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2 Settembre 2023
14:00

Cos’è l’homeschooling e qual è la differenza con la scuola parentale

L'homeschooling, o istruzione parentale domestica, è l’istruzione impartita dai genitori (o da figure scelte dai genitori) ai figli. In Italia è un fenomeno in crescita e assolutamente legale, purché il minore sostenga annualmente in una scuola un esame di idoneità all'anno successivo. Non è da confondere con la scuola parentale, che è un progetto educativo con una dimensione comunitaria.

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Cos’è l’homeschooling e qual è la differenza con la scuola parentale
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L’homeschooling, home education, o istruzione parentale domestica consiste in un percorso di istruzione autogestito a casa. Si tratta di una modalità di educazione prevista dalla legge italiana, secondo cui la famiglia si sostituisce alla scuola e provvede direttamente all’educazione del figlio a casa. L’istruzione domestica non è da confondere, tuttavia, con la scuola parentale, che è un progetto educativo avviato da un gruppo ristretto di famiglie che si uniscono per creare un’alternativa alla scuola tradizionale in un ambiente extradomestico e generalmente con l’aiuto di un’équipe pedagogica.

Cosa si intende per homeschooling?

Per homeschooling si intende letteralmente “scolarizzazione domestica” e consiste nell’educare i minori in età scolare a casa anziché a scuola. Ad occuparsi dell’istruzione dei piccoli è il genitore, un tutor o un insegnante, che ha il compito di aiutare il giovane alunno a raggiungere gli obiettivi di apprendimento previsti per la sua età utilizzando generalmente metodi didattici personalizzati e meno formali rispetto a quelli scolastici.

Si tratta di un’alternativa alla scuola tradizionale prevista per legge. Al posto di una classe gremita di studenti, di banchi, di tanti insegnanti quante sono le materie di studio, di compagni, di un edificio scolastico, l’“homeschooler” ha un unico maestro – il genitore, un tutor o un insegnante privato – e segue le lezioni da solo direttamente a casa. La scelta della famiglia di far studiare il figlio a casa è tutelata dalla Costituzione, la quale all’articolo 34 stabilisce che ad essere «obbligatoria» è «l’istruzione inferiore, impartita per almeno 8 anni», non la scuola. Sono i genitori, in aggiunta, ad avere il «dovere e diritto» di «mantenere, istruire ed educare i figli». È responsabilità di mamme e papà l’istruzione primaria che ricevono i figli, mentre lo Stato ha il compito di vigilare sul rispetto del vincolo dell’obbligo dell’istruzione.

L’homeschooling non è l’istruzione domiciliare (ID), opzione destinata a bambini e adolescenti malati, che per motivi di salute non riescono a frequentare la scuola con continuità.

Come funziona l’homeschooling in Italia?

I metodi di istruzione parentale non sono standard: dipendono dalla singola famiglia. Alcune scelgono di adottare il tradizionale schema scolastico, riproponendo al figlio un orario di lezione analogo a quello della scuola, programmi e testi scolastici, la suddivisione in materie di studio, la figura del docente “in cattedra” e dell’alunno discente, eccetera.

Altre famiglie, invece, prediligono metodi didattici più personalizzati e meno formali rispetto a quelli della scuola tradizionale, puntando sull’apprendimento di competenze e sul raggiungimento degli obiettivi, senza seguire tempistiche specifiche, una suddivisione in materie o una distanza tra docente e discente.

Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero dell’Istruzione e del Merito, l’istruzione parentale è un fenomeno in crescita in Italia, specialmente dopo la pandemia da Covid-19. Eppure, l’istruzione parentale a casa è stata ed è tutt’oggi oggetto di critiche e di sguardi scettici e diffidenti. In Germania l’homeschooling è addirittura vietata (a eccezione che nei casi legati alla salute cagionevole dello studente, mentre in Francia). Per i detrattori l’homeschooling ostacola la socializzazione in una fase della vita, l’infanzia, in cui le interazioni sociali sono di vitale importanza per la crescita e lo sviluppo del bambino. Tra gli svantaggi sono inclusi l’assenza di confronto con l’autorità, l’incompletezza della preparazione domestica, la confidenza del figlio con il genitore-maestro e il peso dell’istruzione sulla famiglia.

Per i suoi sostenitori, invece, l’homeschooling favorisce la concentrazione ed evita distrazioni durante le lezioni, protegge il minore da rischi quali il bullismo, il clima oppressivo e competitivo della classe e le pressioni sociali, permette di creare percorsi d’apprendimento personalizzati che puntano ad assecondare bisogni, passioni e tempi del singolo. Per quanto riguarda il tasto della socializzazione, ritenuto il più dolente da chi sconsiglia l’homeschooling, gli estimatori dell’istruzione a casa sostengono che il piccolo abbia altre occasioni più sane per socializzare con i pari, quali lo sport, le passioni, il volontariato, le gite.

Chi può fare homeschooling?

L’homeschooling è un’opportunità aperta a qualsiasi famiglia. I genitori che scelgono di istruire il figlio a casa, tuttavia, hanno dei doveri, come riporta il Mistero dell’Istruzione e del Merito:

  • Rilasciare al dirigente scolastico della scuola più vicina un’apposita dichiarazione, da rinnovare anno per anno, che certifichi il possesso della capacità tecnica o economica per provvedere all’insegnamento parentale
  • Il minore è tenuto a sostenere annualmente un esame di idoneità all’anno scolastico successivo per il passaggio alla classe successiva

A loro volta, preside e sindaco hanno il compito di controllare che lo studente rispetti l’obbligo di istruzione.

Che differenza c’è tra homeschooling e scuola parentale?

L’istruzione domestica non è da confondere con la scuola parentale, che è un progetto educativo avviato da un gruppo ristretto di famiglie che si uniscono per creare un’alternativa alla scuola tradizionale in uno spazio extradomestico e generalmente con l’aiuto di un’équipe pedagogica.

A differenza dell’homeschooling, in sostanza, la scuola parentale ha una dimensione comunitaria: più famiglie realizzano per i figli un progetto educativo condiviso.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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