Perché non riconosciamo più i nostri figli quando diventano adolescenti?

Ogni genitore spera che il proprio figlio rimanga sempre lo stesso adorabile bambino di sempre. Ma i nostri figli crescono e attraversano momenti di crescita e di sviluppo davvero molto particolari, che potrebbero creare tensioni in famiglia. Molto spesso i genitori si ritrovano a dire che non riconoscono più i loro figli adolescenti. Questo pensiero è assolutamente normale e non ci deve spaventare perché l'adolescenza è così.

Se ci pensiamo è chiaro non riconoscere i propri figli, che da un giorno all'altro passano dal non essere più bambini e al non essere ancora adulti, vivendo in quel limbo che si chiama adolescenza. Un limbo fatto di cambiamenti fisici e psicologici, di rivoluzioni ormonali, di ricerca della propria identità, di confusione, di caos. Compito dei genitori è star loro vicini e non far mai mancare il dialogo.

Perché non riconosciamo i nostri figli adolescenti

Quando l'adolescenza bussa alla porta della cameretta dei nostri figli, è normale sentirsi un po' destabilizzati e non sapere come reagire di fronte a quell'essere umano che stentiamo a riconoscere. Fino al giorno prima era un bambino coccoloso, amorevole, che adorava trascorrere ogni minuto insieme a noi. Improvvisamente diventa un'altra persona, più chiusa in se stessa, più desiderosa di stare con i propri coetanei, più lontana dai genitori.

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Dire che il proprio figlio non è più lo stesso è assolutamente la normalità. I nostri "bambini" crescono e diventano dei ragazzi, che iniziano ad avere una propria identità. Inevitabilmente iniziano ad allontanarsi un po' dalle proprie radici, che sono rappresentate dai propri genitori. Così compiono i primi passi verso la costruzione del loro futuro. Passi incerti, ovviamente, si tratta pur sempre di teenager: non più bambini e non ancora adulti.

Il distacco dei figli dai genitori è fisiologico

Con l'adolescenza avviene un vero e proprio distacco dei figli dai genitori, che non deve traumatizzare questi ultimi. Si tratta, infatti, del naturale processo di crescita, che può spaventare, ma che è assolutamente fisiologico. Vivere la questione in modo drammatico o affrontare la questione senza un dialogo sempre aperto, può allontanare sempre di più i nostri figli.

Quando i nostri figli si avvicinano ai 13 anni non dobbiamo farci travolgere da inevitabili emozioni forti. Dobbiamo cercare di trasmettere tranquillità e fermezza, essere noi gli adulti della situazione, per aiutare i nostri ragazzi ad affrontare un periodo così difficile come quello dell'adolescenza. Un momento in cui per loro è difficile accettarsi e nel quale non si sa più quali sono i punti di riferimento. Cadono così le certezze e anche la famiglia diventa un luogo difficile in cui vivere, perché così lontano dalla mentalità dei giovani. Sono i coetanei, ora, a essere il fulcro centrale dei ragazzi ed è assolutamente normale.

Cosa possono fare i genitori

I genitori devono accompagnare i figli in questa fase. Le discussioni e le liti sono all'ordine del giorno e il dialogo potrebbe venire meno. L'importante è camminare al loro fianco, tenendo le antenne sempre accese per capire eventuali preoccupanti cambiamenti nelle abitudini o negli stati d'animo, così da cogliere eventuali segnali di disagio. Non bisogna mai chiudere il canale di comunicazione con gli adolescenti, anche se a volte sembra che parlino un'altra lingua.

Le regole non devono mai mancare, proprio per porre ai ragazzi quei limiti, quei paletti che servono loro a crescere, garantendo loro però quella libertà fondamentale per scoprire il mondo. Non dobbiamo lasciarli soli, ma dobbiamo metterci nei loro panni per cercare di comprendere quello che stanno attraversando. E, anche se loro non lo ammettono, dobbiamo ancora essere le loro guide.