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10 Novembre 2023
10:00

Il bambino non si gira quando viene chiamato, che fare?

È una preoccupazione legittima: se il bambino non si gira se viene chiamato, molti genitori si chiedono se sia un problema di udito, di attenzione, di sviluppo o addirittura di autismo. Ci sono effettivamente diverse ragioni per cui un bambino potrebbe non girarsi quando viene chiamato: ecco quando è normale e quando preoccuparsi.

A cura di Sara Polotti
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Il bambino non si gira quando viene chiamato, che fare?
autismo o sordità

Sono diversi i motivi per i quali un bambino potrebbe non girarsi quando viene chiamato. Non c'è solo l'autismo. Potrebbe per esempio trattarsi di problemi all'udito, come l'ipoacusia congenita che colpisce circa 1-2 bambini ogni 1000 in Italia; oppure di una tappa di sviluppo non ancora raggiunta, dato che ogni bebè ha i propri tempi rispetto alle tappe evolutive.

Che fare, dunque? Come prima cosa è bene osservare a fondo i comportamenti del bambino, cercando di capire se si tratti di una questione di attenzione, di distrazione o di udito. Dopodiché, se verso i nove mesi la situazione non cambia, è giusto iniziare a preoccuparsi, rivolgendosi a uno specialista infantile per fare una diagnosi corretta.

Quando i bambini iniziano a girarsi se chiamati?

Premesso che le tappe di sviluppo cognitivo e motorio dei neonati e dei lattanti sono soggette a moltissime variabili, e premesso quindi che ogni bambino ha i propri tempi, si può fare una media. Di solito, i bebè cominciano a interessarsi ai rumori attorno a loro sin dai primi mesi, girandosi e osservando ciò che li circonda.

La consapevolezza rispetto al fatto di essere chiamati, tuttavia, arriva un po' dopo, verso i sei, nove mesi di vita, quando i bambini capiscono qual è il proprio nome e quando iniziano a reagire a stimoli direttamente rivolti a loro.

Se il bambino non si gira, può essere segno di autismo?

La prima domanda che sorge spontanea riguarda l'autismo. Non girarsi se chiamati potrebbe indicare di trovarsi di fronte a un disturbo dello spettro autistico?

Prima di pensare a questa situazione, è bene considerare anche altre cause, come per esempio l'ipoacusia o la sordità congenita, ovvero presente dalla nascita. Solitamente il dubbio sorge sin dai primi mesi di vita: i genitori in questo caso notano che non c'è alcuna reazione a stimoli vocali o ambientali, ma solo a quelli tattili e visivi. Dopo il primo anno di età si aggiunge la mancata vocalizzazione o il deficit del linguaggio. I due sintomi, quindi, si sommano per suggerire una situazione di problemi all'udito.

Quando non si tratta di problemi uditivi, però, il dubbio è legittimo: se il bambino continua a non girarsi, può essere segno di autismo?

Tra i sintomi del disturbo dello spettro autistico vi sono in effetti alcuni tratti che potrebbero sovrapporsi alla tendenza a non girarsi se chiamati. Per esempio, alcuni neonati con autismo:

  • non stabiliscono contatti visivi tipici o ritenuti nella norma
  • spesso sfuggono lo sguardo
  • avolte non cercano gli occhi dei genitori  (come gli altri bebè);
  • ignorano certi suoni o voci.

Essendo tuttavia una diagnosi specialistica delicata e non semplice, è sempre utile rivolgersi a dei professionisti sanitari adatti, su consiglio del proprio pediatra.

Cosa fare

Prima di rivolgersi al neuropsichiatra infantile, è possibile escludere che vi siano problemi di udito facendo alcuni esami, come per esempio quello "casalingo" del battito delle mani: battendo le mani in un momento tranquillo e di pace, se il bambino si volta verso il rumore improvviso significa che lo ha avvertito. Se invece non si registra nessuna reazione, è possibile che vi sia qualche problema. Il pediatra o la pediatra a questo punto potrebbe suggerire un test Boel, o "dell'orientamento dello sguardo dopo lo stimolo sonoro", simile a quello del battito delle mani, ma eseguito in un ambiente medico e con strumenti e professionisti ad hoc.

Se di questo non si tratta, la prima attenzione da mettere in campo è l'osservazione: analizzando attentamente il comportamento del bambino e verificando se ci siano altre sfumature nella comunicazione e nell'interazione sociale che potrebbero sollevare preoccupazioni, si può fornire al pediatra un quadro più completo.

Starà poi a lui o a lei indirizzare i genitori verso un neuropsichiatra infantile, se ci sono preoccupazioni persistenti o segnali di autismo. Questo specialista può condurre una valutazione più approfondita, comprendendo meglio la situazione e garantendo un supporto adeguato.

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