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10 Marzo 2023
11:00

Che succede se il bambino prende un brutto voto? Il giudizio scolastico valuta solo la prestazione

Un brutto voto non piace agli studenti, tanto meno ai genitori. La cosa importante è indagare sempre le motivazioni che hanno portato il bimbo o il ragazzo a prendere quel voto, senza essere troppo severi e assicurarsi che non sia lui troppo cattivo con se stesso. Perché alla fine un voto non fa altro che giudicare il libro dalla copertina.

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Che succede se il bambino prende un brutto voto? Il giudizio scolastico valuta solo la prestazione
Pedagogista
Brutto voto

Prendere un brutto voto non solo non è mai piaciuto nel ruolo dello studente, ma a volte è un problema affrontarlo anche in qualità di genitore. "Lo sgrido? Lo lascio stare? Lo metto in punizione?". Altre volte subentrano i ricatti “Se non recuperi, ti tolgo i video-games”, oppure messaggi motivazionali nascosti dietro degli stratagemmi come: “Se recuperi, ti porto a fare shopping”. Cosa è giusto fare quando un figlio torna a casa con un brutto voto?

Anzitutto è sempre bene precisare che non c’è mai un giusto e uno sbagliato, però è sano porsi la domanda per trovare il giusto equilibrio e non cadere in meccanismi che non promuovano l’autonomia. Per aiutare a capire come intervenire, prima di tutto, dobbiamo chiederci cosa ci sia dietro a un brutto voto.

Cosa c’è dietro a un brutto voto?

Il voto è l’unità di misura che conosciamo meglio per giudicare la preparazione degli studenti: se sei preparato allora prenderai un bel voto, ma se non sei preparato a sufficienza, allora, il brutto voto è quello che ti spetta.

Un brutto voto non è solo sinonimo di una cattiva preparazione, dietro c'è molto altro

È vero, ma proviamo a rifletterci un attimo, perché un brutto voto non è solo sinonimo di una cattiva preparazione, può essere il risultato di molto altro. In secondo luogo, prendiamoci del tempo per riflettere sul come si affronta un brutto voto con un figlio.

Prima di tutto è bene ricordare che non è vero che il voto giudica la preparazione. Il voto giudica la prestazione. In modo provocatorio diciamo che: “Il voto giudica il libro dalla copertina”.

Studiare bimbo

Noi tutti abbiamo preso brutti voti a fronte di una buona preparazione, così come abbiamo preso bei voti a fronte di una preparazione scadente. Anche per questo alcuni studenti, seguendo il pericoloso – ma persuasivo – meccanismo della fortuna, “tentano” un’interrogazione e/o “sperano” nel buon esito di una verifica. Altre volte capita che il meccanismo della prestazione inibisca o agiti eccessivamente, invalidando parte della preparazione e di conseguenza il momento dell’interrogazione o della verifica.

Se da un lato è giusto che venga premiata una buona prestazione e squalificata una cattiva, dall’altro il messaggio che viene veicolato è più sottile e a volte pericoloso.

Identificarsi nel giudizio

Quando uno studente prende un voto, c’è spesso una identificazione in quest’ultimo. Abbiamo dato in mano agli studenti questo “righello” per misurare se sono “Bravi” o meno.

Nel caso di bel voto il bimbo avrà una buona immagine di sè, in caso contrario si identificherà col brutto voto

Nel caso del bel voto può aprirsi (e sottolineo “può”, ma non necessariamente) una buona immagine di sé. Nel caso del brutto voto diventa facilmente intuibile che si tratterà di una identificazione che non porterà a nulla di fruttuoso.

Se a questo aggiungiamo che il voto, spesso e volentieri, viene condiviso con tutta la classe, diventa allora una questione anche di immagine sociale.

Come si da la giusta importanza a un brutto voto?

Ovviamente è necessario fare delle valutazioni sul caso specifico, ecco alcuni parametri ai quali ci si può affidare:

  • Frequenza: Si tratta di un caso isolato o di un periodo un po’ negativo? Prende sempre brutti voti nella stessa materia?
  • Sfera emotiva: come reagisce il bimbo davanti al brutto voto? É mortificato, indifferente, arrabbiato, triste?
  • Causa: Ho avuto sfortuna” oppure “Era troppo difficile” o ancora “Avevo chiesto aiuto per preparare la verifica, ma nessuno mi ha aiutato” sono tutti indicatori che ci fanno capire che il modo di attribuire la responsabilità di ciò che è successo non è personale, ma esterno. Significa che si tende a localizzare i motivi dell’insuccesso al di fuori di noi, come a non essere “artefici del proprio destino”. Questo è un modo di pensare in cui il risultato delle prove viene dettato da circostanze esterne che non lasciano scampo.

