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14 Marzo 2023
15:00

Il comune di Milano sospende i riconoscimenti per i figli delle famiglie omogenitoriali

Il sindaco Giuseppe Sala ha dovuto interrompere il riconoscimento anagrafico dei figli delle coppie omosessuali da parte di entrambi i genitori. Il primo cittadino milanese però annuncia di voler dare battaglia e ha già incontrato i rappresentanti delle famiglie.

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Il comune di Milano sospende i riconoscimenti per i figli delle famiglie omogenitoriali
Famiglia arcobaleno

Un lunedì nero, l'ennesimo, per chi crede nei diritti di tutte le famiglie. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha comunicato di dover sospendere la formazione di nuove famiglie omogenitoriali attraverso il riconoscimento anagrafico dei genitori.

La sospensione è arrivata dopo un passaggio di comunicazioni tra il Prefetto di Milano Renato Saccone e il Ministero dell'Interno, presieduto da Matteo Piantedosi.

Il sindaco di Milano Sala non ha potuto fare altro che recepire la sollecitazione e compiere così un passo indietro rispetto a quanto deciso nel luglio scorso, quando in aperta polemica con l'annoso vuoto legislativo in materia di riconoscimenti per le famiglie omosessuali aveva ricominciato a registrare certificati anagrafici per i bimbi con mamme e papà dello stesso sesso.

«Avevamo avuto sentenze avverse e il Parlamento doveva legiferare – dichiarava il 2 luglio 2022 sul palco del Pride di Milano – ho aspettato che lo facesse ma non si sono mossi e dovevo fare la mia parte».

La sentenza della Cassazione di dicembre 2022

La Prefettura – che, lo ricordiamo, è l'organo che rappresenta il governo nelle province e nelle città metropolitane – ha chiesto lo stop sulla base della sentenza dello scorso dicembre da parte della Corte di Cassazione (sentenza 38162), la quale ammetteva che i bambini nati all’estero grazie alla GPA (la Gestazione per Altri, conosciuta anche come Maternità surrogata) potessero essere riconosciuti come figli di entrambi i genitori, anche se dello stesso sesso, grazie all’adozione in casi particolari. E non quindi attraverso il diretto riconoscimento all'anagrafe del Comune da parte del genitore non biologico.

Tale tipologia d'adozione – la stepchild adoption – deve essere riconosciuta da un giudice e dunque non prevede la trascrizione automatica all'anagrafe. Da qui l'interruzione delle trascrizioni che però la Prefettura ha esteso anche ai figli di due madri concepiti attraverso tecniche di procreazione medicalmente assistita effettuate all'estero e poi nati in Italia.

Il motivo? Secondo la legge 40 del 2004 che regola la PMA in Italia, queste tecniche sono vietate in territorio italiano alle coppie omosessuali e dunque solo il genitore biologico può essere riconosciuto dallo Stato. Per quanto riguarda invece la terza casistica, ovvero i figli di coppie lesbiche nati all'estero, il Governo ha chiesto un parere legale all’Avvocatura Generale dello Stato.

Le reazioni

Dopo aver preso atto della circolare della Prefettura, il sindaco Sala ha subito incontrato i rappresentati delle associazioni di famiglie omogenitoriali, comunicando loro il complicato stato delle cose ma ribadendo anche la volontà di continuare a lottare questa battaglia di civiltà, da sempre considerata una priorità dall'agenda politica dell'attuale Amministrazione meneghina.

«Il sindaco di Milano ha dovuto cedere al pressing del governo Meloni e alla fine la decisione è arrivata dolorosa e ingiusta – ha affermato Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno dopo l'incontro con il primo cittadino –  Ci ha comunicato che bloccherà le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei bambini con due papà e la formazione di atti di nascita italiani con due mamme, come garantito negli ultimi anni nel capoluogo lombardo. Siamo consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia ma i bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, il ministro Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione».

Una legge necessaria

Quanto accaduto a Milano solo la punta di un iceberg formatosi su anni di sentenze, ricorsi e diritti negati. Il capoluogo meneghino è stato infatti una delle poche eccezioni di un Paese che sembra non voler guardare negli occhi una realtà che sta cambiando.

Nonostante i continui appelli e dell'Unione Europea e della stessa Corte Costituzionale, l'Italia continua a rimanere immobile di fronte a migliaia di famiglie che si trovano a vivere in un limbo giuridico, dove molto spesso il genitore intenzionale – colui o colei che non ha legami biologici con il figlio – si trova a non aver nessun diritto (o dovere) sul frutto del proprio amore.

Le adozioni particolari non sono strumenti efficaci per riconoscere ai bambini il diritto ad avere due genitori e quando una famiglia decide di adire per vie legali, l'esito del ricorso si trasforma in un lancio di moneta poiché, in mancanza di un'esplicita normativa, le decisioni vengono affidate alle interpretazioni dei singoli tribunali, dunque senza alcuna uniformità di giudizio.

Serve una legge, chiara ed univoca, per poter riconoscere i figli alla nascita. Ogni altra soluzione alternativa sarebbe solo un palliativo e quando si parla di famiglia non possono esistere misure annacquate.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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