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30 Marzo 2023
12:00

Stepchild adoption e famiglie omosessuali: un falso problema? L’unica vera soluzione é il riconoscimento alla nascita

In Italia la questione relativa alla stepchild adoption ha spesso monopolizzato il dibattito sul riconoscimento dei diritti delle famiglie omosessuali. Eppure, nonostante una normativa lacunosa, nei fatti questa forma di adozione particolare viene già consentita. Si tratta però di una soluzione lunga, dispendiosa e molto stressante per tutti i membri della famiglia. L'unica vera soluzione, semmai, è quella di veder riconosciuta la genitorialità di entrambi i partner già al momento della nascita.

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Stepchild adoption e famiglie omosessuali: un falso problema? L’unica vera soluzione é il riconoscimento alla nascita
In collaborazione con Gioia Saitta
Giurista esperta in diritto della famiglia, criminologa clinica e mediatrice familiare
Stepchild adoption

Benché l’Europa e buona parte della società civile lo stia reclamando a gran voce, nel nostro Paese continua a mancare una normativa chiara e univoca relativa al riconoscimento dei figli nati all’interno di una famiglia omogenitoriale.

A detta di molti, la grande occasione mancata è stata quella del 2016, quando nel polverone sollevato in occasione della molto contestata legge 76 (la famosa“legge Cirinnà”) che ha regolamentato le unioni civili tra persone dello stesso sesso, non si riuscì ad estendere la cosiddetta stepchild adoption, anche alle coppie omosessuali. Ma di cosa si tratta? E siamo proprio sicuri che sia all’adozione del “figliastro” (questa la poco poetica traduzione) sia la vera soluzione della questione?

Per avere un quadro più chiaro della questione ci siamo rivolti alla Dott.ssa Gioia Saitta, giurista esperta di diritto della famiglia, criminologa clinica e mediatrice familiare.

Cos'è la stepchild adoption

«La Stepchild adoption in Italia è regolamentata già dal 1983 nell’Art.44 della legge 184 che disciplina le cosiddette adozioni particolari, ossia quelle adozioni più snelle, che non necessitano dello stato di abbandono del minore da parte del partner del genitore naturale. La legge già prevede, quindi, la possibilità che il minore possa essere adottato dal partner del genitore biologico o adottivo».

Questo articolo della legge sulle adozioni negli anni è stato interpretato in maniera sempre più estensiva per garantire il miglior interesse del minore: si è sottolineato ad esempio come il comma 3, che prevede che l’adozione sia consentita oltre che ai coniugi anche a chi non è coniugato, permettesse di constatare come che l’adozione speciale non sia affatto preclusa a coppie more uxorio, eterosessuali e omosessuali, e che essa ben può essere riconosciuta anche qualora la richiesta provenga da una persona single. Recentemente, poi, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la parte in cui si prevedeva che il minore non entrasse nel legame famigliare con i parenti del genitore adottante (Sentenza n.79, 28 marzo 2022).

In pratica ora è riconosciuta un’adottabilità piena in cui, per esempio, il padre del genitore adottante diventa automaticamente il nonno dell’adottato, con tutti i diritti e le tutele che ne conseguono.

Un’ultima e più recente modifica risale invece al 30 dicembre 2022, quando la sentenza n. 38162 della Corte di Cassazione ha stabilito che anche i bambini nati con la cosiddetta maternità surrogata potranno essere riconosciuti come figli di entrambi i genitori attraverso l’adozione in casi particolari.

Stepchild e famiglia

Stepchild e coppie omosessuali: come funziona in Italia?

Abbiamo visto dunque come l’articolo 44 della legge 183 preveda l’adozione dei minori da parte di coppie, a patto che il minore sia già figlio (adottivo o naturale) di uno dei due partner. Nella norma in questione però, non viene specificato il tipo di coppia cui si fa riferimento, pertanto l’ormai famosa legge Cirinnà – almeno nella forma in cui era stata concepita – avrebbe espresso con maggiore chiarezza il fatto che anche le coppie omosessuali avrebbero potuto accedere alla stepchild adoption.

