;Resize,width=638;)
Una notte di Capodanno all’insegna di alcol, droga e rapporti sessuali filmati con lo smartphone e condivisi sulle chat di Whatsapp. Protagonisti di un San Silvestro nel fiorentino di sballo e abusi ripresi con i cellulari è un gruppo di giovani adolescenti che all’epoca dei fatti, nel 2022, avevano un’età compresa tra i 12 e i 14 anni. Le indagini sono iniziate all’indomani della denuncia presentata da una mamma, che ha trovato sullo smartphone del figlio un gruppo Whatsapp in cui circolavano due video che immortalavano due minorenni di 12 anni e un 14enne mentre stavano consumando un rapporto sessuale.
Stupefacenti, super alcolici e profilattici. È il bottino che il gruppo di diciassette adolescenti di Firenze si sarebbe deliberatamente procurato con l’intenzione di festeggiare l’arrivo del nuovo anno. L’obiettivo dei minorenni, emerso dalle chat acquisite nella prima fase dell’inchiesta, sarebbe stato quello di sballarsi e andare fuori controllo. Ad ospitarli, uno di loro, il “padrone” di casa, anche lui quattordicenne, che ha aperto le porte dell’abitazione agli amici in assenza dei genitori.
Data la giovane età delle due ragazze coinvolte nelle scene di sesso (inferiore ai 13 anni, l’età del consenso in caso di rapporti tra minori) la Procura dei minori di Firenze ha proceduto per violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica delle due 12enni, stordite con drink e spinelli. Al momento, sei adolescenti sono indagati con l’accusa di violenza sessuale ai danni delle due dodicenni, mentre altri 18 – alcuni dei quali non avevano partecipato alla festa – devono rispondere della detenzione e divulgazione di materiale pedo pornografico.
Un quadro che, secondo la Polizia, è «sconfortante, in cui accanto all’assoluto svilimento delle persone offese, degradate e considerate al pari di oggetti con cui soddisfare un mero bisogno fisico, si collocano la superficialità e l’indifferenza di chi assiste divertendosi, di chi riprende con soddisfazione e curiosità, di chi divulga con inconsapevolezza, banalizzando fatti in realtà molto gravi»
Una vicenda delicata e complessa, in cui si intrecciano diversi temi. Uso inappropriato di device e nuove tecnologie, sessualità e sessualizzazione, adolescenza e relative devianze, genitorialità. Una matassa di questioni urgenti che toccano da vicino le nuove generazioni. Wamily ha chiesto un parere al pedagogista del Comitato Socio-Scientifico, Luca Frusciello.
«Dopo eventi del genere, ci si chiede: “Forse dobbiamo controllare di più i telefoni dei nostri ragazzi?” – prende parola il dott. Frusciello – . Ma riflettiamo: se a questi ragazzi gli abbiamo dato in mano un telefono, magari a 8 anni, con tutto il materiale ipersessualizzato presente in rete, e quando hanno 12 anni, dopo quattro anni di accesso illimitato e non filtrato, accade una vicenda simile, davvero c’è da stupirsi? Forse il punto non è controllare il telefono. O, meglio, il controllo deve avere una finalità educativa perché lì dentro, su Internet, c’è tutto il mondo, e noi genitori quel mondo lo dobbiamo far esplorare piano piano, impegnandoci per una gradualità dei nostri figli all’esposizione dell’online».
Un secondo tasto dolente, oltre a quello del controllo dei dispositivi, sono i valori e la carenza di sistemi che trasmettano insegnamenti validi ai giovani. «I ragazzi oggi, come noi adulti ieri e come i nostri nonni l’altro ieri, accedono al mondo dei valori attraverso i sistemi di trasmissione di valori – continua il pedagogista Frusciello –. Per i giovani del ventunesimo secolo, a trasmettere i valori sono la famiglia, i pari e i device, quindi i social, mentre ieri erano le tv, l’altro ieri le radio, prima ancora i racconti. Iniziamo, quindi, a interrogarci a chi e cosa stiamo affidando la trasmissione dei valori. La scuola a volte si sente deresponsabilizzata perché ha tante cose da fare, e chi rimane? Chi non ti dice mai di no: il telefono. Il problema è che i valori dei social sono corpi sessualizzati, oggetti, apparenza».
«Il punto non è un maggiore controllo, ma una maggiore presenza. Non possiamo affidare l’educazione dei ragazzi al telefono, perché poi i risultati non possono più sorprenderci» conclude il dott. Frusciello.
È essenziale, comunque, instaurare un dialogo costante con i figli fin da quando sono piccoli, creando un solido rapporto di fiducia e trasparenza, al riparo da segreti e incursioni furtive sugli smartphone. Il genitore dovrebbe presentarsi al minore come una guida presente, e non come un giudice che interviene quando c’è da bacchettare, e scompare quando c’è da educare.