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2 Marzo 2023
10:00

Difficoltà di linguaggio nei bambini: quando preoccuparsi se il piccolo non parla

Non sempre i bambini rispettano le tappe di sviluppo del linguaggio e ciò non significa che ci sia per forza un problema. Ogni bambino ha i suoi tempi e le sue modalità per raggiungere gli step evolutivi, senza procedere necessariamente per gradi. Esistono però dei campanelli d'allarme per capire se il piccolo mostra alcune difficoltà nello sviluppo del linguaggio e comunicazione sociale a cui è bene prestare attenzione.

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Difficoltà di linguaggio nei bambini: quando preoccuparsi se il piccolo non parla
Psicologa
Il bambino non parla

Le tappe di sviluppo del bambino sono traguardi importanti che molto spesso i genitori accolgono con grande trepidazione. I primi sorrisi, lo svezzamento, i primi passi, la prima parolina sono tutti momenti che gli adulti ricordano anche a distanza di tempo e che celebrano con video e foto che rimarranno nel “raccoglitore dei ricordi di famiglia”.

In alcuni casi i genitori vivono le tappe dello sviluppo del bambino in maniera serena, in altri casi aspettano con ansia il superamento della tappa e addirittura fanno previsioni per tempi e modalità di acquisizione dello step evolutivo successivo.

Spesso si sente dire: "È ormai da tanto tempo che il piccolo ha iniziato a fare le lallazioni ("la-la", "ba-ba"…), ma ancora non sono comparse le prime parole". Ecco che mamme e papà corrono dal pediatra sperando che lo specialista dia loro una risposta precisa o che dica se il figlio è in ritardo o in tempo per l’acquisizione di quella competenza. A volte però i genitori tornano a casa senza risposte certe e indicazioni precise di quando sia giusto iniziare a preoccuparsi.

Vediamo, quindi, a che età bisogna preoccuparsi se il bimbo non parla e quali sono i campanelli d'allarme.

A che età preoccuparsi se il bambino non parla

Non esiste un'età specifica per cominciare a parlare valida per tutti i bambini. Ogni bambino ha i suoi tempi e le sue modalità per raggiungere le tappe evolutive. Inoltre, non sempre si procede per gradi (per esempio non tutti i bambini devono per forza gattonare prima di iniziare a muovere i primi passi).

Per quanto riguarda lo sviluppo del linguaggio i genitori possono aspettarsi che il bambino inizi a:

  • Fare le lallazioni entro gli 8 mesi di vita
  • Pronunciare le prime parole tra i 9 e i 18 mesi
  • Combinare insieme due parole intorno ai 18 mesi (“mamma, acqua”)
  • Brevi frasi telegrafiche tra i 18 e 36 mesi (“mamma voglio nanna”)

Ma non sempre le tappe dello sviluppo del linguaggio, così come per tutte le tappe di sviluppo, prevedono la necessaria acquisizione di una fase per poter passare alla successiva.

È fondamentale riconoscere in tempo eventuali segnali di difficoltà

Nella maggior parte dei casi un ritardo nell’acquisizione dello sviluppo del linguaggio non cela problemi o difficoltà che necessitano di approfondimento. Ma è molto importante riconoscere eventuali primi segnali di difficoltà nell’evoluzione del linguaggio o nella comunicazione sociale per intervenire precocemente.

Ad esempio, assenza di lallazione e scarso utilizzo dei gesti a 12 mesi possono costituire segnali di difficoltà nella comunicazione sociale che non devono essere trascurati e che necessitano di un approfondimento.

Difficoltà di linguaggio

Linguaggio e comunicazione sociale

Il linguaggio è una forma di comunicazione superiore espressa principalmente tramite il canale verbale: è un sistema di segnalazione arbitrario costituito dai suoni delle parole che pronunciamo a cui vengono associati significati. Ha come finalità la trasmissione di un contenuto che passa tra chi emette il messaggio verbale (per esempio il bambino che dice “voglio acqua”) e la mamma che lo riceve e comprende il significato (“mio figlio ha sete”).

Linguaggio e comunicazione sociale non sono la stessa cosa

La comunicazione sociale, invece, riguarda principalmente i segnali non verbali, come l’espressione del volto del bambino assetato, il gesto di tendere la mano verso mamma per richiedere l’acqua, il pianto disperato in attesa dell’arrivo del bicchiere.

