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19 Giugno 2023
16:00

L’educazione sessuale si insegna a scuola, ma i genitori inglesi non ci stanno

Da settembre 2020 in Inghilterra l’educazione sessuale è diventata una materia obbligatoria a partire dalla scuola primaria. Alcuni genitori inglesi, però, denunciano lezioni inadeguate e inopportune, in cui ai figli di 9 anni sarebbero mostrate vignette sulla masturbazione.

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L’educazione sessuale si insegna a scuola, ma i genitori inglesi non ci stanno
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L’educazione sessuale e alle relazioni interpersonali, che da tre anni nel Regno Unito è diventata materia di studio obbligatoria anche nelle scuole primarie, sta scaldando gli animi dei genitori inglesi. A indignare parecchi di loro è il contenuto delle lezioni, che in alcuni casi è ritenuto inappropriato, fuorviante e inadeguato all’età infantile dei figli. Secondo quanto riporta il giornale inglese Daily Mail, nel programma didattico destinato ai piccoli di 9 anni sarebbero incluse vignette sulla masturbazione e agli alunni tra gli 11 e i 13 anni sarebbero proposte “guide pratiche” all’autoerotismo.

L’introduzione dell’educazione sessuale a scuola

Era settembre 2020 quando in Inghilterra sono diventate obbligatorie Educazione alle Relazioni nelle scuole primarie ed Educazione alle Relazioni e Sessuale (RSE) nelle scuole secondarie. I genitori hanno il diritto di chiedere che il proprio figlio venga ritirato dall'educazione sessuale, ma non dall'educazione relazionale. La guida del Governo sull’educazione sessuale e sulle relazioni in classe precisava:

I nostri principi guida prevedono che tutti i contenuti delle materie obbligatorie debbano essere adeguati all'età e allo sviluppo. Deve essere insegnato in modo sensibile e inclusivo, nel rispetto del background e delle convinzioni degli alunni e dei genitori, sempre con l'obiettivo di fornire agli alunni le conoscenze di cui hanno bisogno.

In effetti, le disposizioni ministeriali sono lodevoli nelle intenzioni e non menzionano la masturbazione. Anzi, la guida sottolinea che mamme e papà preoccupati sono invitati a chiedere un confronto con i loro presidi, e che le scuole sono tenute ad ascoltare i loro punti di vista, anche se «la consultazione dei genitori non costituisce un veto sul contenuto del curriculum». I genitori, qualora lo desiderino, comunque, hanno il diritto di chiedere che il proprio figlio venga ritirato dall'educazione sessuale, ma non dall'educazione relazionale.

Le denunce dei genitori

Eppure, stando alle denunce dei genitori inglesi, alcuni insegnanti affronterebbero con i piccoli in età di pubertà argomenti delicati come la masturbazione, gli orgasmi, il sesso, la fluidità di genere servendosi di materiale didattico di dubbia provenienza. Il giornale inglese, nella fattispecie, ha pubblicato immagini ed estratti di brochure e depliant a sfondo pornografico che sarebbero proposti in aula come materiale di studio, inclusi vignette con figure intente a masturbarsi e un manuale sul sesso destinato ai fanciulli in età preadolescenziale. Una mamma sostiene addirittura che le sia stato vietato di vedere il contenuto dei manuali illustrativi  mostrati alla figlia di 15 anni in classe.

Il nodo nascerebbe dalla carenza di indicazioni univoche e dettagliate sul materiale di studio da utilizzare in classe per l’educazione sulla sessualità. A questo proposito, le linee guida ministeriali si sono limitate a citare qualche risorsa gratuita da cui attingere il materiale didattico e a raccomandare che «le scuole dovrebbero valutare ogni risorsa che propongono di utilizzare per garantire che sia adeguata all'età e alla maturità degli alunni, e sensibile alle loro esigenze». Un vuoto che sarebbe stato colmato da organizzazioni non regolamentate,  che avrebbero condiviso materiale e informazioni inappropriati sui loro siti web.

I precedenti

Non è la prima volta che salgono agli onori di cronaca le denunce dei genitori inglesi, turbati dalle lezioni  affettive seguite dai figli negli istituti scolastici. Lo scorso marzo il Primo Ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, aveva annunciato un’urgente revisione del programma di educazione sessuale nelle scuole. «In tutto il Paese, i bambini sono sottoposti a lezioni inadeguate all’età, estremamente sessualizzanti e imprecise – aveva denunciato Miriam Cates, deputata conservatrice di Penistone e Stocksbridge – spesso utilizzando risorse da organizzazioni non regolamentate che si battono attivamente per silenziare i genitori. Questa non è una vittoria per l’uguaglianza. È una catastrofe per l’infanzia». Il Primo Ministro Sunak si era, quindi, rivolto al Dipartimento per l’Educazione chiedendo la presentazione di una guida statutaria sull’educazione e la salute sessuale. Il sindacato britannico Nazional Association of Head Teachers (NAHT) aveva ribattuto, spiegando che il programma di studi sull’educazione alla sessualità era il frutto di attente analisi e consultazioni e che non erano state addotte prove sulla presenza tra i banchi di scuola di materiali inadeguati all’età.

Educare all’affettività, ma con competenza

Educare i piccoli all’affettività fin dalla tenera età è un’ottima pratica, che tuttavia deve essere condotta con consapevolezza e competenza, per non ottenere un risultato contrario. L’ignoranza diffusa tra gli adolescenti su temi quali sesso, sessualità, relazioni affettive, riproduzione, funzionamento degli organi sessuali crea una pericolosa disinformazione, che va contrastata attraverso una sana divulgazione.

La sovraesposizione a contenuti sessuali espliciti a cui sono sottoposte le nuove generazioni, non è purtroppo accompagnata da un’educazione accurata e adeguata, che dovrebbe essere impartita quanto prima. Proprio per questo motivo, anche nel nostro Paese è stato proposto a più riprese di incentivare durante l’infanzia l’educazione all’affettività. L’ultima ad affrontare la questione tra gli scranni della politica è stata la senatrice Cecilia D’Elia, che lo scorso 30 maggio ha presentato un disegno di legge dal titolo “Educazione all’affettività e alle differenze”, un ddl che punta a integrare nelle scuole modelli dedicati all’educazione alla sessualità, all’affettività e alla salute riproduttiva, oltre che al rispetto delle differenze di genere, sesso, orientamento sessuale e identità di genere.

Un tema, quello dell’educazione all’effettività e alla sessualità a scuola, che va senza dubbio preso in carico e discusso con serietà e urgenza. Dopotutto, i giovani navigano quotidianamente sul web, interfacciandosi con contenuti sessuali più o meno espliciti senza un’adeguata formazione alle spalle. Secondo gli ultimi dati trasmessi dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus, in Italia l’età media del primo approccio al porno è compresa tra i 7 e gli 11 anni, una fascia d’età in costante calo a casa della sovraesposizione e dell’accesso a Internet senza filtri da parte dei più piccoli.

Il problema non è raccontare in modo esplicito la sessualità: il problema è come la si racconta. È un argomento che certamente va affrontato, ma con cognizione, competenza e preparazione.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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