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Bullismo: cos’è il fenomeno presente a scuola e online e come affrontarlo

Il bullismo è un fenomeno che si distingue da altri atti di violenza per la sua ripetitività nel tempo, la posizione di superiorità del bullo sulla vittima e la volontà di fare del male. Presente nelle scuole, sul web e nei campi sportivi, ovunque i ragazzi vivono le loro prime esperienze di indipendenza. É fondamentale dialogare con i nostri figli e affrontare il problema sia se il ragazzo è una vittima sia se è un bullo.

A cura di Sophia Crotti
2 Marzo 2023
11:00
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Bullismo: cos’è il fenomeno presente a scuola e online e come affrontarlo
Bullismo e cyberbullismo
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Isolamento, ansia, paura, sottomissione, depressione e autolesionismo sono solo alcune delle conseguenze che il fenomeno del bullismo porta con sé. Corre tra i banchi di scuola, dove spesso si manifesta con un calo del rendimento, malesseri fisici e il rifiuto di tornare in classe. Si fa spazio negli spogliatoi, nel post partita, sugli spalti o sul campo sportivo. In questo caso causando il cosiddetto drop-out, ossia l'abbandono precoce dell'attività sportiva.

Il bullismo nasce in tutti quei luoghi insomma dove i ragazzi non sono costantemente sotto lo sguardo dei loro genitori e vivono le loro prime esperienze di indipendenza. Ma cos’è, come si manifesta e quando è nato questo fenomeno?

Cos’è il bullismo

Il termine “bullismo” è comparso per la prima volta in un testo scientifico nel 1973, quando il medico Peter-Paul Heinemann pubblicò il testo “Bullismo: Violenza di gruppo tra bambini e adulti” nel quale commentava una serie di articoli scritti dal primo psicologo che trattò l’argomento: Dan Olweus.

Un bullo è un prepotente, qualcuno che maltratta e intimorisce

Il fenomeno, però, è sempre esistito, si è evoluto nel tempo, andando di pari passo anche con lo sviluppo delle nuove tecnologie. Ad evolversi nel tempo è stata anche la parola “bullo”, che nei secoli ha cambiato completamente il proprio significato. Le sue origini si trovano nel tedesco bule che significa “amico intimo” e nell'olandese boel “fratello”, il termine inglese bullying che usò Dan Olweus aveva, però, ben altro significato. Un bullo è un prepotente, qualcuno che maltratta e intimorisce.

Il bullismo viene definito come una serie di prepotenze compiute da bambini o ragazzi nei confronti dei loro coetanei. Tre sono gli elementi che distinguono il bullismo da altre forme di violenza e permettono di individuarlo:

  • L’intenzionalità: il bullo vuole volontariamente fare del male, che sia fisico o psicologico alla sua vittima, che diventa a tutti gli effetti il suo bersaglio
  • La persistenza: o ripetitività che la si voglia chiamare, il bullo, presa di mira la vittima, consapevole delle sofferenza che questa prova, continua a infastidirla, in modo che questa perda sempre di più la stima in sè.
  • L’asimmetria relazionale: il bullo è in una posizione di superiorità rispetto alla vittima, magari in un gruppo è il più ascoltato e stimato e prende di mira qualcuno che caratterialmente o fisicamente è più debole. Spesso infatti il bullo induce la vittima a compiere azioni che questa non vorrebbe compiere

Il bullismo poi può essere di 3 diversi tipi:

  • Diretto: se fisico, intendiamo atti di violenza, che avvengono anche in pubblico, quindi calci, pugni, sberle, spintoni alla vittima. Se verbale, insulti di qualsiasi tipo rivolti alla vittima
  • Indiretto: in questo caso la vittima non viene platealmente discriminata, il tutto avviene “per vie traverse”, ossia il bullo mette in giro voci false sul suo conto, fa girare informazioni personali e/o foto della vittima
  • Cyberbullismo: il termine è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey ed è la manifestazione sul web di atti di bullismo, fenomeno di ben più ampia portata rispetto al bullismo vis a vis, poiché coinvolge molte più persone della cerchia ristretta della scuola, della classe o del gruppo del quale bullo e vittima fanno parte, coinvolge potenzialmente tutti gli utenti del web

I dati del bullismo

Il bullismo, come abbiamo detto, è un fenomeno che si registra soprattutto a scuola, o che comunque coinvolge i ragazzi della stessa classe o dello stesso istituto. Per indagare il fenomeno sono stati effettuati diversi sondaggi ad alunni e insegnanti. Dai risultati emerge che le vittime del bullismo sono in prevalenza le ragazze e che spesso gli atti di bullismo sono mossi dal pregiudizio per l’orientamento sessuale, l’etnia o la disabilità.

Un’indagine svolta tra maggio e luglio dalla piattaforma ELISA, nata su iniziativa del Ministero dell’Istruzione e l’Università di Firenze, dopo la pubblicazione della legge 71 del 2017, ha coinvolto 314.500 studenti di 765 scuole superiori e 46250 docenti di 1849 istituti scolastici primari e secondari di primo e secondo grado.

