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29 Giugno 2023
11:50

Da 10 mesi vive in ospedale perché «la sua casa è un sottoscala»: la disavventura di un 12enne tetraplegico di Bari

Un 12enne tetraplegico originario del Bangladesh è ricoverato al Giovanni XXIII di Bari da quasi un anno perché la casa in cui vive con la sua numerosa famiglia non è adatta alle esigenze di un disabile grave. Senza un’abitazione consona, tuttavia, il piccolo non può ricevere le cure domiciliari.

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Da 10 mesi vive in ospedale perché «la sua casa è un sottoscala»: la disavventura di un 12enne tetraplegico di Bari
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È rimasto tetraplegico due anni fa dopo una funesta caduta e da dieci mesi vive in una camera dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari perché casa sua è un angusto sottoscala, inadeguato alle esigenze di un disabile grave. Il protagonista della triste vicenda – che non ha nulla a che vedere con il romanzo di Harry Potter, se non l’ambientazione, il ripostiglio del sottoscala del numero 4 di Privet Drive – è un 12enne originario del Bangladesh, che da quasi un anno è ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale pugliese. I medici non lo hanno ancora dimesso perché il ragazzino abita con mamma, papà e due fratelli in un piccolo sottoscala nel quartiere Libertà, un rione a ridosso del centro di Bari, uno spazio stretto e non idoneo ad accogliere un disabile in sedia a rotelle.

Il piccolo è costretto a rimanere nella struttura ospedaliera fino a quando la famiglia non troverà un’idonea collocazione abitativa che permetta al 12enne disabile di ricevere le cure a domicilio. In realtà, i genitori hanno iniziato a cercare una casa adatta alle esigenze del figlio poco dopo il ricovero, senza tuttavia successo.

Il papà, che per anni ha lavorato come cuoco e che oggi si dedica al figlio notte e giorno, è stato aiutato nella ricerca di una dimora perfino dai medici che hanno in cura il giovane paziente, invano: al momento non si trova un proprietario disposto a concedere un appartamento in affitto.

Oggi che ha le carte in regola per essere dimesso, il piccolo non ha, quindi, una sistemazione a piano terra o con ascensore, predisposta ad ospitare un disabile grave con un quadro clinico che richiede regolari sedute di fisioterapia e servizi di assistenza domiciliare specializzata.

Anzi, il sottoscala dove la famiglia bangladese mangia e dorme consiste in un’unica stanza di 35 mq, a cui si accede attraverso dei ripidi gradini. Un ambiente con barriere architettoniche, non conforme alle esigenze di un 12enne che si muove sulle due ruote.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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