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18 Marzo 2023
16:00

Ragadi al seno: cosa sono e come curarle

Le ragadi al seno possono essere molto dolorose e per numerose neomamme sono anche causa di interruzione dell'allattamento al seno. In realtà, si può continuare ad allattare e non sono una prerogativa femminile, perché possono colpire anche gli sportivi di qualsiasi sesso.

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Ragadi al seno: cosa sono e come curarle
Allattamento misto

Le ragadi al seno sono tagli più o meno profondi che si formano sul capezzolo e talvolta anche sull’areola, principalmente quando una donna allatta. Sorgono a causa dello sfregamento che si verifica tra il capezzolo, le labbra e la lingua del bambino mentre succhia il latte, se la posizione di attacco non è corretta. E possono essere così dolorose da impedire l’allattamento.

Le ragadi non sono un’esclusiva delle neomamme. Anche gli atleti, in particolare i corridori di lunga distanza, così come i surfisti e i ciclisti, soffrono di ragadi ai capezzoli: l’uso di tute, il sudore e lo sfregamento può provocare screpolature, arrossamenti e tagli, nella donna come nell’uomo. Tra l’altro, possono manifestarsi su un seno o su entrambi. Per fortuna non è una condizione grave, ma deve essere seguita con attenzione dal medico per evitare complicazioni, come piaghe, croste, ingorgo mammario o mastite.

Le cause delle ragadi al seno

Le cause delle ragadi al seno sono numerose. Nella maggior parte dei casi, compaiono nelle prime settimane di allattamento al seno e inizialmente hanno l'aspetto di crepe, per poi sviluppare un vero e proprio taglio. Sono più comuni nelle seguenti situazioni:

  • Capezzoli piatti o lunghi e spessi
  • Neonati con la bocca molto piccola e uno scarso tono muscolare, che impedisce al bambino di usare correttamente la lingua
  • Edema mammario che rende duro e gonfio il capezzolo
  • L’uso errato del tiralatte può ferire o danneggiare i capezzoli, causando crepe o sanguinamento
  • Mughetto (infezione da lievito): può causare dolore e danni ai capezzoli. I segni di mughetto nelle mamme che allattano includono capezzoli pruriginosi, arrossati, lucidi e doloranti (possono anche essere screpolati) e dolori lancinanti e/o brucianti al seno durante o dopo l'allattamento
  • Eczema: se la pelle sul seno è molto secca e presenta eczema, può evolversi in ragadi. Inoltre, prodotti come sapone, lozioni e detersivi per bucato possono contenere sostanze chimiche che provocano una reazione allergica quando entrano in contatto con la pelle
  • Attacco sbagliato del neonato durante l’allattamento

Nel 90% dei casi, a causare le ragadi al seno è il modo in cui viene attaccato il bambino. Idealmente, il neonato dovrebbe avere l'intero capezzolo e parte dell'areola in bocca. Le prime volte che si allatta, il piccolo potrebbe però succhiare solo la punta del seno, causando dei danni.

La causa è spesso legata all’attacco del bambino: una volta che impara ad attaccarsi, i tagli si cicatrizzeranno spontaneamente

A volte il bimbo ha un tratto fisico che gli rende difficile agganciarsi correttamente. Si tratta del frenulo corto, per il quale, potrebbe avere difficoltà ad attaccarsi, masticare e mordere piuttosto che succhiare. Questo problema si chiama così in riferimento al frenulo che è il tessuto che collega la lingua al pavimento della bocca: se è corto o si estende troppo verso la parte anteriore della lingua potrebbe essere un ostacolo alla corretta suzione del neonato. Come possiamo accorgercene? Osservando la lingua del bambino, se quando piange appare a forma di cuore, questo potrebbe essere un segnale di frenulo corto.

mastite allattamento

Sintomi delle ragadi al seno

Il sintomo delle ragadi al seno è principalmente il dolore, che però tende a scomparire spontaneamente dopo alcuni giorni. Tuttavia, le ragadi possono peggiorare fino al punto di sanguinamento, specialmente durante l'allattamento. In questo caso, il rischio di infezioni e infiammazioni al seno è più elevato.

Come prevenire le ragadi al seno

Prevenire le ragadi al seno è possibile, lavorando alla preparazione del seno. La maggior parte degli ostetrici e dei consulenti per l'allattamento sostengono che non c'è niente che dobbiamo fare o sapere per preparare i capezzoli all'allattamento. In effetti, la cura del seno prenderà il via una volta che il bambino avrà iniziato ad attaccarsi. Sarà importante mantenere i capezzoli puliti e indossare un reggiseno di supporto.

