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27 Aprile 2023
17:00

Riforma Cartabia, tra leale collaborazione e mediazione familiare

Rito unico per separazione e divorzio, interesse preminente del minore, piano genitoriale e ampio spazio a soluzioni stragiudiziali e mediazione familiare. La riforma Cartabia si prefissa l’obiettivo di migliorare la gestione della crisi della famiglia in un’ottica di collaborazione leale ed efficiente. Sarà proprio così?

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Riforma Cartabia, tra leale collaborazione e mediazione familiare
Giurista, Mediatrice Familiare e Criminologa Clinica

A partire dal 28 febbraio 2023 sono entrate in vigore alcune delle nuove disposizioni previste dal Dlgsl 149/2022 – la cosiddetta riforma Cartabia – che vanno a trasformare anche numerosi aspetti del diritto di famiglia.

Diverse modifiche incidono, infatti, sulle questioni legali e procedurali inerenti i diritti della persona, della famiglia e dei minori. Importanti sono gli interventi previsti, soprattutto, sul fronte separazione e divorzio.

La ratio sottesa alla riforma fa leva su due necessità: snellire i procedimenti giudiziari e incentivare le risoluzioni stragiudiziali. Il tutto tenendo in maggiore considerazione possibile i diritti degli eventuali minori coinvolti e procedendo con la massima leale collaborazione fra le parti.

Ma cosa cambia in pratica con la riforma Cartabia? Quali potranno essere vantaggi ed eventuali criticità?

Rito unico per separazione e divorzio

L’intenzione di snellire i procedimenti giudiziari si estrinseca attraverso una svolta legislativa attesa da tempo: l’istituzione del rito unico per separazione e divorzio, grazie al quale si consente alle parti di presentare congiuntamente le domande.

Uno degli aspetti più importanti della riforma riguarda la riduzione delle tempistiche di divorzio e separazione

Il giudizio viene quindi proposto di fronte un unico giudice. Questo garantisce lo svolgimento di un processo più rapido ed efficiente, in modo tale da tutelare gli interessi delle persone coinvolte riducendo sensibilmente i tempi di attesa. Rito unico significa che non ci saranno più due fasi, come previsto finora, di comparizione:

  • davanti al Presidente del Tribunale
  • davanti al Giudice istruttore

Il procedimento si risolverà in un’unica fase davanti al singolo Giudice Istruttore ed entro 90 giorni dovrà essere fissata l’udienza di separazione.  Per il divorzio sarà necessario il passaggio in giudicato della sentenza di separazione e la cessazione, ininterrotta, della convivenza tra i coniugi.

Snellire il procedimento significa che le parti dovranno presentare, preventivamente, tutti i mezzi di prova.  Se, finora era possibile produrre i documenti necessari durante l’iter processuale, la riforma Cartabia incide particolarmente su questo aspetto accorciando i tempi. Dispone che le parti presentino, prima dell’udienza, tutto ciò che sia utile a facilitare la decisione del giudice: questioni relative alla situazione patrimoniale; eventuali richieste in merito ai figli minori; prove inerenti l’addebito della separazione.

Piano genitoriale

Nel caso in cui siano presenti figli minori, le parti dovranno presentare un “piano genitoriale”. Un documento che contenga tutte le informazioni relative alla gestione dei figli: impegni, attività, calendario scolastico, gestione delle vacanze, frequentazioni parentali e amicali.

Con la riforma Cartabia il “miglior interesse” del minore diventa sempre più centrale e determinante. L’obiettivo è che questi non venga trascinato nella crisi famigliare, diventando arma di ricatto e oggetto di scambio, ma possa veder preservato il proprio diritto a uno sviluppo psicofisico armonico e tutelato.

Il piano genitoriale andrà rispettato da entrambi gli ex coniugi, al fine di garantire una gestione equa dei figli in un’ottica di genitorialità condivisa. Il piano deve tener conto delle loro peculiari necessità e le parti sono tenute a rispettare gli accordi ivi previsti. Il genitore che non si attenga alle disposizioni previste dal piano genitoriale potrà, altresì, essere sanzionato dal Giudice.

In quest’ottica la riforma prevede di ascoltare il minore coinvolto, anche se di età inferiore ai 12 anni, per mantenere come preminente il suo interesse e la sua opinione, nel valutare decisioni che inevitabilmente influiranno sulla sua vita futura.

