video suggerito
video suggerito
11 Luglio 2023
9:00

Ansia nei bambini: è sempre un nemico?

Quanto i bambini vanno in ansia la prima cosa che ci viene da fare è rassicurarli ma cosa possono apprendere da questa emozione? L’ansia è un campanello di allarme che bambini e adulti vicino possono imparare a riconoscere e tollerare senza alimentarla.

22 condivisioni
Ansia nei bambini: è sempre un nemico?
Psicologa e psicoterapeuta
ansia nei bambini

Marco ha 9 anni e ogni volta che si avvicina il giorno della partita di pallacanestro inizia ad agitarsi. La sera fa più fatica ad addormentarsi, cala l'appetito, è irritabile e la mattina della partita lamenta anche mal di pancia. Anche prima delle verifiche di inglese a scuola succede così. I genitori lo definiscono un bambino "ansioso".

Che cosa succede dentro di Marco in questi momenti? Soprattutto, l'ansia nel bambino va sempre considerata un sintomo o qualcosa di negativo da debellare? Assolutamente no!

L'ansia non è un nemico

L'ansia è un'emozione con un preciso significato evolutivo che da sempre aiuta l'uomo a proteggersi dai pericoli. Essa infatti si attiva in risposta a una minaccia percepita, ipotizzata, immaginata o prevista. Grazie ad essa il nostro sistema si mette in allerta: si prepara cioè a reagire al pericolo.

Un po' di ansia è fondamentale per sopravvivere e portare a termine compiti complessi

Una certa quantità di ansia è fondamentale per la nostra sopravvivenza ma anche per la nostra performance! La curva di Yerkes-Dodson ci insegna che un certo grado di attivazione (arousal) ci serve per impegnarci, reclutare risorse e in ultimo fare una buona prestazione. Spesso può essere spiacevole ma ci attiva anche per indurci a proteggere le cose per noi importanti o i nostri scopi.

Il problema si pone quando l'intensità e le conseguenze dell'ansia iniziano a interferire con la vita quotidiana, la scuola, le relazioni, le uscite: nel caso di Marco ad esempio se iniziasse a rifiutarsi sistematicamente di andare a scuola o a pallacanestro, o vivesse questi contesti in modo penosamente sofferente.

In questi casi l'ansia diventa disadattiva ed è opportuno valutare se non si tratti di un disturbo.

Come si manifesta?

I comportamenti che spesso accompagnano l'ansia sono la richiesta di rassicurazioni e l'evitamento della situazione temuta. Questi comportamenti sono anche i principali fattori di mantenimento del circolo vizioso ansiogeno.

Ad esempio Marco teme che alla partita di pallacanestro sarà così emozionato da fare errori, deludere i compagni e l'allenatore e che la sua squadra perderà. Quale potrebbe essere la minaccia che l'ansia sta a segnalare? Dovremmo chiederlo a Marco perché quello che può sembrare scontato in realtà è molto soggettivo ma possiamo fare ipotesi:

  • Rischio per il proprio valore personale
  • Rischio per la propria appartenenza al gruppo

In questo caso se l'ansia diventa insopportabile Marco potrebbe chiedere rassicurazioni ai genitori oppure cercare in tutti modi di evitare la partita così da non rischiare nulla.

Che succede se queste strategie di gestione dell'ansia vengono assecondate? L'ansia di Marco si ridurrebbe sì però si andrebbe anche a:

  • Rinforzare l'idea che ci sia qualcosa di minaccioso da temere
  • Non offrire la possibilità di provare e scoprire magari che lo scenario temuto non si verificherà, anzi! Marco potrebbe giocare bene, gestire le proprie emozioni e vincere insieme alla squadra la partita.

Come aiutare un bambino ansioso?

Vicino a un bambino ansioso spesso ci viene spontaneo rassicurare ("stai tranquillo", "non essere ansioso", "non ti preoccupare") ma così facendo a volte, pur senza accorgercene, invalidiamo quello che sta provando ("ti preoccupi per niente"; "sei esagerato").

Sarebbe invece opportuno educare i bambini alla tolleranza delle emozioni: l'ansia fa parte della vita come tutte le emozioni e, se non alimentata, arriva a segnalarci qualcosa, raggiunge un picco e poi se ne va.

bambina ansiosa

Possiamo empatizzare con il bambino senza sminuire quello che a lui sembra una grande minaccia e a noi qualcosa di futile. Piuttosto che dire come si dovrebbe sentire ("Stai tranquillo") aiutiamolo ad esplorare cosa segnala quell'emozione: teme di perdere? Di deludere qualcuno? I commenti negativi dei compagni?

Nello stargli vicino possiamo rassicurare aiutandolo a decatastrofizzare lo scenario temuto: capisco che per te è molto importante questa partita ma se dovessi sbagliare qualcosa cosa potrebbe succedere? Sarebbe davvero così insopportabile?

Infine è importante fare in modo che il bambino non smetta di esporsi alle situazioni temute: come abbiamo visto l'evitamento mantiene e aggrava il problema!

É solo esponendosi al rischio e attraversando la burrasca dell'ansia che può interiorizzare il messaggio che l'ansia non è un'emozione pericolosa, che ha le risorse per affrontare e prendersi dei rischi e che anche le situazioni temute possono essere sopportate.

Sfondo autopromo
Famiglia significa NOI
api url views