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20 Febbraio 2024
17:00

Interruzione Volontaria di Gravidanza, tra disinformazione e assenza di aiuti: ecco la guida per le donne in difficoltà

"La tua scelta, zero ostacoli" è la prima guida in Italia per l'Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) pubblicata da una rete di associazioni pro-scelta italiane. Il documento intende sopperire al vuoto di informazioni in cui si imbattono le donne che vogliono abortire e non sanno come fare.

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Interruzione Volontaria di Gravidanza, tra disinformazione e assenza di aiuti: ecco la guida per le donne in difficoltà
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«Voglio abortire, ma…». Ma “la lista d’attesa è lunga”. Ma il medico di base si rifiuta di sottoscrivere il certificato. Ma il consultorio richiede l’ecografia. Ma il metodo farmacologico “non è disponibile”. Ma vogliono seppellire il feto. Dietro quei «ma» che pesano come macigni si nascondono storie reali di donne che, nel ricorrere all’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG) in Italia, sono costrette a scontrarsi contro il muro della cavillosa burocrazia, dei disservizi sanitari o della loro assenza, dell’abbandono istituzionale, dei soprusi e delle discriminazioni. Nel 2024 in Italia la scelta volontaria di abortire è ancora un diritto ostinatamente osteggiato, tanto che è raro trovare, perfino sui siti istituzionali, informazioni e indicazioni chiare ed esaustive su come procedere con l’IVG.

La quantità esorbitante di bastoni fra le ruote che ostacolano l’IVG emerge dai numeri. Nonostante la Legge 194 del 1978 garantisca (almeno sulla carta) l’interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione, in Italia si dichiara obiettore di coscienza il 63,4% dei ginecologi, con picchi che sfiorano o superano l’80% nel Mezzogiorno, come riporta il Ministero della Salute in riferimento al 2021. In pratica, due ginecologi su tre si rifiutano di praticare l’Interruzione Volontaria di Gravidanza. E la percentuale media di strutture censite che offrono un servizio IVG è il 59,6% del totale (in Campania è sotto al 30%).

Sul diritto all’aborto si levano addirittura voci di dissenso. Risale al 23 gennaio scorso un convegno organizzato alla Camera dei Deputati dal Centro Studi Machiavelli durante il quale è stato presentato un saggio in cui si legge che «l’aborto non è mai giusto e non è un diritto, è una soluzione pratica che vuole essere sublimata a diritto inalienabile».

Con l’intenzione di sopperire ai “buchi” nell’informazione – in Italia non esiste un sito istituzionale dedicato all’IVG, nonostante sia previsto dalle linee guida dell’Oms – e fornire indicazioni dettagliate a chi, volendo abortire, non sa a chi rivolgersi o come procedere, lo scorso autunno è nata la prima guida italiana all’Interruzione Volontaria di Gravidanza dal titolo “La tua scelta, zero ostacoli”. Il vademecum – opera di attiviste, giuriste, ginecologhe e antropologhe di una rete informale di associazioni pro-scelta italiane, come Pro-choice e Aidos, che offrono sostegno per un aborto libero e informato – risponde alle domande più disparate delle donne che intendono abortire o hanno abortito e sono in difficoltà. L’obiettivo è sciogliere i dubbi più comuni sull’IVG – intercettati nelle chat di sostegno delle associazioni – e tendere una mano a chi si trova disorientato e abbandonato dopo aver espresso la volontà di abortire o dopo averlo fatto.

Secondo quanto emerge dal documento redatto a più mani da professioniste delle associazioni a tutela del diritto all’aborto libero e informato, le difficoltà e gli ostacoli – alcuni dei quali ritenuti pretestuosi – in cui in Italia si imbatte frequentemente chi, incinta, vuole abortire sono:

  • Il medico di base o del consultorio si rifiuta di rilasciare il documento che certifica la gravidanza e attesta la volontà della paziente di interromperla
  • La paziente è obbligata a eseguire un’ecografia preliminare per il rilascio del certificato o per la programmazione dell’intervento chirurgico o farmacologico
  • La paziente è obbligata a sentire o vedere il “battito cardiaco” embrio-fetale (BCF)
  • Il ginecologo si rifiuta di certificare l’urgenza (che permette alla donna di evitare i sette giorni di attesa per un eventuale ripensamento)
  • L’ospedale respinge il certificato ottenuto per via telematica
  • L’ospedale non prende in carico la paziente sostenendo che non ci sia disponibilità di posto, senza però indirizzarla in un’altra struttura
  • L’ospedale, autorizzato come struttura pubblica o privata accreditata per l’IVG, solleva “obiezione di coscienza di struttura”
  • Nella struttura non è disponibile il metodo farmacologico
  • Hanno sepolto il feto abortito prima della ventesima settimana senza il consenso della paziente o hanno indicato nome e cognome della paziente sull’area di sepoltura del feto
  • Il personale sanitario rifiuta le cure post-IVG

Domande, dubbi e disagi a cui il vademecum – disponibile online sui siti delle associazioni promotrici dell'iniziativa – risponde, uno a uno, suggerendo come difendersi o comportarsi in modo conforme alla legislazione. Alla guida sono allegati modelli di lettere e dichiarazioni da utilizzare in caso di pratiche sanitarie ritenute ingiustificate o scorrette.

Da tempo chi è in cerca di delucidazioni sull’aborto, vista la carenza di supporto da parte degli organi istituzionali e del personale medico, finisce per cercare sostegno in gruppi e piattaforme digitali e iscriversi a chat online, rivolgendo dubbi e domande direttamente ad altre donne che quell’esperienza – e quelle difficoltà – le hanno vissute mesi o anni prima sulla loro pelle.

Sono tanti i fattori che intralciano l’accesso all’aborto in Italia. Oltre ai medici obiettori di coscienza, la bassa disponibilità di consultori sul territorio e la diversa organizzazione dei sistemi sanitari regionali rendono difficoltosa un’applicazione capillare dell’IVG sul territorio.

Da agosto 2020 sia gli ambulatori che i consultori, autorizzati dalle Regioni, possono effettuare l’aborto farmacologico, che permette di interrompere la gravidanza entro le nove settimane tramite l’assunzione di due pillole abortive, evitando l’intervento chirurgico. Tuttavia, solo Lazio, Emilia-Romagna e Toscana hanno effettivamente attivato il servizio al di fuori delle strutture ospedaliere.

L’idea di raccogliere un vademecum con risposte e consigli per chi intende abortire (o l'ha già fatto) e si trova in difficoltà nasce quindi per rischiarare, almeno un poco, con il lume dell’informazione un cammino, quello dell’IVG, che nel nostro Paese continua ad essere impervio e ricco di ostacoli.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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