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3 Novembre 2023
14:00

Come spiegare ai bambini che i genitori vanno a lavorare

Spiegare ai bambini che i genitori vanno a lavorare non è semplice, tuttavia esistono delle strategie utili per facilitare il distacco e raccontare perché gli adulti escono di casa per svolgere la loro professione. La prima regola è non mentire ed essere sinceri: mamme e papà lavorano per mantenere i figli e guadagnare i soldini e, a volte, per passione. Ecco come spiegare ai figli perché i grandi vanno a lavorare.

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Come spiegare ai bambini che i genitori vanno a lavorare
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Spiegare ai bambini che i genitori vanno a lavorare a volte è complicato, tuttavia non è un ostacolo insormontabile. Con una corretta comunicazione i piccoli capiranno che si tratta di un allontanamento temporaneo, e non di un abbandono. Il distacco da mamme e papà a volte è vissuto in modo struggente dai più piccoli, che vanno informati su dove i genitori stanno andando e su perché ogni giorno alla stessa ora vengono affidati ai nonni, alla babysitter o agli educatori dell’asilo.

Esistono delle strategie utili per spiegare in modo chiaro e semplice ai figli piccoli perché gli adulti sono costretti a “scomparire” per parte della giornata, il cui comune denominatore è la sincerità. Si consiglia infatti di raccontare cosa effettivamente fanno mamme e papà a lavoro e di scegliere il giusto approccio in base all’età. Ha senso pure spiegare ai bambini con entusiasmo che inizieranno una nuova avventura che li vedrà protagonisti e che quel lavoro permette di guadagnare i “soldini” che servono per mangiare e comprare quello che occorre.

Se i figli vanno già a scuola, un suggerimento valido è paragonare scuola e lavoro, spiegando che a grandi e piccoli spettano rispettivi diritti e doveri. Ecco 9 consigli per spiegare ai bambini che mamme e papà vanno a lavorare.

Il giusto approccio in base all’età

Naturalmente si deve adattare la spiegazione all’età del bambino. Il discorso da affrontare con il figlio sarà più approfondito e dettagliato se il piccolo ha superato i 3-4 anni di età ed è in grado di capire quanto gli viene comunicato dall’adulto. Con un bimbo più piccolo a volte funzionano meglio i gesti, qualche parola semplice ed immediata, il racconto di una storia o di un aneddoto, giochi simbolici e/o l’impostazione di nuovi divertenti rituali e routine (come vedremo in seguito). Oltre che a seconda dell’età, l’approccio va ovviamente adeguato alla capacità del singolo bambino di ascoltare e comprendere la spiegazione.

Spiegare che lavoro fanno i genitori

La prima regola per spiegare perché i genitori vanno a lavorare, è raccontare come gli adulti trascorrono quelle ore fuori casa. Qual è la mansione che svolgono? Che cosa fanno effettivamente a lavoro? È importante spiegarlo ai bambini. Se la mamma o il papà è medico, si dirà al figlio che il genitore si occupa di curare la “bua” delle persone malate. Se è un muratore, che costruisce le case dove mangiano e dormono le famiglie, proprio come la loro. A lavoro, poi, non sono probabilmente gli unici genitori: se mamme e papà hanno dei colleghi con figli, è una buona idea informare il piccolo per rassicurarlo e spiegargli che anche i loro genitori vanno a lavorare.

Una nuova avventura

Il ritorno al lavoro a tempo pieno dopo un periodo di part-time o il rientro in ufficio dopo mesi di congedo genera un profondo cambiamento all’interno della routine domestica. È utile, quindi, spiegare con entusiasmo al piccolo che inizieranno, sia lui che i genitori, una nuova avventura e un capitolo inedito della loro vita. Gli adulti saranno via di casa per più tempo e il bambino, in quelle ore, sperimenterà esperienze diverse, avrà occasione di trascorrere del tempo con i nonni e/o di socializzare con gli amici a scuola o all’asilo.

