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23 Dicembre 2023
17:00

Come sono cambiati i desideri di Natale dei bambini nel corso degli anni

I desideri e i giocattoli cambiano a seconda delle epoche. Nel primo Novecento Babbo Natale portava ai piccoli arance e qualche leccornia. Con il boom economico e il consumismo le letterine a Santa Claus sono diventate più pretenziose. Negli ultimi anni spopolano i regali digitali ed elettronici, anche se si registra un ritorno ai giochi della tradizione e un interesse per i doni sostenibili.

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Come sono cambiati i desideri di Natale dei bambini nel corso degli anni
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Come sono cambiati i desideri dei bambini nel corso del tempo? Dalla richiesta che i soldati vincano la guerra a un’arancia sul tavolo da pranzo, dai primi mattoncini da costruzione fino ai dispositivi tecnologici di ultima generazione e ai doni sostenibili. Babbo Natale nel corso delle epoche ha letto migliaia di letterine, assistendo a un cambiamento spiazzante dei desideri e regali dei più piccoli, a seconda del periodo storico di spedizione. Se fino alla prima metà del Novecento i bambini avanzavano richieste non materiali, come la vittoria in guerra dei compatrioti o la salute del genitori, a partire dagli anni Settanta circa le lettere si sono arricchite di giocattoli e pretese via via più pretenziose, complice il crescente benessere economico delle famiglie e l'avvento del consumismo. Per trovare differenze sostanziali, in realtà, è sufficiente tornare indietro di appena qualche anno e rileggere le letterine di Babbo Natale dei primi anni Duemila, quando a Santa Claus si chiedevano Game Boy e Tamagotchi, anziché tablet, smartphone e cucine ultraccessoriate.

Fino agli anni Cinquanta i desideri dei piccoli erano immateriali. Le richieste a Babbo Natale consistevano per lo più nella speranza di pace e trasmettevano un significativo senso di riverenza dei figli nei confronti dei genitori. «Vorrei tanto che finisse la guerra» o «Vorrei che mamma e papà stessero bene per sempre» erano fra le richieste più comuni. Al risveglio generalmente si trovava un’arancia sulla tavola, o, nei casi più fortunati, qualche leccornia. Solo i piccoli nati in famiglie benestanti ricevevano già bambole, carriole e cavalli a dondolo in legno, trottole e yo-yo.

Nel secondo Novecento, con l’avvento del benessere economico e la rappresentazione più consumistica della festività del Natale, cambiarono pure i desideri dei pargoli. Le letterine diventarono più impegnative e pretenziose per Babbo Natale, che iniziò a imbattersi in richieste di bambole di pezza (a volte realizzate dai genitori) e di mattoncini da costruzione. Tra i giocattoli in voga all’epoca, erano inclusi i modellini da costruire e in generale attività che richiedevano ingegno e manualità.

In Italia i Lego iniziarono ad essere venduti alla fine degli anni Cinquanta, mentre Barbie arrivò sugli scaffali dei negozi di giocattoli intorno alla metà del decennio seguente. Per i balocchi a tema Guerre Stellari si attese fino agli ultimi anni Settanta, dopo la proiezione del film che in Italia è avvenuta nel 1977. Le letterine a Babbo Natale erano piene zeppe di trenini elettrici, giochi a batterie, richieste di rotaie con cui completare la pista ferroviaria ricevuta il Natale precedente.

Negli anni Ottanta spopolava il Cubo di Rubik, mentre in cima alle richieste di Natale di fine anni Novanta e soprattutto inizio Duemila si trovavano la prima versione del Game Boy, i Tamagotchis (giochi elettronici tascabili giapponesi a forma di uovo) e i pupazzi ispirati ai film e cartoni animati come Tartarughe Ninja e Power Rangers.

Come è risaputo, nel corso del nuovo millennio i giocattoli sono diventati più tecnologici e all’avanguardia. Non è raro trovare nelle lettere richieste di smartphone, tablet, console e macchine fotografiche di ultima generazione. Tanti balocchi moderni, tuttavia, anche se sono ultraccessoriati e rimandano a personaggi televisivi o trend del momento, rimangono nella sostanza quelli di un tempo: bambole, cucine, piste delle macchinine, camioncini, peluche e pupazzi, mezzi di trasporto giocattolo, animali e dinosauri in miniatura, libriccini di fiabe e raccontastorie (anche in forma elettronica), mattoncini da costruzione, giochi di società e puzzle, palloni da calcio, biciclette, macchinine e moto da guidare (elettroniche, non più a pedali)… Negli ultimi anni i genitori sono indirizzati all’acquisto di giocattoli didattici ed educativi, di stampo montessoriano, che contribuiscono allo sviluppo di diverse competenze nei piccoli.

Si stanno riscoprendo i giochi della tradizione in legno, didattici ed educativi

I venditori di giocattoli riferiscono tuttavia che è in atto un ritorno alla tradizione: negli ultimi anni i genitori sono indirizzati all’acquisto di giocattoli didattici ed educativi di stampo montessoriano, in materiale legneo, che contribuiscono allo sviluppo di diverse competenze nei piccoli.

Parallelamente all’aumento delle richieste di dispositivi digitali, negli ultimi anni si sta registrando una propensione a donare regali sostenibili ed etici. Si tratta di un fenomeno proprio della Generazione Z, che convive con la consapevolezza di un futuro incerto, minato dalle conseguenze nefaste della crisi climatica in corso. Secondo un recente sondaggio di PayPal, il 21% dei giovani appartenenti alla Gen Z (nati fra il 1997 e il 2010) ha ridotto i regali di Natale per motivi etici, e tanti di loro confezioneranno o richiederanno doni sostenibili.

Tra i regali di Natale più gettonati fra i giovanissimi che strizzano l’occhio alla sostenibilità sono incluse le borracce con cialde aromatiche che, sfruttando l’olfatto retronasale, conferiscono un sapore particolare all’acqua.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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