Bullismo a scuola

I dati che ne sono emersi fanno capire che il bullismo è un fenomeno molto presente tra i banchi: il 22,3% degli studenti ha dichiarato di essere vittima di bullismo da parte di un loro pari. Di questa percentuale, il 2,9% in maniera sistematica. Il 18,2% degli studenti ha ammesso di aver preso parte attivamente a episodi di bullismo.

Il 22.3% degli studenti è vittima di bullismo, il 18.2% mette in atto atteggiamenti violenti

E quali sono i bersagli prediletti dei bulli? Il bullismo sembrerebbe nel 18,8% dei casi essere mosso da pregiudizi sulla disabilità (5,4% dei casi), sull’orientamento sessuale (4,7% dei casi) e sull’etnia (5,2% dei casi). Il fatto che venissero presi di mira soprattutto studenti stranieri o figli di genitori stranieri era stato rilevato già da un’indagine condotta dall’ISTAT nel dicembre 2015, che aveva coinvolto 1687 studenti di età compresa tra gli 11 e i 17 anni.

I dati dimostravano che i ragazzi più esposti al fenomeno del bullismo fossero quelli di un’etnia diversa da quella italiana, arrivando a registrare il 42% di episodi in più.

Il cyberbullismo

Il reato di cyberbullismo, come recita il testo della legge 71 del 2017, volta a contrastare il fenomeno è:

Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (Legge 71/17)

Già nel sondaggio Istat del 2015 il fenomeno dell’utilizzo sempre più frequente dei dispositivi digitali ha indotto la ricerca a soffermarsi anche sul fenomeno del cyberbullismo, che merita una riflessione a sé, essendo un fenomeno di più larga portata. A differenza del bullismo, gli insulti provenienti da un cyberbullo possono potenzialmente raggiungere chiunque. Questo perché ciò che viene pubblicato sul web è pubblico e facilmente ricondivisibile.

Il cyberbullismo è un fenomeno di più ampia portata perché ciò che viene pubblicato online può arrivare a tutti

Il cyberbullo poi è difficile da riconoscere, chiunque lo potrebbe essere, i cosiddetti “leoni da tastiera”spesso sono persone che mai immagineremmo potrebbero dire o fare quello che mettono in pratica da dietro lo schermo.

Dal report condotto dall’Istat nel 2015 emergeva che il cyberbullismo avesse colpito il 22,8% egli intervistati e che il rischio di rimanerne vittima fosse più alto per i più giovani utenti (11-13 anni) e andasse diminuendo tra i 14 e i 17 anni.

Il sondaggio svolto dalla piattaforma ELISA, invece, nel 2021 registra l'8,4% degli intervistati come vittime di episodi di cyberbullismo. Inoltre il 7% di studenti, rispondendo al sondaggio, ha ammesso di aver preso parte a degli sfottò online.

Un fenomeno che coinvolge molti ragazzi e spesso parte dai social network è quello delle challenge, pericolose sfide che hanno l’obiettivo di far compiere anche azioni molto pericolose ai giovani utenti. Per questo rimane di estrema importanza osservare i nostri ragazzi, imporre delle regole sull’utilizzo dei social ed educarli a un corretto uso di internet, evidenziandone anche tutte le criticità. A questo proposito già nel 2019 con la legge 92 è stata introdotta nelle scuole educazione alla cittadinanza digitale.

Bullismo e cyberbullismo per la legge

Non esiste una normativa ad hoc per il bullismo, o meglio non esiste il reato di bullismo. Questo non significa che il bullo la passi liscia, ma che la sanzione dipenderà da quale tipo di violenza ha messo in atto. Il Codice Penale punisce percosse, violenza privata, atti persecutori, diffamazione, minacce ed istigazione al suicidio, con sanzioni differenti a seconda dell’entità del fatto.

La sentenza n.163 del 2021 della Cassazione, però, è stata molto importante in materia di bullismo. Ha infatti stabilito che gli atti di bullismo integrano il reato di violenza privata quando la vittima è stata messa in soggezione o quando è stata costretta a compiere delle azioni che non avrebbe mai voluto fare o è stata obbligata a tollerarne altre.

Dunque grazie a questa sentenza è stato messo in evidenza uno dei problemi più forti del bullismo, ossia che vada a influire fortemente sulla volontà della vittima. Non serve che si arrivi al momento in cui il bullo faccia del male fisico al ragazzo perché sia sanzionato. Già il solo avergli impedito di agire liberamente può portarlo a dover scontare fino a 4 anni di carcere.