Leale collaborazione

La riforma auspica, come detto, che il procedimento di separazione e divorzio avvenga il un clima di leale collaborazione. Si cerca di porre un freno alla prassi incresciosa degli ultimi decenni dove, nelle aule di giustizia, si è alimentato all’inverosimile il clima di conflittualità tra le parti. Ai sensi della nuova normativa, correttezza e trasparenza dovranno informare l’intero svolgimento del giudizio.

Questo significa, come anticipato, rispettare gli accordi previsti dal piano genitoriale, ma non solo. Le parti sono obbligate a presentare una completa e fedele ricostruzione delle proprie condizioni economiche e patrimoniali. Così come, nel mancato rispetto delle condizioni di cogenitorialità stabilite, sono previste eventuali sanzioni per il genitore inadempiente, anche nel caso della fraudolenta “dimenticanza” in merito alla produzione dei documenti economici e patrimoniali il legislatore ha previsto delle conseguenze specifiche.

famiglia e legge

La violazione del dovere di leale collaborazione comporta, quindi, la possibilità per il giudice di comminare eventuali sanzioni, anche di natura economica. La riforma Cartabia segna, in qualche modo, un cambiamento sostanziale del paradigma che ha contraddistinto i procedimenti familiari.

Non sono più giustificate o avallate condizioni di conflittualità estremizzata, soprattutto se incentivata da parte degli stessi operatori del diritto, dediti troppo spesso a manovre diversive e avversive. Il futuro del diritto di famiglia dovrà essere spinto verso una formula sempre più collaborativa e, qualora possibile, specificamente stragiudiziale e mediatoria.

Mediazione familiare

I principi cardine della riforma Cartabia sono quindi ancorati alla collaborazione tra le parti e al rispetto degli interessi dei minori coinvolti. Questo si concretizza in un’ampia valorizzazione delle risoluzioni alternative del conflitto.

Nel nuovo ordinamento diventa centrale la figura del mediatore familiare

La mediazione familiare, già prevista dalla legge 4/2013, viene inquadrata con maggiore chiarezza dalla nuova normativa. Andrà istituito, presso ogni tribunale, un elenco di mediatori familiari iscritti presso associazioni di categoria. La normativa specifica che i mediatori dovranno possedere adeguata formazione, con competenze specifiche in diritto di famiglia e tutela dei minori.

In ogni caso, per quanto la riforma incentivi risoluzioni alternative come la mediazione, queste andranno vietate o interrotte in qualsiasi caso emerga la sussistenza di una qualsivoglia forma di violenza. La mediazione familiare è infatti incompatibile in qualsiasi caso nel quale sia presente violenza o sia possibile determinare che una delle parti imponga il proprio dominio fisico o psicologico sull’altra.

Pregi e criticità

La riforma Cartabia comporterà una modifica massiva del diritto di famiglia. Pregevole l’intenzione di diminuire sensibilmente le attese dei procedimenti e di incentivare il più possibile risoluzioni alternative. Questo risponde alla necessità di tutelare il nucleo familiare, dove la conflittualità non fa che inasprire il conflitto, deteriorando i rapporti umani e vanificando qualsiasi tentativo utile di collaborazione futura sul fronte genitoriale.

Due partner che si sono fatti la guerra in tribunale per anni difficilmente, infatti, riusciranno ad essere genitori collaborativi e funzionali fuori dal processo. Chiunque lavori con le famiglie sa che queste modifiche sono necessarie quanto determinanti, per invertire una rotta costruita sulla litigiosità e per troppo tempo alimentata dagli stessi professionisti.

Alcuni degli aspetti più importanti della riforma, però, integrano al contempo pregi e criticità. L’obiettivo di ottimizzare i tempi della giustizia, con riti unificati e tempi brevi ben scanditi, è ambizioso e auspicabile. Ma potrebbe scontrarsi duramente con la realtà delle aule di giustizia.

Laddove vigono carenze di organico importanti e disservizi reiterati, denunciati da tempo da tutti gli operatori del diritto. Ci si chiede, quindi, con quali risorse si potrà ottemperare alle richieste che arriveranno e che dovranno essere evase secondo tempistiche serrate e con modalità eque e ragionate.

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