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14 Gennaio 2024
12:30

Come insegnare ai bambini a perdere: otto consigli utili

È importante insegnare ai bambini a perdere, aiutandoli a capire che la sconfitta non è un fallimento, ma un’occasione per imparare qualcosa. Come? «Facendogliela sperimentare» consiglia il pedagogista. Vediamo otto trucchi per gestire le emozioni legate alla sconfitta e convincere i piccoli che perdere non è una tragedia.

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Come insegnare ai bambini a perdere: otto consigli utili
In collaborazione con il Dott. Luca Frusciello
Pedagogista
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Nel gioco e nello sport, come nella vita, capita di uscirne sconfitti, perciò è fondamentale insegnare ai più piccoli a perdere e a reagire positivamente agli insuccessi fin dai primi anni di età. Imparare a perdere è importante per i bambini perché significa imparare ad accettare i fallimenti, nelle partite di calcio e a nascondino come nella vita quotidiana.

«È importante che i bambini imparino a perdere – commenta il dott. Luca Frusciello, pedagogista e membro del Comitato Socio-Scientifico di Wamily – affinché capiscano due cose: che ci sono delle aspettative per un risultato ma che queste non sempre possono realizzarsi, e che a volte ci può essere uno scollamento tra quella che è l'immagine di sé e quello che è il risultato. Faccio un esempio: magari nostro figlio è convinto di essere il bambino più veloce della classe, ma poi vince l'amichetto Paolo».

Senza dubbio, c’è chi per carattere accoglie più facilmente la sconfitta e chi trasforma ogni occasione di gioco in una competizione, si impunta e fatica a mettersi il cuore in pace quando non è lui a trionfare. Ma i piccoli non nascono con il libretto delle istruzioni in mano ed è compito degli adulti insegnare loro che anche la sconfitta, come la vittoria, ha un valore. Se la seconda è associata a un’esplosione di gioia, la perdita contiene lezioni e insegnamenti utili e preziosi di cui è cosa saggia fare tesoro.

«Ma prima di capire come insegnare ai piccoli a perdere – continua il pedagogista -, è fondamentale chiedersi che cos'è la sconfitta e cosa produce. I bambini non sanno perdere perché non sanno tollerare la sensazione sgradevole che si crea quando non raggiungono un'aspettativa e/o un'immagine del sé e, quindi, la rifiutano. Difficilmente ammetteranno: "Ah, perdere mi fa sentire male", ma probabilmente reagiranno a livello comportamentale. Come posso aiutarlo a gestire quella sensazione sgradevole e insegnargli che c'è, esiste e fa parte del pacchetto di sensazioni che si possono provare? Semplicemente facendogliela provare».

Vediamo otto consigli per insegnare ai bambini a perdere.

Aiutarli ad accettare la sconfitta

Imparare a perdere significa saper accettare un insuccesso, un affare per nulla scontato, specie per chi è competitivo di natura. Sperimentare una sconfitta in giovane età è in realtà una preziosa opportunità per maturare e sviluppare diverse qualità, quali la resilienza, la fiducia, la motivazione e l’autocontrollo. È utile quindi che l’adulti si impegni nel trasmettere al figlio un’idea di perdita come occasione di crescita, e non come fallimento personale. Come? Facendogliela sperimentare.

«La soluzione più valida è creare delle occasioni in cui il bambino provi la sconfitta – risponde il pedagogista –, ovviamente a piccoli passi, in modo accessibile, possibilmente su cose che non lo attivino ed entusiasmino troppo. Quindi evitiamo di farlo perdere sul suo gioco preferito».

Se il piccolo impara già in tenera età cosa significa perdere e capisce che la sconfitta è un’eventualità, non un tragedia, imparerà a gestire gli insuccessi e le emozioni derivanti dagli incidenti di percorso – che a volte sono inevitabili – anche in altri ambiti della vita, come la scuola, il lavoro, le relazioni interpersonali.

Dopotutto, prima o dopo capita a chiunque di perdere, anche ai campioni, ed è importante sapere come reagire e non avere paura del fallimento. Ha senso insegnare al piccolo pure l’umiltà, in modo che quando vince sappia essere rispettoso ed entrare in empatia con chi invece ha perso.

Ciò non significa ricorrere a lunghi ed inutili discorsi motivazionali o punitivi. «I discorsoni, le ramanzine, le prediche sono da evitare come la peste – commenta il dott. Frusciello – perché non fanno altro che rafforzare quella sensazione sgradevole provata dal piccolo alla sconfitta, rendendola ancora più inaccessibile».