Cyberbullismo

In materia di cyberbullismo, invece esiste dal 2017 la legge n.71 che definisce il cyberbullismo e ha come obiettivo quello di prevenire con una strategia di attenzione il fenomeno. Infatti educando, tutelando e assicurando l’attuazione di interventi in caso di atti di bullismo questo fenomeno può essere disincentivato. Questa legge ha introdotto una figura molto importante nella scuola il referente per il bullismo e cyberbullismo, un docente preparato a cui spetta il compito di dare vita ad attività di sensibilizzazione sul tema, che gestisce le richieste di aiuto e sceglie le modalità di intervento a  seconda di quello che è accaduto.

La scuola per contrastare il fenomeno ha introdotto il referente per il bullismo, il team antibullismo e il team per l'emergenza

Nel maggio 2021, con l’aggiornamento delle "Linee di Orientamento per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di Bullismo e Cyberbullismo" è stato fortemente consigliato alle scuole di avere un Team Antibullismo o un Team per l’Emergenza. Il primo composto da docenti della scuola e personale specializzato come lo psicologo scolastico o il pedagogista, il secondo necessario nel caso in cui queste figure mancassero e quindi supportato dalle figure che si occupano della sicurezza a livello provinciale o comunale.

Il bullismo nello sport

Il bullismo non circola solo tra i banchi di scuola ma rimbalza anche tra i campi sportivi. Uno studio svolto da un team di 29 esperti di Bolzano ha individuato quali sono gli atteggiamenti dei ragazzi, ai quali stare attenti sul campo sportivo:

  • Se l’atleta insulta o fa del male all’avversario
  • Se l’atleta insulta un suo compagno
  • Se l’atleta ironizza sulle prestazioni sportive di un suo compagno che non eccelle
  • Se l’atleta diffonde immagini denigratorie di un compagno
  • Se gli atleti creano un gruppo su whatsapp escludendo volontariamente un loro compagno di squadra

Il lavoro più importante è quello degli allenatori che devono sempre tenere a mente che non stanno solamente preparando uno sportivo ma educando un ragazzo o un bambino che sarà un adulto di domani. Devono quindi essere esempi di lealtà e fair play. Un allenatore che schernisce un atleta, gli urla addosso, lo sta umiliando, non migliorando. Inoltre, così facendo passa il messaggio agli altri componenti della squadra che anche loro possono comportarsi così con lui.

Il bullismo nello sport

Cosa devono fare quindi gli allenatori:

  • Stabilire delle regole, dei limiti punendo le trasgressioni
  • Agire immediatamente se si rendono conto di qualche atteggiamento intimidatorio messo in atto anche in spogliatoio o durante le trasferte
  • Creare un clima che permetta agli atleti di sentirsi liberi di raccontare se qualcosa non va
  • Osservare i propri atleti chiedendo loro il perché di qualche atteggiamento strano

E se nostro figlio è un bullo?

Non è facile scoprire che il nostro bambino è vittima di bullismo, perché spesso non si sa come agire e si ha il terrore di peggiorare la situazione prendendo una posizione netta. Non è facile nemmeno, però, rendersi conto che nostro figlio ha commesso o commette atti di bullismo. Inevitabilmente mettiamo in discussione la nostra posizione educativa di genitori, ragioniamo su cosa possiamo aver sbagliato, su quali messaggi gli abbiamo trasmesso o su quanto siamo stati assenti.

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Le motivazioni che portino un ragazzo a diventare un bullo ipotizzate negli anni dagli psicologi sono diverse:

  • Atteggiamento emotivo di indifferenza da parte dei genitori nei primi anni di vita del ragazzo
  • Atteggiamenti fisicamente o verbalmente violenti usati spesso per sgridare il bambino
  • Permissivismo educativo davanti anche ad atteggiamenti violenti del bimbo
  • La tendenza a legittimare sempre gli atteggiamenti violenti del bambino dicendo frasi del tipo "Sono ragazzate", "Se lo ha picchiato è perchè se lo meritava"

In ogni caso è importante intervenire, controllare l’attività online di nostro figlio, cercare di capire come si comporta con gli altri e invitarlo il più possibile a dialogare con noi. Spesso atteggiamenti violenti sono solo la manifestazione di un profondo dolore.

Il bullismo preso in tempo può essere affrontato

Questo non giustifica la violenza fisica e psicologica messa in atto nei confronti dei coetanei ma ci può rassicurare sul fatto che certi fenomeni, presi in tempo, possono essere compresi e affrontati. Dobbiamo farci aiutare e non prendere eventuali segnalazioni provenienti dagli amici del ragazzo, dai loro genitori o dalla scuola come attacchi al nostro metodo educativo.

Numeri da contattare in caso di emergenza

Importantissimo è denunciare gli episodi di bullismo, chiedere aiuto, parlare con genitori e insegnanti. Se assistiamo a atti violenti possiamo contattare il numero per le emergenze: 112, spiegando cosa accade.

Esistono anche numeri e siti appositi, contattabili in caso di emergenza:

  • Il numero verde nazionale 800-66.96.96 attivo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00, a cui rispondono operatori specializzati come psicologi, insegnanti e personale del Ministero
  • Il sito ministeriale per un utilizzo responsabile di internet
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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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