovo anno non è il primo di gennaio ma proprio l'inizio di settembre) non appare però semplice. E non solo per mere questioni di abitudine.
Al momento infatti la legge italiana impone ad ogni regione di stilare calendari scolastici con almeno 200 giorni di lezioni garantite tra feste patronali e ponti vari.
Spostare ad ottobre il primo giorno di lezioni richiederebbe dunque una bella sforbiciata alle vacanze invernali (complicato sia per motivi culturali che per le già citate ragioni economiche) o un rinvio della fine della scuola a giugno inoltrato, il che però sposterebbe semplicemente il problema legato al caldo dal mese iniziale a quello finale.
Certo, dotarsi di istituti moderni, all'avanguardia e con impianti di condizionamento ad energia pulita sarebbe la soluzione definitiva, ma per il momento questo scenario appare tanto assurdo quanto trovarsi a riempire una lavagna dopo la grigliata di Ferragosto.