Superare la paura di sbagliare

Per imparare a perdere è essenziale superare la paura di sbagliare. A volte la non accettazione della sconfitta è il frutto non tanto di uno spirito competitivo, quanto invece di una bassa autostima, del senso di colpa, del non sentirsi all’altezza. È fondamentale quindi spiegare al bambino che perdere non è un errore, trasmettendogli una visione positiva dell’insuccesso, come un’occasione da cui imparare, rialzarsi e ripartire, e non come un fallimento di cui vergognarsi. La paura di cadere a priori, prima di mettersi in gioco, è controproducente perché non solo non aiuta ad accettare con successo una sconfitta, ma non aiuta neppure a vincere.

Dare il buon esempio

È importante che l’adulto costituisca un buon esempio per il bambino, reagendo lui in primis positivamente alle sconfitte. Se il genitore è il primo ad arrabbiarsi e andare in escandescenza davanti al fallo di un calciatore o alla sconfitta della squadra del cuore, è probabile che il piccolo imiti e replichi in altre occasioni quella reazione. Ricordiamoci che mamme e papà rappresentano prima di tutto dei modelli per i figli. Perciò, quando si gioca con un bambino, è importante sfruttare le partite a calcio o i giochi di società come delle occasioni per mostrare al piccolo cosa significa giocare, vincere e perdere. È bene che l’adulto, in caso di sconfitta, condivida con il figlio le sue sensazioni, esprimendo ad esempio il proprio disappunto per la perdita senza tuttavia rabbia o frustrazione. «Quando mi capita di perdere faccio un respiro profondo e mi dico che va bene essere arrabbiato. Poi mi ricordo quanto mi è piaciuto giocare con te. Solo perché ho perso non significa che non mi sia divertito anche io» è un’ottimo pensiero da condividere con il piccolo.

Bambini che vogliono sempre primeggiare

Alcuni bambini accettano con nonchalance, o quasi, la sconfitta, mentre altri sono più competitivi e inclini ad arrabbiarsi in caso di perdita. È una questione di carattere e di educazione. È importante spiegare al figlio che il gioco o lo sport non è finalizzato esclusivamente alla vittoria: giocare con i coetanei significa innanzitutto partecipare a un’attività di gruppo e condividere tempo e spazio con qualcun altro. Reagire male a una sconfitta, andarsene, buttarsi a terra, significa mancare di rispetto agli avversari e cancellare il divertimento che quel gioco, fino all’attimo prima di perdere, aveva regalato ai partecipanti, lui incluso. Allo stesso modo, la scuola deve essere uno spazio dove apprendere nozioni e insegnamenti di vita, non una gara a chi conquista il voto più alto sul registro.

Ricordare il loro valore

Per evitare che un fallimento faccia vacillare la sua autostima, è importante ricordare al piccolo il suo valore per rafforzare la sua autostima. È essenziale promuovere in famiglia un clima sereno e rilassato in cui non si tenda a sottolineare le sconfitte proprie o altrui, ma si incoraggi a fare del proprio meglio. I bambini tendono a cercare l’approvazione negli occhi dei genitori, per questo è fondamentale che l’adulto dia più importanza allo sforzo e all’impegno nel conseguimento di un obiettivo piuttosto che alla mera vittoria, al successo o all'esito finale.

Normalizzare le emozioni negative della sconfitta

Le emozioni negative legate alla sconfitta sono fisiologiche e non vanno respinte. Se il piccolo perde, è giusto ricordargli che è normale essere delusi e turbati, l’importante è non lasciarsi travolgere completamente dalla frustrazione per la sconfitta. Piuttosto che criticarlo oppure minimizzare il suo disagio, ha senso fornirgli gli strumenti per esprimere i suoi sentimenti e per calmarsi, come la respirazione profonda.

Esempi di personaggi noti che hanno subito sconfitte

Per spiegare che nessuno è invincibile o perfetto, è utile portare al piccolo degli esempi di personaggi noti che, nonostante la loro popolarità e la fortuna conquistata, hanno affrontato anche loro fallimenti e sconfitte lungo il percorso. Ecco delle storie in grado di incoraggiare i più piccoli:

  • J.K.Rowling, la scrittrice di Harry Potter, era una madre singole senza lavoro quando scrisse la storia del mago più famoso di tutti i tempi, e diversi editori rifiutarono il suo libro prima di trovare l’opportunità che le cambiò la vita
  • Albert Einstein, considerato il più grande genio del Novecento, non era un granché a scuola
  • Thomas Edison, l’inventore della lampadina, riuscì a creare il dispositivo elettronico dopo migliaia di tentativi a vuoto

Alcuni libri per bambini che non sanno perdere

Esistono dei libri per insegnare ai piccoli il valore della sconfitta. Vediamoli:

  • Topo Tip, “Non mi piace perdere!”, di Anna Casalis e Marco Campanella (Dami Editore), indicato a partire dai 3 anni
  • Perché non vinco sempre io? di Silvia Serrelli (Giunti Editore), indicato a partire dai 4 anni
  • Voglio vincere io, di Elena Levi e Gaia Petra Sana (Edizioni Clichy), indicato a partire dai 5 anni
Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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