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24 Febbraio 2023
10:00

Svezzamento: come funziona e qual è l’età giusta per iniziare (e come capirlo)

Lo svezzamento è il momento di passaggio tra l’alimentazione a base di latte e quella a base di cibo solido. Ma quando inizia questa fase? E qual è la differenza con l’autosvezzamento? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sul passaggio dal latte al cibo “dei grandi”.

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Svezzamento: come funziona e qual è l’età giusta per iniziare (e come capirlo)
Svezzamento

Dal latte alle prime pappe, la strada per diventare dei bimbi grandi passa (anche) dallo stomaco. Dopo i primi quattro o sei mesi di vita, infatti, il corpo del bebè comincia ad aver bisogno di qualche integrazione, e che pertanto occorre ricercare (anche) in altre forme di nutrimento. Qui entra in gioco lo svezzamento, ossia la fase di transizione dall’alimentazione liquida a quella solida che rappresenta il primo grande passo una nuova fase dell’infanzia.

Si tratta di un momento di passaggio molto delicato, che richiede pazienza e attenzione da parte dei genitori, nonché una certa gradualità. Per questo molti esperti preferiscono parlare di alimentazione complementare piuttosto che di svezzamento, in quanto quest’ultimo descriverebbe più correttamente proprio l'abbandono definitivo del latte (materno o artificiale). E questo obiettivo non si può raggiungere certo dall’oggi al domani…

Quando iniziare lo svezzamento

Benché un tempo s’iniziasse lo svezzamento intorno al quarto mese, oggi le autorità in campo medico – Organizzazione Mondiale della Sanità su tutti – riconoscono nel latte materno l’alimento più sano e nutriente almeno per i primi 6 mesi di vita. Solo dopo il sesto mese compiuto, dunque, si può iniziare a considerare l’introduzione di un’alimentazione integrata nei bambini allattati con il latte di mamma

Ad ogni modo però, benché il periodo più comune per iniziare lo svezzamento parta dal sesto mese, non esistono parametri o tabelle di marcia precise da seguire con rigore: ogni bebè ha i suoi tempi e non c’è bisogno di forzare la mano se il piccolo non si mostra ancora pronto al cambio. Un genitore deve quindi fare attenzione alla comparsa di alcuni segnali che indicano il fatto che il piccolo sia pronto a provare nuovi alimenti:

  • Controllo del tronco e conseguente capacità di rimanere seduto in modo autonomo
  • Scomparsa (o affievolimento) del riflesso di estrusione, la reazione che porta il neonato a spingere via qualsiasi corpo estraneo venga inserito nella boccuccia, e di suzione, ossia quel riflesso istintivo che invece spinge un bimbo molto piccolo a cercare la poppata se stimolato nei pressi della boccuccia. Per testarlo basta sfiorare l’angolo della bocca del neonato con un dito: se volterà la testa bocca aperta cercando di succhiare il dito, allora il riflesso sarà ancora presente
  • Raggiungimento della maturità digestiva, che di solito avviene dopo il quarto/quinto mese.

Come iniziare lo svezzamento

Come ricorda l’Ospedale Bambino Gesù, «non esiste un modo "giusto" di introdurre i cibi solidi nella dieta del bambino: ogni famiglia dovrà trovare la propria strada, in accordo con i suggerimenti del proprio pediatra».

Durante lo svezzamento è importante seguire le regole dettate dal bambino: inutile forzarlo a bruciare le tappe

Spetta ad ogni famiglia infatti trovare la strategia più giusta per il proprio bebè, magari iniziando a fargli assaggiare saltuariamente piccole cucchiaiate di cibo sminuzzato per vedere come reagisce, oppure semplicemente iniziando ad alternare alle poppate anche dei pasti a base di purè od omogeneizzati. Il consiglio sempre valido è però quello di rendere partecipe il proprio pediatra in questa fase delicata.

Come si preparano le prime pappe

La preparazione delle prime pappe può essere un’esperienza stressante per un genitore alle prime armi: quali alimenti prediligere? Cosa evitare? Si possono usare i condimenti? E le posizioni? Tutte domande lecite, ma che non devono spaventare più di tanto, visto che tutte le mamme e i papà ci sono passati senza fare troppi danni.