Soldi (e passione)

I soldi sono ritenuti un argomento tabù, specie se lo si intende affrontare con i più piccoli.  Il denaro viene generalmente concepito come qualcosa di “sporco” e di totalmente estraneo ai bambini. In realtà, invece, la sincerità, come già ribadito, premia: è fondamentale spiegare ai piccoli che i genitori lavorano per mantenere la loro famiglia e per guadagnare quei soldini che servono per mangiare, per riempire il carrello della spesa, per acquistare le cose che occorrono in casa, ed eventualmente per togliersi qualche sfizio. Ha senso condire il discorso con esempi pratici.

Se mamme e papà lavorano anche per passione e per ambizione personale, è giusto sottolinearlo. Come al piccolo magari piace giocare con le macchine, con i pupazzi o con la cucina, così l’adulto ha i suoi interessi che magari coincidono con il lavoro.

“Come tu vai a scuola, io vado a lavoro”

Scuola (o asilo) e lavoro sono decisamente diversi, hanno obiettivi diversi e sono ambienti diversi, tuttavia a volte è utile paragonarli per trasmettere al bambino il concetto che sia i grandi che i piccoli hanno impegni, diritti e doveri.

Spiegare attraverso una storia

Se il piccolo fatica ad accettare il distacco dai genitori quando vanno a lavoro, può risultare efficace raccontargli una storiella in cui la mamma o il papà si separa dal figlio per svolgere la sua professione. L’adulto può inventare il racconto o può acquistare un libro da leggere al figlio prima di andare a letto. Ne esistono diversi in commercio. Alcuni hanno per protagonisti degli animali costretti ad abbandonare i cuccioli per qualche ora nel nido o nella tana per procacciare del cibo da consumare insieme.

Tenere attiva la connessione a distanza

I genitori quando spiegano che vanno a lavoro possono lasciare al figlio un oggetto simbolico che li terrà connessi a distanza. Degli esempi sono:

  • Baci da tenere in tasca: si disegna o si imprime col rossetto lo stampo di un bacio su un fazzoletto o su un pezzo di carta, che verrà piegato e lasciato nella tasca o nella mano del piccolo
  • Cuoricino disegnato sulla mano: si disegna sulla mano o sul polso nostro e su quello del piccolo un cuoricino, spiegando che ogni volta che si sentirà solo potrà toccarlo o dargli un bacino, e la mamma o il papà lo percepirà

Il rituale del saluto felice

A volte le parole per spiegare non sono sufficienti, specie se il figlio è piccolo. Se al momento del distacco il bimbo scoppia in un pianto disperato, diventa più difficile per il genitore allontanarsi, uscire di casa e salire in macchina per raggiungere il posto di lavoro. Perché non creare un rituale di saluto felice e sereno prima della partenza? Delle idee interessanti da sperimentare davanti alla porta sono: l’abitudine dei tre baci sulla guancia, dell’abbraccio, della canzoncina preferita, della caramella alla fragola (da scartare e mangiare insieme), o l’idea di coinvolgere il piccolo nella preparazione prima di andare a lavoro. È importante, comunque, non dimenticarsi mai di salutarlo prima di andarsene: il piccolo non deve avere l’impressione di essere stato abbandonato o che il genitore voglia fuggire da lui.

Creare una nuova routine

Tornare a lavoro dopo un periodo a casa con il figlio comporta uno stravolgimento della routine. Se accade, occorre crearne una nuova. Dopo lavoro, per esempio, la mamma gli promette di andarlo a prendere alla lezione di musica, il papà di portarlo al parco o di cucinare con lui la cena. Una strategia utile è anche quella dell’agenda visiva: si tratta di realizzare insieme al piccolo una sorta di calendario da appendere sul frigorifero o nella sua cameretta che scandisce le attività quotidiane. Il bambino saprà che quel giorno il genitore non ci sarà perché va a lavoro, mentre nel weekend o nei giorni di riposo magari sarà libero e trascorreranno del tempo insieme.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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