Come già accennato, nel 2016 questa parte della legge venne tagliata nel corso del travagliato iter d’approvazione ma, come spesso accade in Italia, quando il legislatore non riesce ad agire con efficacia, tocca alla magistratura e alle sentenze dei vari tribunali. inserirsi nel vuoto normativo per provare a colmarlo. Come? Non creando un diritto ex-novo ma, in questo caso, ampliando una legge già prevista e riconoscendo così, di fatto, le coppie omosessuali.

«Tale prassi estensiva è stata molto criticata in questi anni, soprattutto da alcune frange politiche – spiega Saitta – ma in realtà la Corte di Cassazione si è già espressa chiaramente affermando come, poiché all’adozione in casi particolari possono accedere sia single che coppie di fatto, l’esame dei requisiti e delle condizioni imposte dalla legge non può essere assolutamente svolto, neanche indirettamente, dando rilievo all’orientamento sessuale del richiedente. Questo sarebbe fortemente discriminatorio».

Stepchild adoption in Italia

La vera necessità: riconoscere i genitori alla nascita del bambino

Ma se la stepchild adoption di fatto viene già applicata, per quale motivo si parla ancora di diritti negati? Semplicemente perché si tratta comunque di una misura non efficace nella tutela del minore, con dei limiti sia etici che pratici. Il tutto aggravato dal fatto che in Italia non viene permessa l’iscrizione all’anagrafe di un bambino nel cui certificato di nascita siano indicati come genitori due persone dello stesso stesso.

Portare la coppia a un riconoscimento della propria paternità o maternità solamente al momento dell’adozione infatti – al di là della circostanza piuttosto avvilente di dover adottare il proprio figlio – espone sia la coppia che il minore ad una serie di problemi sostanziali, come i lunghi periodi d’attesa dovuti alla trafila d’indagini e incontri con assistenti sociali tipici di un processo di adozione, o le cospicue spese legali da sostenere nel corso dell'iter (e che non tutte le famiglie possono sobbarcarsi a cuor leggero). Il tutto, lo ripetiamo ancora una volta, per poter essere riconosciuti come genitori del proprio figlio.

La stepchild rimane comunque una forma d'adozione, con lungaggini burocratiche e tutti gli imprevisti del caso

Un altro elemento da considerare riguarda il fatto che, per ultimare il percorso di adozione, entrambi i membri della coppia devono obbligatoriamente trovarsi concordi sulla decisione. Ma se nell’arco temporale necessario per le varie approvazioni i due partner litigano e si lasciano? In questo caso il genitore intenzionale (ossia quello non riconosciuto all’atto di nascita), potrebbe perdere ogni diritto sul minore. Questo sarebbe molto grave non solo per il genitore ma, soprattutto, per il minore.

«Occorre ricordare che nel diritto di famiglia, il diritto prevalente è sempre quello del minore, il quale deve avere la possibilità di crescere in un ambiente che ne garantisca uno sviluppo psico-fisico adeguato – sottolinea Saitta – In questa prospettiva, se un bambino nato all’interno di una coppia omogenitoriale, con due papà o due mamme che ha sempre conosciuto come propri genitori, in caso di separazione rischia di non poter più vedere uno dei due punti di riferimento della sua infanzia, il che rappresenta una chiara violazione al suo diritto di avere entrambi i genitori».

La nostra politica, insomma, deve iniziare a fare i conti con la realtà: le famiglie arcobaleno esistono e non riconoscerle significa lasciare bambini e bambine in uno stato di dubbio. Per quanto ancora possiamo permetterci di tenere occhi e orecchie chiusi di fronte ad una realtà che continua a tenere nel limbo migliaia di genitori e minori?

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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