Se attaccare il bambino risulta doloroso, è importante con l’aiuto di un esperto verificare l’attacco e semmai cambiare posizione. È poi fondamentale evitare gli attriti, che possono causare arrossamenti, sia in allattamento sia durante l’esercizio fisico. In questo caso, si consiglia:

  • Indossare tessuti realizzati in materiale morbido
  • Evitare di indossare reggiseni con cuciture che coprano i capezzoli
  • Idratare i capezzoli
Ragadi al seno

Come curare le ragadi al seno

Non esiste una terapia specifica per le ragadi al seno, ma ci sono cose che possono essere d’aiuto. Spesso la guarigione è semplicemente legata all’attacco del bambino: una volta che impara ad attaccarsi, anche i tagli si cicatrizzeranno spontaneamente. È, però, importante che un professionista qualificato valuti l’attacco del bambino per determinare perché ha difficoltà a prendere il seno correttamente. Sempre al professionista spetta il giudizio su creme, pomate, unguenti ed altri prodotti applicabili. Le cose che potrebbe proporre sono:

  • Applicare creme e unguenti delicati come la lanolina pura.
  • Strofinare una piccola quantità di latte materno sulle ragadi. Il latte ha proprietà antibatteriche che possono idratare le ragadi dei capezzoli e aiutare le crepe a guarire
  • Lasciare asciugare i capezzoli all'aria
  • Indossare delle coppette d’argento per coprire i capezzoli tra una poppata e l'altra. Possono prevenire qualsiasi attrito doloroso tra i capezzoli e il reggiseno mentre le ragadi stanno guarendo
  • Applicare impacchi caldi o cuscinetti in gel per alleviare il dolore. I cuscinetti in gel per i capezzoli possono lenire il male e promuovere la guarigione. Un impacco fatto in casa con un asciugamano caldo e umido può favorire la guarigione mentre dissolve la tensione.

Quanto tempo ci vuole per la guarigione? Per le ragadi in allattamento le tempistiche dipendono da come le si affronta. Correggendo la posizione di attacco e di allattamento, nel giro di qualche giorno dovrebbero guarire o non far più male. Se invece non si prendono immediate soluzioni, i tagli potrebbero aggravarsi provocando complicanze serie.

posizione a culla

Come allattare con le ragadi?

Smettere di allattare a causa delle ragadi non è la scelta più corretta, perché il problema si può superare nel giro di qualche giorno, garantendo al bambino latte materno per mesi. Che cosa deve fare la mamma?

  • Controllare l’attacco: la migliore posizione prevede che il volto del bimbo sia frontale al seno, con spalle e corpo allineati. Il suo naso e il labbro superiore devono essere davanti al capezzolo, così che con il mento sfiori il seno, il suo labbro inferiore e la lingua, rovesciata in fuori siano appoggiati al seno. L’areola, ossia la parte scura attorno al capezzolo deve essere più visibile sopra il labbro, piuttosto che sotto quello inferiore.
  • Prendere antidolorifici: su prescrizione medica, circa 30 minuti prima dell'allattamento
  • Provare diverse posizioni
  • Applicare brevemente un impacco caldo prima e uno freddo dopo per intorpidire l'area ferita del capezzolo prima di allattare, ma evitare che il latte si raffreddi. Il freddo può aiutare ad attenuare il dolore, in particolare durante l'attaccamento iniziale, che tende a essere pungente
  • Allattare frequentemente: allattare ogni due o tre ore può aiutare a prevenire il seno gonfio. Un seno gonfio è più difficile da prendere in bocca e ciò può provocare un attacco superficiale, che può portare a ulteriore dolore, irritazione e screpolature del capezzolo
  • Tirare il latte prima di allattare: si può fare quando il seno è gonfio o finché i capezzoli non sono guariti. Basta aiutare la fuoriuscita del latte tramite spremitura manuale del seno, così capezzolo e areola saranno più morbidi da afferrare per il piccolo.
  • Prendere in considerazione l'estrazione del latte dal lato delle ragadi e l'allattamento al seno dall'altro, se l'estrazione è più comoda o meno dolorosa
  • Lasciare il seno libero e all’aria dopo l’allattamento
  • Staccare delicatamente il bambino dal seno: normalmente, un bambino lascia andare il seno quando ha finito di allattare e non riceve più latte. Se non lo fa, inserire il mignolo nell'angolo della bocca per togliere l’effetto di vuoto, in modo da poterlo staccare più facilmente dal seno
  • Pulire delicatamente i capezzoli: prima sciacquarlo con acqua tiepida, tamponarli con un asciugamano pulito e poi lasciarli asciugare all'aria. Una volta al giorno, usare un sapone delicato. Bisogna invece evitare i detergenti antibatterici e i prodotti per la cura della pelle con alcol o fragranze
  • Usare una crema antibatterica, se prescritto: alcuni di questi prodotti devono essere rimossi prima dell'allattamento, ma molti no, a meno che il bambino non si opponga al gusto o all'odore
  • Applicare il latte spremuto sui capezzoli: il latte materno ha proprietà curative che possono alleviare l'irritazione e non ha bisogno di essere lavato via prima dell'allattamento

E se proprio non si riesce a continuare ad allattare?

Le ragadi al seno sono spesso frustranti e possono causare un forte senso di inadeguatezza nella mamma, che potrebbe decidere di smettere di allattare. Ovviamente, è una decisione personale, che però la donna deve prendere guidata dal medico, dall’ostetrica o dal pediatra.

Questa scelta deve essere vissuta con tranquillità: il latte materno è considerato l'alimento migliore per neonati, ma fortunatamente esistono delle alternative e ciò che conta veramente è la serenità nel rapporto madre-figlio. Non esiste una formula magica per instaurare una buona relazione con il proprio bambino, ma sicuramente un accudimento senza stress e rilassato rimane l’aspetto fondamentale.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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