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27 Dicembre 2023
14:00

Perché la lotta per la parità di genere in Europa può aiutare le famiglie?

Il report dell'EIGE mostra una sostanziale diminuzione delle differenze di genere nella UE e anche l'Italia mostra progressi, pur rimanendo sotto la media. Occorre però migliorare ancora e in tempi stretti, perché è proprio nelle pari opportunità tra uomini e donne in ambito sociale, economico e lavorativo che si cela una delle chiavi per proteggere la famiglia.

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Perché la lotta per la parità di genere in Europa può aiutare le famiglie?
gender gap in europa 2023

Nell'Unione Europea la disparità di genere si sta riducendo, ma la strada verso la piena uguaglianza richiede ulteriori sforzi per non perdere quanto conquistato.

A dirlo è l'European Institute for Gender Equality (EIGE), l'agenzia che dal 2007 svolge un ruolo cruciale nell'analisi e nella promozione della parità di genere nella UE. Secondo i dati raccolti nel 2023 infatti, il Gender Equality Index – l'indice elaborato per monitorare il divario uomo/donna – ha registrato per la prima volta un punteggio medio oltre i 70 punti, con una crescita di 1.6 rispetto all'anno precedente.

Anche l'Italia ha confermato un trend in costante miglioramento, collocandosi però appena sotto la media europea, con un punteggio di 68,2.

Come funziona l'Indice?

Il Gender Equality Index assegna ad ogni Paese membro un punteggio che va da 1 a 100 per classificare la presenza di disuguaglianze di genere nei vari settori che compongono la società moderna. In particolare vengono presi in considerazione sette grandi aree:

  • Lavoro (o meglio, partecipazione al mercato del lavoro)
  • Ricchezza
  • Istruzione
  • Tempo (distinto tra tempo dedicato alle attività di cura e tempo dedicato alle attività sociali)
  • Potere
  • Salute
  • Violenza

Maggiore è il punteggio, minore sono le differenze tra i generi nel Paese preso in considerazione.

I risultati del 2023

Secondo i risultati riportati dello studio EIGE, il campo nel quale l'UE appare più vicina alla parità di genere è quello della salute, con una media di 88,5 punti.  Ciò significa che nella stragrande maggioranza dei Paesi europei uomini e donne vivono grossomodo la medesima situazione per quanto riguarda l'accesso ai servizi sanitari, l'aspettativa di vita e l'adozione di stili di vita salutari.

Curiosamente però, questo stesso dato che da qualche anno appare come in contaste crescita è l'unico che nel 2023 ha mostrato una leggera flessione (-0,2 punti).

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Nel settore economico, invece, l'indice mostra un punteggio di 82,6, con un elevato grado di parità di genere che però è stato condizionato dall'avvento della pandemia: in molti casi infatti il COVID ha comportato impatti negativi sulla situazione finanziaria di molti uomini, sollevando preoccupazioni sull'equità a lungo termine.

In leggero miglioramento anche l'ambito lavorativo, dove però disuguaglianze persistono, specialmente nella segregazione occupazionale, dove le donne spesso occupano posizioni con retribuzioni inferiori e opportunità limitate.

Anche l'aspetto sociale relativo al tempo libero merita un'analisi più approfondita.

In molti Paesi – Italia compresa – le attività di assistenza non retribuite mostrano anche per il 2023 alcune disparità significative, con le donne che partecipano molto più coinvolte nei compiti di cura (figli, faccende domestiche, cucina etc…) rispetto agli uomini.

Ancora oggi in molti Paesi è soprattutto la donna a badare i figli, a cucinare e ad occuparsi della casa

La distribuzione diseguale delle faccende domestiche in particolare evidenzia la necessità di sfidare i ruoli di genere tradizionali e promuovere una divisione più equa del lavoro domestico.

Il report infine dedica un focus al tema della transizione ecologica, un argomento sempre più attuale non solo per i risvolti ambientali ed economici, ma anche per le ripercussioni sul tessuto sociale.

Stando ai dati, la transizione verde rappresenta un'opportunità di cambiamento strutturale, tuttavia sussistono grossi rischi di unadistribuzione disomogenea dei benefici. Le donne, sottorappresentate nelle discipline STEM, potrebbero così perdere opportunità nell'evoluzione verso un'economia a basse emissioni di carbonio.

Affinché la transizione ecologica sia equa, sarebbe pertanto essenziale integrare una prospettiva di genere, promuovendo l'accesso delle donne alle opportunità emergenti nel mercato del lavoro legato alla sostenibilità ambientale.

Il lavoro non è finito

Come già accennato, l'Italia ha mostrato un buon miglioramento in molte delle aree analizzate, tuttavia non è ancora il caso di cantare vittoria, anche perché il continuo mutare dello scacchiere internazionale, sia da punto di vista sociale che da quello economico, restituisce un clima di generale instabilità.

Basti pensare al fatto che nel 2023 persino alcuni "mostri sacri" come Francia e Finlandia, da anni in cima alla classifica, hanno subito un leggero calo, segnale che quanto ottenuto finora non rappresenta ancora una conquista definitiva e totalmente metabolizzata dal sistema.

Perché la disparità di genere è un ostacolo alla famiglia con figli?

Se un tempo l'ordine familiare più comune prevedeva l'uomo a lavorare e la donna a casa a badare a casa e figli, oggi questo paradigma non solo appare superato, ma addirittura controproducente.

Da anni studi, ricerche e statistiche mostrano infatti come la società moderna non possa più permettersi una simile discrepanza di prospettiva tra i generi.

Il motivo principe risiede innanzitutto in un discorso di realizzazione personale. Oggigiorno i desideri e le aspirazioni del mondo femminile non sono più confinate alla prospettiva di diventare moglie e madre e molte donne desiderano conseguire studi avanzati e costruirsi una carriera.

Vi è poi un discorso prettamente economico. Anche qualora l'aspetto lavorativo non rappresentasse una priorità primaria nei progetti di vita di una giovane donna, la volontà di mettere su famiglia con figli verrebbe a creare nuove necessità per il bilancio domestico e la società moderna – soprattutto in realtà complesse come quella italiana – difficilmente permette di far quadrare i conti quando c'è un solo stipendio in casa.

Se quindi fino a qualche decennio fa appariva quasi naturale che le mogli e le compagne rimanessero a casa per curare i bambini, oggi appare sempre più inevitabile che una madre diventi anche lavoratrice proprio per poter provvedere ai bisogni dei figli.

Questo, combinato con la conseguente necessità di conciliare gli impegni lavorativi con i compiti di cura, ha reso ancora più urgente la questione gender-gap: se le donne sono gravate maggiormente dalle responsabilità di cura, il rischio concreto è che esse si trovino in una posizione di svantaggio in termini di carriera e sviluppo personale, con limitate opportunità di partecipare pienamente al mercato del lavoro e una disponibilità economica insufficiente per coltivare la propria indipendenza.

Tutto ciò comporta ripercussioni in termini di demografici (se una donna impiega più tempo per raggiungere uno status socio-economico stabile, avrà una minore finestra biologica per diventare mamma, con conseguente calo della natalità nazionale) e di benessere psicofisico.

Le pressioni legate alle aspettative di genere e alle sfide nel bilanciare lavoro e famiglia possono avere un impatto significativo sulla salute mentale e questo può influenzare il benessere generale della famiglia e la qualità delle interazioni familiari.

Affrontare queste disuguaglianze rimane perciò una sfida determinante per tutelare i singoli individui e, di conseguenza, creare un ambiente in cui le famiglie possano prosperare senza essere limitate da stereotipi di genere e discriminazioni.

Fonti
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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