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19 Novembre 2023
18:00

Il bambino non si attacca al seno: che fare?

Allattare al seno ha inequivocabili benefici su mamma e figlio, tuttavia a volte può essere complicato, come quando il neonato non si attacca correttamente al seno. Vediamo perché a volte i bambini rifiutano il seno e a chi rivolgersi in caso di dubbi, fastidio o difficoltà.

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Il bambino non si attacca al seno: che fare?
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L’allattamento al seno è da prediligere per almeno i primi sei mesi di vita del neonato, come raccomanda l’Oms. A volte, tuttavia, allattare può apparire difficile o complicato, ad esempio quando il neonato fatica ad attaccarsi al seno. Le sfide legate all’allattamento al seno sono comuni, perciò è essenziale sapere cosa aspettarsi, come intervenire e a chi chiedere aiuto. I benefici del latte materno sono riconosciuti dalla scienza: il piccolo, succhiando il latte dal seno, riceve il nutrimento e instaura un legame profondo con la mamma. In caso si riscontrino delle difficoltà nel somministrarlo al piccolo, quindi, come capezzoli doloranti, mastite, insufficienza iniziale di latte, è opportuno consultare professionisti competenti, quali ostetrico/a e pediatra, che sapranno aiutare la mamma nell'allattamento.

Quali sono le difficoltà maggiori che si possono avere nell'allattamento al seno?

L’allattamento al seno è un viaggio che prevede alti e bassi. Tra le difficoltà più diffuse riscontrate dalle mamme troviamo:

  • Capezzoli doloranti e ragadi al seno
  • Insufficienza iniziale di latte
  • Poppate a grappolo, o poppate ravvicinate durante parte della giornata, con cui il piccolo in rapida crescita incrementa la produzione di latte
  • Ingorgo mammario
  • Infezione, come la mastite
  • Il neonato rifiuta improvvisamente il latte, dopo averlo assunto per mesi
  • Stanchezza della mamma
  • Sentimenti di tristezza, depressione, baby-blues, fino alla depressione post-partum
  • Giudizi esterni

Quando i bambini rifiutano il seno?

Capita che i neonati rifiutino il seno, oppure che si attacchino senza succhiare o deglutire, che succhino debolmente o che si stacchino poco dopo aver iniziato a succhiare. Risposte che a volte causano ansia o frustrazione nella mamma, che si chiede perché il piccolo si agita, piange o semplicemente si stacca dal seno prima del tempo. Uno dei motivi più comuni è l'attacco non corretto al seno, ma non è l'unico. Vediamo in quali casi generalmente i lattanti rifiutano il seno, secondo quanto riporta l’Istituto Superiore di Sanità:

  • Malattia del neonato
  • Dolore nel neonato: sofferenza da infezioni, da danno cerebrale, da contusione (dovuta al parto con ventosa o forcipe), fastidio per il naso chiuso, dolore alla bocca (dovuto allo sviluppo della dentizione o al mughetto)
  • Stato di sedazione: a volte il piccolo è sonnolento per i farmaci somministrati alla mamma durante il travaglio o assunti dalla mamma per trattamenti psichiatrici
  • Uso di biberon e ciuccio
  • Attacco non corretto al seno
  • Ingorgo mammario
  • Limitazione nel numero o nella durata delle poppate (ad esempio solo ad orari fissi)
  • Posizione poco confortevole di allattamento, oppure il seno viene mosso durante la poppata
  • Fuoriuscita veloce di latte per un’eccessiva produzione o per un riflesso di emissione forte
  • Iniziale difficoltà del piccolo a coordinarsi nella suzione
  • Rifiuto di uno dei due seni
  • Cambiamento nelle abitudini e nella routine del piccolo
  • Separazione dalla mamma
  • Nuove e/o troppe persone che si prendono cura di lui
  • Mastite o malattia della mamma
  • Presenza di altre persone e di stimoli ambientali come rumori durante le poppate che distraggono il neonato

Come attaccare il bambino correttamente al seno

Posizione e attaccamento al seno sono due fattori essenziali durante le poppate: il primo indicatore che il neonato è attaccato correttamente al seno è l’assenza di dolore.

La bocca del piccolo deve essere bene aperta e riempita dal seno (potrebbe coprire quasi completamente anche l’areola), il mento sfiora il seno, mentre il labbro superiore è rovesciato in fuori e la lingua appoggiata sempre al seno. Il bimbo inizierà a poppare con movimenti lenti e lunghi. È importante evitare che il neonato morsichi la punta del capezzolo, un gesto involontario che rischia di causare dolorose lesioni alla mamma.

La posizione consigliata specialmente nella fase iniziale dell’allattamento è quella semi-reclinata, in cui l’attacco al seno viene guidato dal neonato. La mamma assume una posizione semi-sdraiata (cioè né completamente sdraiata, né completamente seduta), assicurandosi che la schiena sia ben sostenuta (magari con un cuscino), e adagia su di sé, nella zona compresa tra addome e torace, il piccolo a pancia in giù con la guancia appoggiata, le vie aeree libere e collo, pancia e gambe a contatto con il corpo materno. È una posizione che viene effettuata anche quando mamma e figlio sono vestiti. Il lattante si muove e a volte usa le mani per trovare il capezzolo, cercando in autonomia il seno, con la testa a livello del seno e il naso o il labbro superiore di fronte al capezzolo. Esistono, tuttavia, diverse alternative, come la posizione a culla, incrociata e sdraiata.

L’importante, come sottolinea il Ministero della Salute, è che mamma e figlio assumano una posizione che sia per loro comoda e rilassata. L’allattamento al seno non deve essere doloroso, perciò, se si avverte fastidio, la causa potrebbe essere la posizione scorretta. Inizialmente magari è più semplice allattare sedute sulla sedia o sul divano oppure sdraiate a letto, mentre più tardi, con l’abitudine, si prende dimestichezza e si comincia, qualora lo si desideri, ad allattare in posizioni diverse, anche con il piccolo in fascia.

Bisogna interrompere l’allattamento?

A volte allattare è fastidioso, se non addirittura doloroso. Nei primi giorni dopo il parto, capita che si avverta un leggero fastidio quando il neonato si attacca al seno, una sensazione che generalmente scompare con il passare dei giorni. Se, tuttavia, si tratta di un dolore più acuto, è probabile che il lattante non sia attaccato adeguatamente o che si siano create delle ferite sul capezzolo. In caso di sofferenza o difficoltà ad allattare è opportuno chiedere aiuto a professionisti competenti, formati e informati, che sapranno aiutare la mamma con l’allattamento al seno.

Quando preoccuparsi e a chi rivolgersi

Allattare al seno non è una pratica che per chiunque risulta semplice, innata, naturale e immediata, anche se, specialmente in passato, veniva erroneamente descritta come tale. Tante mamme riscontrano difficoltà nelle poppate, specie nei primi giorni dopo il parto. A volte ci vuole del tempo perché si abbia la montata lattea, perchè si prenda confidenza con ll'allattamento, per questo motivo è importante informarsi il più possibile sull’allattamento al seno e sugli eventuali ostacoli e disagi che si possono incontrare una volta nato il piccolo, anche di natura psicologica.

I corsi pre-parto sono un ottimo punto di partenza per capire come posizionare e attaccare il lattante e come affrontare i problemi comuni dell’allattamento al seno (ingorgo mammario, ragadi al seno, mastite, quantitativo insufficiente di latte…). Dopodiché, è utile avere un contatto di riferimento – di un’ostetrico/a o un pediatra – a cui rivolgersi dopo la nascita in caso di dubbi o difficoltà di qualsiasi genere.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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