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11 Novembre 2023
18:00

Come spiegare la guerra ai bambini: 8 consigli utili

È importante spiegare la guerra ai bambini e non tenerli all’oscuro di quel che di brutto accade nel mondo, specie nell’epoca storica in cui viviamo, in continua evoluzione e minata da conflitti in Paesi vicini a noi. Vediamo otto strategie per raccontare la guerra ai bambini in modo semplice e non disturbante.

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Come spiegare la guerra ai bambini: 8 consigli utili
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Gli esperti dell’educazione raccomandano ai genitori di spiegare ai figli guerre e conflitti, adeguando la comunicazione all’età. Renderli partecipi di quel che accade nel mondo, vicino o lontano da loro, è importante perché i piccoli sono parte integrante della società ed è dovere degli adulti aiutarli ad attribuire un senso a quel che vedono o sentono. Dopotutto, i bambini sono costantemente esposti a stimoli – tra televisione, smartphone, radio, social, conversazioni dei grandi e tra pari – e le notizie di guerra rischiano di scatenare in loro emozioni di paura, tristezza, rabbia e ansia. I piccoli vanno quindi guidati, rassicurati e accompagnati attraverso una comunicazione corretta, priva di pregiudizi e adeguata alla loro età.

Certo, guerra e bambini è un’accoppiata difficile da digerire. Suona come un ossimoro, un contrasto più esagerato del caramello salato: significa mischiare l’innocenza, il candore, l’ingenuità di un bambino con la violenza, la crudeltà, il sangue di un conflitto. Tenere i più piccoli sotto una campana di vetro, all’oscuro della guerra e delle brutture del mondo è, tuttavia, inutile e controproducente. Specialmente nell’epoca storica in cui viviamo, iperconnessa, in continua evoluzione e caratterizzata da conflitti di portata internazionale (dalla guerra tra Russia e Ucraina a quella tra Israele e Palestina). Vediamo otto consigli utili a spiegare la guerra ai bambini.

Ascoltare i bambini

La prima regola è mettersi a disposizione dei più piccoli e ascoltarli, per sciogliere eventuali dubbi e rispondere alle loro domande, che non sono mai banali. Come consiglia l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry (AACAP), per spiegare la guerra ai bambini è utile:

  • Mettere il piccolo nella condizione di porre domande e chiarire le sue perplessità. In quest’ottica, è un’ottima idea creare un momento ad hoc e trovare un luogo in cui ascoltare il bambino, senza forzarlo a parlare fino a quando non è pronto.
  • Quando si ascolta un bambino, è importante essere consapevoli che tenderà a personalizzare le situazioni. Se il genitore o l’insegnante gli parla di guerra, è probabile che si preoccupi per amici o parenti che vivono in una città o in uno Stato associato a incidenti o eventi.
  • Aiutare il bimbo a trovare un modo per esprimersi. Chi l’ha detto che l’unico mezzo di comunicazione è la parola? Alcuni bambini preferiscono comunicare attraverso il disegno, il gioco, la scrittura… è essenziale dunque saper intercettare i loro pensieri e messaggi di sentimenti e paure, che a volte sono nascosti su un foglio o in un’attività.

Rispondere alle loro domande

Se il piccolo pone una domanda sulla guerra, l’adulto non deve ignorarla, ma rispondere in modo semplice e chiaro. È utile puntare sull’onestà, senza edulcorare la pillola: i bambini capiscono se il loro interlocutore non è sincero. Altri suggerimenti, come riporta l’AACAP, sono:

  • Riconoscere e sostenere i pensieri, sentimenti, reazioni del piccolo, dimostrandogli che le sue domande e preoccupazioni sono importanti.
  • Essere coerente e rassicurante, senza tuttavia spingersi a fare promesse irrealistiche.
  • Informare il bambino sullo stato emotivo del genitore, senza caricarli eccessivamente delle preoccupazioni da adulti.

Usare un linguaggio adatto all’età

Si consiglia di utilizzare, nelle risposte, parole e concetti facilmente comprensibili, rendere la spiegazione adeguata all’età del bambino e al suo livello di comprensione ed evitare di sovraccaricarlo con troppe informazioni. È bene, poi, prepararsi a rispondere più volte alla stessa domanda del piccolo, che, cercando delle rassicurazioni, inizierà a porre un “perché?” dietro l’altro.

Fornire supporto

Il piccolo, quando sente parlare di guerra e violenza, a volte sperimenta sentimenti di paura e preoccupazione, perciò va rassicurato. Per farlo, bisogna dimostrargli vicinanza fisica e comprensione. Anche creare e mantenere una routine in periodi di stress può confortare il piccolo davanti agli eventi violenti.

Limitare l’esposizione a immagini violente o sconvolgenti

Se da un lato il bimbo non va escluso né tenuto dall’oscuro da quel che accade, dall’altro non va sovraesposto alle informazioni. Una delle cose migliori che il genitore possa fare è limitare la sua esposizione a immagini violente o sconvolgenti, ad esempio dei notiziari. La visione ripetuta dei telegiornali con immagini di guerra aumenta lo stress e rischia di creare confusione nel piccolo, convincendolo che quel singolo evento sia accaduto più volte. Vanno monitorati anche i contenuti multimediali espliciti legati alla guerra, come videogiochi e video che circolano in rete, particolarmente angoscianti in una fase in cui il piccolo è già preoccupato dalla guerra.

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Fare attenzione ai segnali di stress

Alcuni bambini sono più sensibili di altri a immagini e racconti sulla violenza, perciò è utile, oltre che ascoltare le loro parole e valutare le loro esternazioni, osservare eventuali sintomi fisici o gesti. Reazioni anomale in più casi sono dettate dallo stress, come dolori fisici, insonnia o risvegli frequenti, segni di regressione, ritorno al vasino, pianti e lamenti ricorrenti. È importante anche osservare il loro atteggiamento con i pari, i disegni che realizzano e quello che scrivono. I

piccoli che stanno attraversando una fase complicata, poi, come la separazione dei genitori, un lutto, l’arrivo di un fratellino, sono più a rischio di sviluppare ansia. L’agitazione a volte, invece, deriva dai genitori stessi, che involontariamente la trasmettono ai figli.

Non stereotipare

Si consiglia di evitare di stereotipare gruppi di persone in base a razza, nazionalità o religione quando si affronta l’argomento della guerra. Anzi, è bene sfruttare l’occasione per insegnare la tolleranza e spiegare i pregiudizi. È opportuno, dunque, correggere ogni disinformazione o generalizzazione negativa nel piccolo, per fornirgli la verità e il contesto di cui ha bisogno. Tra l’altro, i pregiudizi e le generalizzazioni – del tipo “tutti i russi sono cattivi” – rischiano di danneggiare e procurare sofferenza, specie se ha un amico o un compagno di classe di quella specifica nazionalità vittima di stereotipi.

Concentrarsi sugli aiutanti

Proprio perché i bambini vanno rassicurati, è utile informarli sulle figure che sono intervenute sul posto per aiutare le vittime di guerra. Ha senso spiegare loro che tanti operatori sanitari, medici, infermieri sostengono le famiglie colpite della guerra per porre fine al conflitto. Se il piccolo desidera offrire personalmente il suo contributo, si può valutare l’idea di inviare donazioni a organizzazioni di beneficienza verificate, sostenere organizzazioni locali che sostengono la popolazione o partecipare alle attività organizzate dal Comune, dalla Chiesa o dalla comunità in cui si vive.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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