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22 Giugno 2023
14:00

Cosa fare se il bambino trattiene la cacca?

Nel caso in cui il piccolo trattenga a lungo la cacca e si rifiuti per giorni di andare al bagno, è opportuno rivolgersi al pediatra. In genere, si tratta di un disagio di natura psicologica. Ecco dei consigli per incoraggiare il piccolo ad andare di corpo.

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Cosa fare se il bambino trattiene la cacca?
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Il piccolo sta scioperando dall’appuntamento quotidiano con il vasino e trattiene la cacca da giorni. È una situazione che crea stress e frustrazione nel bambino e nel genitore, il quale s’interroga su quale strategia miracolosa adottare per convincere il figlio a spingere e a espellere le feci.

Il primo passo per intervenire e risolvere la stipsi infantile è quello di rivolgersi al pediatra per capire se il disturbo sia di natura medica o, come succede nel più dei casi, psicologica.

Le ragioni alla radice della difficoltà del piccolo a scaricarsi potrebbero essere molteplici. Se accade in vacanza, per esempio, la stitichezza potrebbe essere dovuta al cambiamento della sua routine giornaliera. Oppure, il pargolo potrebbe giustificarsi spiegando in tono perentorio: «Devo giocare!».

Il periodo di stipsi potrebbe coincidere  anche con un periodo di difficoltà generale o di stravolgimento nella sua vita, come l’arrivo di un fratello, il ritorno a scuola, la morte di un caro. Vediamo quali stratagemmi e buone pratiche mettere in atto per aiutare il bambino ad andare di corpo in bagno.

La cacca è bella!

Una tendenza comune è quella di associare la cacca a qualcosa di negativo, di sporco, di brutto. Un’associazione mentale che viene colta dal piccolo, che sviluppa una repulsione per le feci. Di conseguenza, il bimbo si convince che, se trattiene la cacca, non sporca, e inizia a respingere la defecazione. È utile, dunque, che il genitore trasmetta al figlio una connotazione positiva dell’espulsione delle feci, svincolata da quella che rimanda alla sporcizia. Spieghiamogli che fare la cacca è un meccanismo naturale del nostro corpo, dotato di una valenza vitale.

Evviva, hai fatto la cacca!

Un consiglio utile è quello di congratularsi con il piccolo dopo l’espulsione delle feci. Festeggiare quando il bimbo va in bagno senza trattenere la cacca è essenziale per educarlo all’importanza di liberare l’intestino regolarmente.

Creare un ambiente sereno e tranquillo

Per sentirsi a proprio agio, al piccolo occorre un ambiente rassicurante e un’atmosfera tranquilla e rilassante. Potrebbe avere senso proporgli un libro da leggere insieme mentre è seduto sul wc, oppure un giocattolo.

Essere pazienti

Se è vero che la pazienza è la virtù dei forti, i genitori devono essere dei veri e propri titani. Servono amore, pazienza, calma, dedizione, impegno, dolcezza per sostenere il piccolo e invitarlo a non respingere lo stimolo della cacca. È bene incoraggiarlo con pacatezza e dimostrarsi disponibili al dialogo con lui.

Forse ci vorranno minuti, forse ore, forse più momenti della giornata. Di certo accompagnare il piccolo al bagno mantenendo gli occhi puntati sull’orologio, non aiuta a metterlo a suo agio.

Ogni bimbo ha il suo ritmo, anche sul vasino o sul wc, non ha senso mettergli fretta o pressione o misurare le tappe evolutive, azzardando inutili paragoni con fratelli e amici.

Controllare l’alimentazione

Occhio a quel che il bambino mangia. Una dieta equilibrata e ricca di frutta e verdura favorisce la regolare evacuazione intestinale.

Organizzarsi fuori casa

Quando si esce di casa, è opportuno portare con sé un cambio pulito e tutto l’occorrente per pulire e cambiare il pargolo nel caso decida di liberarsi al parco o al ristorante. Se va al nido o dai nonni, prepariamo uno zainetto con pannolini, tutina, salviette e il necessario da lasciare a chi si occupa del piccolo.

Confrontarsi con gli esperti

La prima figura di riferimento per la salute del piccolo è il pediatra, che è il primo professionista da contattare in caso di difficoltà di evacuazione intestinale. Sarà lui a scongiurare l’ipotesi un disturbo più grave e a prescrivere eventuali esami. Se la stipsi è da ricondurre ad un problema di natura psicologica, potrebbe risultare utile consultare uno psicologo, che aiuterà il genitore nell’approccio al disturbo del figlio. È una buona idea anche confrontarsi con gli educatori del nido o gli insegnanti della scuola dell’infanzia per intervenire in modo corale sul disagio del bimbo.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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