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5 Settembre 2023
14:34

Natalia Paragoni e le polemiche per l’abito che non mette “abbastanza” in mostra le forme post parto

L’abito indossato da Natalia Paragoni sul red carpet di Venezia ha scatenato commenti negativi. «Di quali forme post parto parli? Potevi evitare» scrivono gli utenti. La verità che il corpo di una donna dopo il parto e la nascita di un figlio continua a essere oggetto di aspettative sociali e giudizi non richiesti.

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Natalia Paragoni e le polemiche per l’abito che non mette “abbastanza” in mostra le forme post parto
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A sei settimane dal parto, l’influencer Natalia Paragoni ha calcato il tappeto rosso della Mostra del Cinema di Venezia sfoggiando in passerella un abito sartoriale lungo e attillato che ha sollevato una pioggia di critiche. A scatenare i commenti negativi non è stata la lunghezza dello spacco, la profondità dello scollo o la scelta della casa di moda. La polemica è nata dopo le dichiarazioni della neomamma, che ha spiegato di aver scelto un capo aderente per non nascondere le forme derivanti dalla gravidanza. Forme che, con l’abito indossato, consistono in un lieve accenno di pancia. «Ho scelto un abito che sapevo avrebbe messo in evidenza le mie forme post parto – ha scritto l’influenzar, 25 anni –, ho deciso di non nasconderle e lasciarle visibili, perché si, è tutto assolutamente normale. Mi sono presentata sul red carpet con una nuova consapevolezza, ancora più forte e sicura di me». Sotto al post, si sono riversati centinaia di utenti che accusano la neomamma di aver esagerato. «Le tue forme post parto? Esattamente di quali forme parli?» scrive uno. «Ci sono donne che post parto non riescono più a perdere un sacco di kg – la rimbrotta un secondo – . Scrivere che le tue forme post parto si vedono quando almeno da vestita non sembrerebbe è un po’ come cercare conferma nel prossimo che non è così. Potevi evitarlo».

Al di là della controversia social e delle parole dell'influencer, rimane un interrogativo da sciogliere. Perché il corpo femminile dopo il parto diventa, nel 2023, un argomento di discussione e di polemica a margine della Mostra del Cinema di Venezia? Ha senso discutere del ritorno degli abiti a fascia o del trend del colore nero dei vestiti e degli accessori indossati sul tappeto rosso più cool d’Italia. Non di come è o non è il corpo di una donna dopo una gravidanza. Non di come si percepisce nel suo corpo una neomamma dopo la nascita del figlio.

La verità è che il corpo di una donna all’indomani del parto continua a essere oggetto di aspettative sociali. Chi sta intorno si sente in diritto e in dovere di commentare e di esprimere giudizi e pareri sulla base di stereotipi o esperienze personali. Perché la neomamma è magra, perché è grassa, perché non è più come prima, perché è già tornata in forma, perché è trasandata, perché è ossessionata dalla linea e dalla dieta. O perché ha una presunta visione distorta del suo peso e delle sue forme.

La figura della gestante nell’immaginario comune è intoccabile e ammantata da un’aura di bellezza e perfezione: le smagliature sono segni della crescita del piccolo in grembo e i kg in più lo specchio della meravigliosa gravidanza in corso, un processo naturale grazie al quale viene al mondo una vita. Una volta che il figlio nasce, però, quell’aura magica agli occhi della società sparisce, e la neomamma si ritrova catapultata in una nuova dimensione, caratterizzata da aspettative sociali, attese, giudizi non richiesti.

Finché si insisterà nell’alimentare aspettative e stereotipi sul cambiamento – o sul mancato cambiamento – del corpo di una donna dopo la nascita di un figlio, si continueranno a puntare flash e riflettori sul fisico e sul peso forma post gravidanza, mentre rimarrà in ombra il cuore pulsante della questione: la maternità.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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