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6 Dicembre 2023
13:00

Avere avuto un tumore non è più un ostacolo per l’adozione di un minore: svolta con l’approvazione dell’oblio oncologico

Con la legge sul diritto all’oblio, approvata ieri in Senato, verrà modificata la legge 184/1983 sull’adozione con l'inserimento dei limiti temporali (10 anni e, per chi si è ammalato prima dei 21 anni, 5 anni) oltre i quali non si deve più fare richiesta o tenere conto di informazioni circa malattie oncologiche pregresse della coppia di genitori adottivi.

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Avere avuto un tumore non è più un ostacolo per l’adozione di un minore: svolta con l’approvazione dell’oblio oncologico
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Chi ha avuto un tumore e ha terminato le cure da più di dieci anni non è più obbligato a comunicare la malattia pregressa in caso volesse adottare un figlio. Si tratta di una svolta storica, che è arrivata ieri, martedì 5 novembre 2023, con l’approvazione unanime in Senato del disegno di legge sull’oblio oncologico. L’Italia si è allineata a Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna e Romania, Paesi che avevano già adottato il provvedimento, centrando l’obiettivo del Parlamento Europeo, il quale nel 2022 aveva chiesto che entro il 2025 tutti gli Stati membri garantissero il diritto all’oblio ai pazienti.

La normativa, che garantisce agli ex pazienti oncologici guariti da oltre un decennio di accendere un mutuo e stipulare un’assicurazione, modifica alcuni aspetti della legge 184/1983 sull’adozione dei minorenni. Lo scorso marzo sulla questione era intervenuta Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, la quale però aveva invitato alla cautela: «Contrarre un mutuo e adottare un bambino non sono la stessa cosa – aveva dichiarato Gatti -. L’oblio oncologico rappresenta un segno di civiltà sotto molti punti di vista, a patto che si delinei un confine tra il rispetto dei diritti del futuro genitore e quelli del bambino in adozione».

Andiamo con ordine. Il 4 febbraio 2022, in occasione della Giornata Mondiale contro il cancro, era stata presentata alla Commissione Giustizia del Senato una proposta di legge per il diritto all’oblio oncologico. Per “diritto all’oblio oncologico” si intende il diritto, da parte di persone guarite da un tumore, di non dover comunicare a enti o istituti di avere avuto un cancro per non subire discriminazioni.

La proposta di legge chiedeva di riconoscere «il diritto delle persone che sono state affette da patologia oncologica a non subire discriminazioni nell’accesso all’adozione di minori e ai servizi bancari e assicurativi» – come la richiesta di mutuo o di un prestito, la stipula di un’assicurazione, l’accesso ai concorsi pubblici – quando siano trascorsi almeno dieci anni dalla fine delle cure mediche senza che nel frattempo ci siano state ricadute o recidive (cinque anni per chi si è ammalato prima dei 21 anni).

Il 3 agosto 2023 la Camera dei Deputati aveva approvato all’unanimità, con 281 voti favorevoli e nessuna opposizione, il disegno di legge sull’oblio oncologico (“Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche”).

Ieri, 5 novembre 2023, è arrivato il via libera definitivo, con i 139 voti favorevoli espressi in Aula del Senato. L’ultimo passaggio prevede la pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale, che sancirà ufficialmente l’entrata in vigore della legge sull’oblio oncologico.

L’Italia si è allineata quindi ai Paesi europei che avevano già adottato un provvedimento analogo, quali Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna e Romania, rispettando quanto auspicato dalla Commissione Europea, che nel febbraio 2022 aveva esortato gli Stati membri a introdurre leggi sul diritto all’oblio oncologico entro il 2025.

Cosa cambia per gli aspiranti genitori adottivi

Quando presentano la domanda di adozione gli aspiranti genitori adottivi sono obbligati a fornire una serie di documenti e informazioni al Tribunale per i Minorenni e sono sottoposti a una lunga e accurata valutazione. Nell’iter, è inclusa la valutazione delle condizioni di salute della coppia per sventare l’ipotesi di una prematura scomparsa di uno dei due genitori adottivi, che causerebbe un ulteriore trauma al figlio (dopo quello dell'abbandono da parte dei genitori biologici).

Con la legge sul diritto all’oblio, verrà modificata la legge 184/1983 sull’adozione con l'inserimento dei limiti temporali (10 anni e, per chi si è ammalato prima dei 21 anni, 5 anni) oltre i quali non si deve più fare richiesta o tenere conto di informazioni circa malattie oncologiche pregresse della coppia adottiva.

Lo scorso marzo però Carla Garlatti, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, aveva commentato la proposta di legge del Cnel sull’oblio oncologico invitando alla cautela. «Non esiste ad oggi alcun divieto di adottare nei confronti di persone che hanno alle spalle esperienze di malattie tumorali – aveva dichiarato in quell'occasione Garlatti -. Va fatto un accertamento caso per caso, che coinvolge numerosi fattori e che è giustificato dalla responsabilità di scegliere il futuro per un bambino che ha un trascorso di abbandono e sofferenza».

L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza aveva avanzato perplessità sul procedere per automatismi, sostenendo che la soluzione più adatta fosse svolgere caso per caso la valutazione sulle condizioni di salute dei coniugi. «Contrarre un mutuo e adottare un bambino non sono la stessa cosa – aveva continuato –. Occorre che la considerazione dell’interesse superiore del minorenne sia preminente, per cui a mio avviso è meglio evitare ogni automatismo anche perché va considerato che la prognosi di recidiva varia a seconda del tipo di tumore e che in questo campo la scienza sta facendo progressi importanti».

«Il problema fondamentale semmai è il pregiudizio, se non lo stigma, spesso riservato a chi è guarito dal cancro – aveva proseguito Garlatti –. Talora l’aver superato una prova così difficile testimonia la capacità di una coppia di saper affrontare un percorso impegnativo come può essere quello dell’adozione. Occorre allora un cambio culturale: servono più campagne di sensibilizzazione e più formazione per i professionisti coinvolti nelle valutazioni in tema di adozione».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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