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21 Febbraio 2024
18:00

A Milano chiude la sezione lattanti del nido e i genitori lanciano una petizione: “Mettono in difficoltà le donne che devono rientrare al lavoro dopo la maternità”

Il Comune di Milano annuncia la chiusura di una sezione lattanti in un complesso meneghino e i genitori lanciano una petizione per impedirlo. La scrittrice Stella Pulpo: «Non è una città per famiglie. In Italia si parla di natalità senza fare nulla per andare incontro ai genitori». Il Comune a Wamily: «Ci sono altri tre nidi in zona».

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A Milano chiude la sezione lattanti del nido e i genitori lanciano una petizione: “Mettono in difficoltà le donne che devono rientrare al lavoro dopo la maternità”
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I genitori del nido e della scuola dell’infanzia di via Pergolesi 17 di Milano si ribellano al Comune, che il giorno prima degli Open Day ha annunciato la chiusura di due sezioni (di cui una per lattanti) a partire da settembre. La scelta dell’amministrazione si tradurrà in 37 posti in meno nel complesso meneghino, che offre un servizio educativo continuativo dai tre mesi ai 6 anni di età. Mamme e papà dei Municipi 2 e 3, sul piede di guerra, hanno lanciato una petizione (che ha già superato le 700 firme) per chiedere a Palazzo Marino un dietrofront in una città in cui gli asili nido sono già pochi e i posti a disposizione delle famiglie nelle graduatorie calano di anno in anno.

«La decisione del Comune di Milano di chiudere la sezione lattanti – si legge nella petizione creata dai genitori del nido e della scuola pubblica – metterà in grande difficoltà 12 famiglie, soprattutto quelle donne che devono rientrare al lavoro dopo un periodo di maternità».

Se il progetto del Comune si realizzerà, la scuola – che attualmente ospita una sezione lattanti per i piccoli dai 3 ai 12 mesi e tre sezioni dell’infanzia – perderà trentasette bambini. Palazzo Marino prevede la chiusura dell’intera sezione lattanti, che ha una capienza di 12 posti, e una delle tre sezioni dell’infanzia, che accoglie 25 scolari.

La decisione, secondo i genitori, è immotivata. «La sezione lattanti non esaurisce mai la graduatoria e ha sempre lunghe liste di attesa» precisano i genitori dei due Municipi meneghini.

In effetti, in Italia, e specialmente a Milano, le graduatorie tracimano di richieste per i nidi comunali, tanto che negli ultimi anni nel capoluogo lombardo si sono create liste d’attesa perfino per accedere agli istituti privati (prima del 2019 non era mai accaduto). Come riporta l’Istat, la quota di posti disponibili nella fascia d’età 0-3 anni nel nostro Paese è del 28% (il target europeo è del 33%) ed entrare nei nidi comunali è quasi un miraggio. Secondo quanto emerge dall'ultima indagine di Altroconsumo, alla carenza di disponibilità, si aggiungono i costi, che a Milano sono più salati che nel resto d’Italia: anche se varia in base all’Isee la retta si aggira intorno ai 500 euro circa (a Roma meno di 300), arrivando oltre gli 800 euro nel caso di nidi privati.

La scarsità di servizi educativi per la primissima infanzia si ripercuote, in prima battuta, sulle donne. Nel 2022 sono state più di 44mila le madri che hanno lasciato il lavoro, e nel più dei casi la motivazione indicata consisteva nella difficoltà a conciliare famiglia e professione.

Il Comune, dal canto suo, sostiene che la scelta di togliere la sezione lattanti di via Pergolasi 17 rientri in un progetto più ampio di riorganizzazione dei servizi educativi della zona. «Abbiamo riorganizzato le strutture – replica a Wamily Palazzo Marino – con una capienza in zona che vede 3 nidi comunali nel giro di un km da Pergolesi che hanno 55 posti per lattanti e abbiamo riaperto il nido Stoppani-Zambeletti che lo scorso anno era chiuso e che ha a disposizione 42 posti nido». Mentre per quanto riguarda la sezione dell’infanzia, «non ha bambini in lista d’attesa e già oggi non lavora a piena capienza».

Alternative che tuttavia non soddisfano i genitori perché «distanti, con limitata disponibilità di posti, spesso prive della sezione lattanti, e nessuna di queste ha la peculiarità di Pergolesi 17 di poter accogliere tutti i bambini da 0 a 6 anni permettendo alle famiglie di completare l’intero ciclo e nella stessa struttura».

Sulla questione è intervenuta sui social la scrittrice Stella Pulpo. «Queste operazioni ci sbattono in faccia che questa (Milano, ndr) non è una città per famiglie, qualora non fossero sufficienti i canoni degli affitti o i prezzi al mq» ha commentato Pulpo, sottolineando come In Italia «si faccia un ripugnante straparlare di natalità senza fare nulla per andare incontro alle esigenze dei genitori, al contrario, riducendo gli esigui servizi disponibili. Su quanto abbiamo rimosso i capisaldi di una democrazia degna di tal nome, che sono la scuola e la sanità pubbliche».

Il paradosso è evidente. Mentre si grida all’emergenza denatalità, si tagliano i pochi servizi per l’infanzia esistenti.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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