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8 Gennaio 2024
9:00

Disturbo Ossessivo Compulsivo in infanzia e adolescenza: come si manifesta e come si spiega

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è una condizione che normalmente si manifesta in adolescenza, tuttavia non mancano casi precoci in cui fin da bambini iniziano a svilupparsi vere e proprie manie di controllo che si manifestano con comportamenti ripetuti e crisi di ansia se qualcosa sfugge all'ordine prestabilito.

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Disturbo Ossessivo Compulsivo in infanzia e adolescenza: come si manifesta e come si spiega
Psicologa e psicoterapeuta
disturbo ossessivo compulsivo ragazzi

Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è una condizione piuttosto frequente caratterizzata dalla presenza di:

  • ossessioni, cioè pensieri, immagini mentali o impulsi ricorrenti e vissuti come intrusivi e fastidiosi
  • compulsioni, cioè comportamenti o atti mentali che la persona esegue in risposta, proprio per eliminare o ridurre il disagio o l'ansia suscitati dall'ossessione.

Di solito il disturbo si presenta a partire dall'adolescenza ma può capitare di osservare un esordio precoce (prima dei 15 anni).

Non esiste una singola causa alla base del DOC, al momento si pensa abbia un'origine multifattoriale in cui intervengono fattori biologici ma anche ambientali, ad esempio esperienze traumatiche o stili educativi particolarmente severi e incentrati sul senso di colpa.

Accorgersi precocemente di questo disturbo ed arrivare poi a una diagnosi può essere difficile in quanto i bambini e ragazzi tendono di solito a nascondere o a non parlare dei propri rituali, soprattutto quando pensano che siano strani o provano vergogna a riguardo.

Come si manifesta

Alcune manifestazioni tipiche possono essere ad esempio il lavaggio ripetuto delle mani, accendere e spegnere diverse volte l'interruttore della luce, tenere le proprie cose in un ordine rigido e scrupoloso, essere assorti a contare, pensare determinate formule, frasi o parole.

Oltre a queste più evidenti esistono altri tipi di comportamenti tipici e protettivi, ad esempio gli evitamenti delle situazioni in cui potrebbero innescarsi ossessioni, timori o disagio.

Alcune ossessioni tipiche che si riscontrano in bambini e adolescenti sono ad esempio quelle legate alla contaminazione (timore di entrare in contatto con germi o sprocizia) e quelle legate a pensieri aggressivi o catastrofici (temere di fare del male ai propri cari o che succeda loro qualcosa).

Tra le compulsioni piú tipiche possiamo trovare comportamenti supestiziosi (indossare una maglia di un certo colore per ogni giorno della settimana), legati all'ordine e alla simmetria (tenere gli oggetti nella scrivania esattamente in una posizione specifica) e di lavaggio.

Diagnosi

Lo sviluppo di questo disturbo di solito è graduale e insidioso e può essere difficile anche per il pediatra o il clinico arrivare subito ad una diagnosi in quanto alcune manifestazioni simili nei bambini spesso sono una fase di passaggio fisiologica dello sviluppo: ad esempio non è insolito per i bambini essere fortemente legati a certi rituali ripetitivi come quello dell'addormentamento o a certe abitudini quotidiane.

Questo perché soddisfano il loro bisogno di vivere in un ambiente prevedibile e li fa sentire rassicurati, soprattutto nei momenti della giornata o in periodi in cui ci si sente più vulnerabili, ad esempio la notte che sancisce la separazione dai genitori.

Nei casi in cui queste ripetizioni o rituali iniziano ad interferire con la vita personale, sociale e scolastica del bambino è opportuno non trascurare e approfondire con l'aiuto di un esperto.

Può succedere ad esempio in bambini e adulti che i rituali diventino sempre più numerosi, lunghi o dispendiosi in termini di tempo ed energie e provochino ritardi nei propri impegni, impossibilità di concentrarsi su un compito, richieste anche ai familiari che di fronte al disagio e alla grande rigidità del caro finiscono per cedere a rassicurazioni o a critiche invalidanti.

Il meccanismo alla base del disturbo

Il funzionamento ossessivo ha una sua logica alla base.

Esistono diversi sottotipi e manifestazioni del disturbo ma tra le più note troviamo quelle caratterizzate da ossessioni di contaminazione (timore di entrare in contatto con agenti patogeni che facciano ammalare il soggetto o familiari), controllo (timore che una propria omissione o dimenticanza sia causa di disgrazie) e ordine e simmetria.

Le emozioni che più frequentemente troviamo alla base del disturbo sono il senso di colpa e il disgusto.

I comportamenti tipici del DOC sono principalmente volti a prevenire una colpa e proteggersi da una contaminazione. La persona con DOC non può tollerare l'eventuliàá, seppur altamente improbabile, di aver trascurato qualcosa che potrebbe farli poi sentire in colpa, creare danni, disgrazie, eccetera.

Attraverso questo meccanismo i sintomi si mantengono e possono tendere ad aggravarsi espandendosi a macchia d'olio.

Talvolta pensieri di innesco dei rituali possono essere pensieri ritenuti immorali o aggressivi (es fare del male a un familiare, parole blasfeme) che il bambino teme possano trasformarsi in azione o renderlo macchiato in qualche modo e le compulsioni sono una sorta di antidoto per rimediarvi.

Tanti di questi pensieri sono in realtà piuttosto comuni e attraversano la mente della maggior parte di noi, è nel momento in cui li prendiamo per veri e ad attenzionarli che iniziano a spaventarci e a presentarsi sempre più frequentemente.

Il fatto che si presentino con maggiore frequenza viene preso dal bambino come un ulteriore conferma del fatto che ha qualcosa di sbagliato in sé e deve fare qualcosa per controllarli.

Come si tratta

Una volta appurato che non si tratti di una fase di transizione fisiologica dello sviluppo ed escluse condizioni che possono assomigliare al DOC (come le manifestazioni ticcose), tra i  trattamenti più indicati troviamo la psicoterapia cognitivo-comportamentale che attraverso protocolli evidence-based – come l'esposizione con prevenzione della risposta – aiuta la persona ad accettare gradualmente lo stato di disagio che deriva da certe ossessioni, accettare il rischio e normalizzare anche alcuni pensieri attivanti.

In alcuni casi è possibile che vengano consigliati anche psicofarmaci in associazione alla terapia o in esclusiva.

Fondamentale coinvolgere nel piano terapeutico anche i familiari e un'indagine sulla storia personale e familiare al fine di intervenire anche sulle variabili ambientali che potrebbero involontariamente mantenere o favorire il mantenimento del disturbo.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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