Attenzione a non giudicare le reazioni del ragazzo

Spesso capita che il ragazzo si convinca che per quanto  si possa impegnare, eventi e conseguenze sono per lo più imprevedibili, dipendano dall'esterno, non da lui. Magari perché ha studiato tanto eppure non ha ottenuto il risultato che sperava. Si rafforza in lui la sensazione che tutto sia affidato al caso e alla fortuna, più che al suo impegno.

Non serve eccedere nelle punizioni e nei rimproveri

Giudicare non serve a nulla, diventa molto importante in questo caso non eccedere nelle punizioni e nei rimproveri, ma accompagnare nella riflessione e stimolare il senso di fiducia in se stessi e nelle proprie capacità perché che quest’ultime sono il vero motore dei propri risultati, che siano positivi o negativi. Mortificare ulteriormente rischierebbe di rinforzare l’idea che, non solo non riesce a governare i miei risultati ma in più quel che mi aspetta è una costante frustrazione.

aiutare figlia brutto voto

Se invece la responsabilità di ciò che succede è attribuita all’interno, cioè a se stesso, con frasi come “Dovevo impegnarmi di più” oppure “Non sono abbastanza bravo”, allora siamo di fronte a un modello in cui è consapevole che i risultati dipendono da quanto si è impegnato o a quanto è bravo.

In questo caso l’attenzione da porre sta nel non aggravare un senso di responsabilità già nettamente marcato. Il rischio è quello di appesantire ulteriormente la fatica di sopportare il peso della sconfitta. Rinforziamo invece l’idea che un brutto voto non è nulla di definitivo e che c’è sempre tempo per recuperare.

In generale è utile rinforzare l’idea di autonomia e autodeterminazione, attraverso messaggi che promuovano fiducia, piuttosto che di squalifica. Ricordiamo sempre che prendere un brutto voto è già un evento mortificante di per sé.

4 consigli per i genitori

Dunque alla fine quando il bimbo porta a casa un brutto voto, cosa possiamo fare?

  • I figli vogliono genitori che facciano, appunto, i genitori. Passano già molto tempo insieme agli insegnanti e non vogliono che anche a casa mamma e papà si trasformino in insegnanti, a volte anche più severi.
  • Dedicare tempo alle loro emozioni, siano esse positive o negative. Dare spazio ai loro racconti, anche quando non si è d’accordo o quando sembrano delle “scuse”.
  • Dialogare sulla responsabilità del brutto voto e, dopo averlo fatto, dare fiducia. Significa guidare il ragionamento e mostrare che l’esito negativo di una verifica può essere attribuito a molteplici fattori. Se i genitori non sono i primi a credere nelle possibilità del figlio, perché il figlio dovrebbe iniziare  a farlo da solo?
  • Fare molta attenzione a non interessarsi dei voti solo quando si presenta un voto negativo. Questo è il trucco per avere un dialogo sereno e non viziato da porte che sbattono o mutismi. La scuola non è solo voti e verifiche, ma molto altro. La scuola è compagni, amicizie, paura, gioia, fatica, gratificazione, insomma una vera e propria palestra di vita. Bisogna stare attenti a non interessarsi quando i risultati non sono sufficienti e soprassedere quando tutto si svolge in modo regolare.
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Luca Frusciello
Pedagogista
Dopo gli studi superiori, mi laureo in Educazione Professionale. Mentre approfondisco le tematiche pedagogiche in percorsi universitari e formativi extra-universitari, progetto e realizzo interventi educativi finalizzati allo sviluppo globale della persona. Successivamente conseguo il titolo di Pedagogista Clinico® che aggiunge alla mia professionalità le basi scientifiche trasversali per interventi basati su metodi e tecniche proprie della disciplina, finalizzate alla comprensione dei processi che muovono l’individuo senza concentrarsi sui disturbi e le incapacità, ma attivando Potenzialità, Abilità e Disponibilità. Attraverso modalità, metodi e tecniche esclusivamente educative mi rivolgo a persone di ogni età, concentrandomi sulle capacità individuali e sociali. Grazie ad un approccio non curativo né correttivo, si favorisce la persona nel trovare le proprie risorse adattive, agendo interventi educativi specialistici. Visione, questa, che permette di accogliere, analizzare e associare ogni orientamento verso l’evoluzione e il cambiamento.
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