La comunicazione prevede, quindi, una serie di comportamenti associati alle parole che sempre accompagnano il messaggio verbale. Se si ha un ritardo nello sviluppo del linguaggio sarà compromesso solo il linguaggio e dunque le parole (prodotte e comprese), ma non la comunicazione sociale. Se invece è presente una difficoltà nella comunicazione sociale molto spesso troveremo anomalie sia nel linguaggio che nella comunicazione non verbale.

Quali sono i campanelli d'allarme

È importante osservare il bambino e riconoscere in tempo eventuali segnali di difficoltà nella comunicazione del piccolo. Vediamoli.

Campanelli d'allarme nello sviluppo del linguaggio

  • Lento incremento del vocabolario e delle parole prodotte dal bambino, che significa un incremento di meno di 10 nuove parole apprese mensilmente a 18 mesi
  • Vocabolario ridotto a meno di 50 parole prodotte a 24 mesi
  • Combinatorie assenti dopo i 24 mesi, cioè il bambino non combina due parole assieme (per esempio dice: “mamma palla”, anziché “mamma voglio la palla”)
  • Comprensione difficoltosa intorno ai 18-24 mesi: il bambino non è in grado di capire ed eseguire ordini semplici (del tipo “prendi la macchinina, dammi le scarpe!”), nè comprendere le parole più usate nel quotidiano

Campanelli d'allarme nello sviluppo della comunicazione sociale

  • Mancata risposta al nome intorno ai 12 mesi: il bambino non si volta quasi mai a guardare il genitore quando viene chiamato per nome mentre sta giocando
  • Difficoltà ad agganciare il contatto oculare con il genitore durante una canzoncina o un gioco fisico intorno ai 12 mesi
  • Scarso utilizzo delle espressioni facciali da parte del bambino per comunicare i suoi stati emotivi (rabbia, paura, felicità) tra i 12-18 mesi
  • Limitato utilizzo di gesti tra i 12-24 mesi, come indicare per richiedere un oggetto, salutare con la mano, tendere una mano per avere un oggetto o alzare le braccia quando vuole essere preso in braccio, annuire o fare il segno di “no” muovendo la testa
Bambina difficoltà linguaggio

Quando portare il bambino dallo specialista

Ogni qual volta si sospetta un disturbo del linguaggio o della comunicazione sociale è necessario rivolgersi al proprio pediatra. Sarà poi il medico a prescrivere delle visite specialistiche al fine di valutare se è presente un ritardo nel linguaggio oppure anomalie nella comunicazione.

Se il bimbo presenta difficoltà nel linguaggio parlato o nella comprensione, nella maggior parte dei casi sarà necessario avviare un intervento logopedico, mirato al sostegno delle competenze linguistiche.

Pediatra, logopedista, neuropsichiatra, psicologo sono le figure che entrano in gioco in caso di difficoltà nella comunicazione del piccolo

Nel caso si sospetti un disturbo della comunicazione sociale sarà necessario avviare una valutazione diagnostica per le competenze comunicative e sociali del bambino. Il percorso prevederà la figura del neuropsichiatra infantile e dello psicologo. Verrà quindi avviata una valutazione con test psicodiagnostici.

Nel caso in cui si confermi la presenza di anomalie nello sviluppo comunicativo e sociale sarà necessario avviare tempestivamente un intervento a sostegno di tali competenze.

Un’individuazione precoce delle anomalie del linguaggio e della comunicazione permette di avviare tempestivamente interventi mirati dai quali i bambini otterranno miglioramenti significativi e duraturi.

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Elisabetta Lupi
Psicologa
Sono una Psicologa Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ho conseguito la Laurea Magistrale presso Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica dell'Università di Pisa nel 2016. Ho lavorato presso il Servizio di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell’Adolescenza dell'IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Ho svolto, in qualità di docente, corsi di formazione per il personale sanitario inerenti la diagnosi, la valutazione e il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico. Ho collaborato alla scrittura di articoli scientifici pubblicati su riviste internazionali. Mi occupo di valutazione, diagnosi e trattamento dei Disturbi del Neurosviluppo, in particolare del Disturbo dello Spettro Autistico. Effettuo incontri di Parent Training per i genitori di bambini con difficoltà nello sviluppo.
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