Infatti è sufficiente ricordare che:

  • Le prime pappe devono avere una base di brodo vegetale.
  • Possono contenere una quantità di carboidrati, proteine e grassi
  • Meglio non usare il sale fino al compimento del primo anno di vita.

Avendo in mente queste semplici nozioni, ci si può mettere ai fornelli.

Il brodo si prepara facendo bollire un litro d’acqua contenente le verdure, meglio se di stagione. Una volta pronto, si tolgono le verdure per ricavarne un passato (frullatori e minipimer sono alleati preziosissimi in questa “battaglia”). Al brodo  si aggiungono un paio di cucchiai di farine di mais, tapioca o creme di riso (carboidrati) o carne, sotto forma di liofilizzato o omogeneizzato. Un cucchiaino di olio extravergine d’oliva può coprire la quota di grassi per l’alimentazione completa.

Con il passare del tempo poi, sotto la guida del pediatra si potranno cominciare ad inserire gradualmente anche altri alimenti.

Niente cambi troppo estremi (con sapori forti e decisivi) o forzati però: il palato del bimbo va allenato, non messo alla prova!

Le differenze tra svezzamento e autosvezzamento

L’autosvezzamento è una modalità di alimentazione che favorisce l’autonomia del neonato, il quale viene lasciato libero di assaggiare spontaneamente pezzettini di quel cibo solido che viene mangiato dagli adulti. Mentre lo svezzamento rappresenta un mutamento di routine alimentare ad opera del genitore, con l’autosvezzamento è dunque il bimbo stesso, con i suoi comportamenti, a dettare le tempistiche del cambiamento.

Le mamme e i papà che optano per l’autosvezzamento, infatti, lasciano che sia il piccolo a manifestare interesse per il cibo “dei grandi”, andando poi ad assecondarlo facendogli provare gli stessi alimenti – seppur ridotti a poltiglia – mangiati dai genitori, senza passare per omogeneizzati o pappe. Per questo tale approccio è chiamato anche alimentazione complementare a richiesta.

In caso la famiglia preferisca optare per l'autosvezzamento, sarà comunque importante confrontarsi con il pediatra per monitorare la crescita del bambino e confrontarsi sull'alimentazione dell'intera famiglia. Se infatti in casa si seguono regimi alimentari sbilanciati, possono presentarsi rischi connessi ad eccessive quantità di sale o cibi inadatti ad un’età così precoce, oltre che esporre il piccolo al pericolo di soffocamento qualora le pietanze non venissero sminuzzate a dovere.

Allattamento e svezzamento

Di solito lo svezzamento inizia sostituendo il latte di pranzo, intorno alle 12, con la pappa. Per gli altri pasti, il lattante continuerà a assumere latte di mamma o latte formulato.

L’importante, soprattutto nelle prime fasi è continuare ad assecondare la fame del piccolo, allattandolo quando ne sentirà l’esigenza fuori dall’orario dei pasti e regolare di conseguenza le porzioni di pappa.

Svezzamento e allattamento

Schema e tabelle servono per lo svezzamento?

Fino a pochi anni fa ai genitori venivano consigliate dai pediatri tabelle nutrizionali per l’inserimento graduale dei vari alimenti, così da fornire ai piccoli cibi adatti e sicuri e scongiurare l’insorgere di allergie.

Oggi però gran parte dei medici sono concordi nel ritenere che tali schemi e tabelle non abbiano grande utilità.

E per quanto riguarda allergie e intolleranze? Anche sotto questo punto di vista le tabelle tradizionali hanno perso validità. La scienza ha infatti dimostrato che ritardare il consumo di alimenti a rischio allergie non è utile per la prevenzione per la  reazioni allergiche.

Esiste un metodo ideale per lo svezzamento?

Partendo dal presupposto che osservare le indicazioni del pediatra resta nella maggior parte dei casi la via migliore per uno sviluppo sano ed equilibrato del bimbo, ciò che conta, infatti, è modellare lo svezzamento in base alle esigenze del bambino, osservandone reazioni e comportamenti, ovviamente non trascurando mai il parere dei pediatri curanti.

Dunque niente fretta, niente stress se al settimo mese ancora cerca il seno e della pappa non sembra volerne sapere e facciamo scorta di pazienza per la lunga fase di tentativi, rifiuti, pianti, sbrodolamenti e capricci che caratterizzano questi mesi faticosi ma decisamente appaganti.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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