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4 Settembre 2023
14:30

Rientro a scuola, rischio boom di pidocchi dopo l’estate. Incide anche la povertà delle famiglie

Ci si aspetta un aumento di casi di pidocchi già all’inizio della scuola. Tra le cause, la permanenza dei parassiti anche d’estate e motivi economici.

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Rientro a scuola, rischio boom di pidocchi dopo l’estate. Incide anche la povertà delle famiglie
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Ricomincia la scuola e torna ad alzarsi l’allerta per l’ondata autunnale di pidocchi, che quest’anno si preannuncia essere più travolgente e precoce del solito. I minuscoli insetti che abitano il cuoio capelluto, infatti, non sono sloggiati dalle capigliature dei più piccoli neanche durante la cocente stagione estiva 2023, lontano dai banchi di scuola. Sul rischio di un boom di pidocchi sulle teste dei giovani scolari incide anche un fattore economico: la crisi che sta piegando migliaia di famiglie italiane impedisce a una fetta di genitori di procurarsi i prodotti per debellare e curare adeguatamente la pediculosi dei figli. Come prevenirli? Attraverso il regolare controllo del capo, la separazione di indumenti ed effetti personali e l’allontanamento da scuola dei casi infetti di pediculosi (fino a dopo il primo trattamento).

Nell’estate 2023 le famiglie italiane non si sono sbarazzate dei tediosi pidocchi neppure d’estate. A rivelarlo è il pediatra Italo Farnetani che si è fatto portavoce di casi di pediculosi rilevati dai colleghi durante la stagione estiva. «Sono giunte già alcune segnalazioni da parte dei pediatri – ha spiegato il medico, come riporta Adnkronos Salute, riscontrate durante le verifiche della situazione delle Bandiere verdi». In effetti, anche se tra giugno e settembre i piccoli non si ritrovano più quotidianamente tra i banchi, le piccole teste s’incontrano al parco, in spiaggia, in piscina, dove i pidocchi continuano a proliferare, grazie anche alle alte temperature.

Quando si rientra a scuola è sufficiente un caso di pediculosi perché i pidocchi tornino a correre tra le classi. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Canadian Medical Association Journal, ci vogliono 30 secondi perché i pidocchi si diffondano da una testa “infestata” all’altra, attraverso un contatto ravvicinato di circa mezzo minuto. I più colpiti sono i piccoli tra i 3 e i 10 anni, prevalentemente di sesso femminile.

Con l’aumento dei casi estivi, il rischio di una maxi ondata «già nei primi giorni di scuola è da considerare», ha precisato il dott. Farnetani, perché nel 2023 si aggiunge il fattore economico. «Il calo del Pil oltre le attese registrato nel secondo trimestre, così come la diminuzione degli acquisti, sono segnali non positivi anche su questo fronte – spiega il medico – perché ci saranno persone che non si sono potute permettere di acquistare, fra i vari beni, anche i prodotti per trattare e debellare la pediculosi. E pure questo elemento può nascondersi dietro un trend in crescita delle infestazioni. È già successo in passato, durante la crisi economica del 2008-2009».

L’allontanamento da scuola in caso di pediculosi, tra l’altro, è consigliato dagli istituti scolastici, tuttavia non è imposto. È il singolo genitore che ha il compito di lasciare il figlio a casa da scuola in caso di pidocchi, mentre l’istituto scolastico è tenuto esclusivamente a invitare le famiglie a condurre controlli accurati sui capelli dei figli.

Se un docente, nello specifico, si accorge della presenza di pidocchi o lendini (uova) sul cuoio capelluto di un alunno, è chiamato a informare il dirigente scolastico, che chiederà direttamente alla famiglia in questione di procedere con un’ispezione più approfondita della capigliatura del piccolo, di tenerlo a casa e di curarlo adeguatamente. Nel caso in cui le richieste dell’istituto scolastico cadano nel vuoto, sarà l’Asl, con il personale sanitario preposto, a intervenire.

«I casi di pediculosi sono presenti in tutte le regioni italiane e in tutti i ceti sociali – ha concluso il dott. Farnetani, come riporta Adnkronos Salute. Va specificato bene che contrarli non è legato a basse condizioni socio-economiche e non è neanche sinonimo di scarsa igiene». Ad attirare i parassiti senza ali, sono, infatti i capelli – puliti o sporchi che siano – a cui si aggrappano e il sangue del cuoio capelluto, di cui si nutrono.

Per prevenirne la comparsa si consiglia di evitare il contatto diretto tra i più piccoli, lo scambio di indumenti e affetti personali (come cappelli o sciarpe) o l’uso di dispositivi o oggetti che entrano in contatto con i capelli (letto, cuscino, asciugamano per capelli, pettini) ed esaminare regolarmente la testa dei figli utilizzando un pettine antipidocchi.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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