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È rimasto tetraplegico due anni fa dopo una funesta caduta e da dieci mesi vive in una camera dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari perché casa sua è un angusto sottoscala, inadeguato alle esigenze di un disabile grave. Il protagonista della triste vicenda – che non ha nulla a che vedere con il romanzo di Harry Potter, se non l’ambientazione, il ripostiglio del sottoscala del numero 4 di Privet Drive – è un 12enne originario del Bangladesh, che da quasi un anno è ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale pugliese. I medici non lo hanno ancora dimesso perché il ragazzino abita con mamma, papà e due fratelli in un piccolo sottoscala nel quartiere Libertà, un rione a ridosso del centro di Bari, uno spazio stretto e non idoneo ad accogliere un disabile in sedia a rotelle.
Il piccolo è costretto a rimanere nella struttura ospedaliera fino a quando la famiglia non troverà un’idonea collocazione abitativa che permetta al 12enne disabile di ricevere le cure a domicilio. In realtà, i genitori hanno iniziato a cercare una casa adatta alle esigenze del figlio poco dopo il ricovero, senza tuttavia successo.
Il papà, che per anni ha lavorato come cuoco e che oggi si dedica al figlio notte e giorno, è stato aiutato nella ricerca di una dimora perfino dai medici che hanno in cura il giovane paziente, invano: al momento non si trova un proprietario disposto a concedere un appartamento in affitto.
Oggi che ha le carte in regola per essere dimesso, il piccolo non ha, quindi, una sistemazione a piano terra o con ascensore, predisposta ad ospitare un disabile grave con un quadro clinico che richiede regolari sedute di fisioterapia e servizi di assistenza domiciliare specializzata.
Anzi, il sottoscala dove la famiglia bangladese mangia e dorme consiste in un’unica stanza di 35 mq, a cui si accede attraverso dei ripidi gradini. Un ambiente con barriere architettoniche, non conforme alle esigenze di un 12enne che si muove sulle due ruote.