Negli ultimi anni è sempre più comune vedere bambini e adolescenti oppressi dal peso di elevate aspettative verso sé stessi e verso le proprie performance: "non è abbastanza" e "devo fare di più" sono le frasi che più spesso ritroviamo nei pensieri di chi presenta tratti di perfezionismo.
Viviamo in una società che fin da piccolissimi ci sprona a dare e fare il meglio, basta pensare a quanti riflettori ci sono già sul raggiungimento delle tappe di sviluppo psicomotorio nei piccoli lattanti: genitori che senza rendersi conto si ritrovano in un circolo in cui sembra essere in corso la gara del chi raggiunge prima quella competenza, chi ha offerto più occasioni di stimolazione, e così via.
Questo ha sicuramente una veste positiva, volta a stimolare al meglio le potenzialità di ogni essere umano con le maggiori conoscenze che abbiamo oggi, costruire un futuro più roseo, un posto di lavoro più ambizioso e via dicendo. Esistono però tante sfaccettature in questo discorso e una di queste riguarda proprio il perfezionismo. Ma cosa intendiamo con questo termine?
Cos'è il perfezionismo
Si tratta di un costrutto complesso tanto che non ne esiste una sola definizione e gli studiosi ne distinguono aspetti positivi e negativi.
Il perfezionismo "positivo" o adattivo è quello che riguarda la tendenza a porsi standard personali ragionevolmente elevati che spronano a crescere e ad impegnarsi su un compito, una certa coscienziosità, buone capacità organizzative e soddisfazione personale al raggiungimento dei propri obiettivi. In questo caso il risultato raggiunto viene visto come una valutazione su quella singola performance, non su di sé.
Il perfezionismo "maladattivo" invece, è quello dove ci si pongono obiettivi elevati ma spesso irrealistici o difficilissimi da raggiungere con un rapporto costi/benefici sfavorevole che porta a vivere il compito con sofferenza, talvolta anche a evitare e procrastinare anziché impegnarsi con motivazione.
Una volta raggiunto l'obiettivo si resta spesso comunque insoddisfatti, si tende a focalizzare l'attenzione solo sugli errori e non sono contemplati risultati parziali che non siano appunto perfetti.
Un aspetto particolarmente rischioso di questo tratto è che in questo caso il risultato ottenuto in un compito diventa un metro di valutazione di sé stessi: "se non ottengo il massimo dei voti io non sono abbastanza". In questi casi ciò che motiva è principalmente il giudizio degli altri piuttosto che la conoscenza e la competenza in sé.
L'arrivo a scuola: un momento cruciale
Questi aspetti talvolta sono rintracciabili già in età prescolare ma è soprattutto nel mondo scolastico che iniziano a saltare all'occhio: bambini che cancellano di continuo finché la grafia o il disegno non sono perfetti, strappano pagine contenenti errori o che non sono perfette secondo il loro giudizio, che impiegano tantissimo tempo a fare i compiti pur avendo tutte le capacità, che vivono con estrema ansia e sofferenza i momenti di valutazione.
Possiamo comunque osservare questi tratti anche nello sport, l'aspetto fisico (soprattutto in età adolescenziale) qualsiasi ambito di vita.
Quali fattori predispongono al perfezionismo?
Abbiamo già accennato al ruolo che probabilmente la società ha sul nostro funzionamento, altri fattori rilevanti sono:
- Genitori a loro volta molto esigenti e perfezionisti verso sé stessi da cui i figli assimilano un modo di funzionare su modello
- Genitori o figure vicine ipercritiche ed esigenti che possono indurre senso di colpa, ansia o fornire amore "contingente" (legato cioè alla performance)
- Temperamento ansioso
Il tutto interagisce in circoli di interazioni complessi in cui talvolta i genitori stessi, inseriti in una società dove ad alti livelli di performance corrispondono maggiori probabilità di successo e benessere personale, pensano di fare il meglio per i propri figli imponendo standard di performance elevati, oppure sono loro stessi invischiati nei propri schemi di perfezionismo dai quali cercano di uscire ma involontariamente trasmettono questo atteggiamento verso la vita.
È importante che tutti gli attori coinvolti nella vita di bambini e adolescenti (genitori, educatori, insegnanti) osservino gli indizi di possibili tratti di perfezionismo maladattivo, in quanto questo si è rivelato correlato con l'insorgenza di disturbi d'ansia, dell'umore, del comportamento alimentare e, nei casi più complessi, ideazione suicidaria.