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20 Aprile 2023
10:00

Docenti tutor, chi sono e di cosa si occuperanno nelle scuole a partire da settembre

I docenti tutor, figure recentemente istituite dal Ministero dell'Istruzione, sono profossori in servizio che, oltre a insegnare, svolgeranno un ruolo di guida per aiutare gli studenti a esprimere le loro potenzialità in vista del futuro. Attivi a partire da settembre in 70.000 classi superiori d'Italia, supporteranno le famiglie nella scelta del percorso formativo o professionale degli alunni dopo la scuola.

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Docenti tutor, chi sono e di cosa si occuperanno nelle scuole a partire da settembre
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Una guida per aiutare gli studenti a esprimere le loro potenzialità in vista del domani. È il ruolo del docente tutor, la nuova figura professionale che affiancherà gli studenti nelle scuole superiori a partire dall’anno scolastico 2023/2024. Lo ha stabilito il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con il decreto che introduce nel mondo dell’istruzione circa 40.000 docenti tutor e docenti orientatori, che da settembre forniranno agli alunni un ulteriore supporto orientativo con uno sguardo puntato sul futuro dei più giovani una volta usciti da scuola. Le novità rientrano nel quadro delle riforme previste dal PNRR con un investimento iniziale di circa 150 milioni di euro, stanziati per costruire – si legge dal Ministero – «un percorso personalizzato e inclusivo, una nuova alleanza tra scuola e famiglia» che mira a ridurre ed eliminare i tassi di abbandono scolastico.

Chi è il docente tutor e di che cosa si occuperà

I docenti tutor non sono figure esterne alla scuola: la singola istituzione scolastica e formativa investirà alcuni professori che già insegnano a scuola di una missione di supporto agli studenti, che si aggiungerà a quella dell’insegnamento. I docenti individuati, preventivamente formati come tutor, aiuteranno gli alunni a esprimere le loro potenzialità, supportando loro e le loro famiglie nella scelta di un indirizzo di studio o di un percorso di formazione o professionale. Nella pratica, il Ministero dell’Istruzione e del Merito precisa che i professori tutor svolgeranno due attività preminenti:

  • Aiutare gli studenti a creare un E-Portfolio personale, cioè una raccolta di informazioni e documenti digitali che dimostra le abilità, esperienze e competenze dell’alunno
  • Supportare le famiglie nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali dello studente dopo la scuola

La figura del docente tutor, per come è stata concepita, fungerà da punto di riferimento per tutta la classe: avrà un occhio di riguardo per gli studenti con difficoltà di apprendimento, senza trascurare coloro che eccellono e che, essendo particolarmente brillanti, rischiano di annoiarsi. Sarà loro compito, quindi, coordinare e redigere piani didattici personalizzati a seconda delle esigenze del singolo studente. Tra le mansioni del professore-aiutante, rientrano, da un lato il supporto ai ragazzi più in difficoltà per il recupero delle competenze non ancora sviluppate, e dall’altro lezioni di potenziamento per i più brillanti.

Inizialmente i docenti tutor saranno presenti esclusivamente nelle Scuole Secondarie di Secondo Grado, per seguire e supportare gli studenti di 70.000 classi terze, quarte e quinte delle scuole superiori. Tuttavia, sarebbe già in discussione l’ipotesi di estendere, a partire dall’anno successivo, i docenti tutor alle scuole medie, incrementando il numero delle nuove figure professionali, che da 40.000 diventerebbero 100.000 nell’anno scolastico 2024/2025.

Requisiti e compenso del docente tutor

Come abbiamo anticipato, il docente tutor è una figura professionale interna alla scuola, un professore che, oltre all’insegnamento, si dedicherà al sostengo agli alunni e alle famiglie in vista di un orientamento formativo e professionale. È il Ministero a comunicare ad ogni scuola il numero minimo di docenti tutor da individuare, dopodiché la scuola decide a quale dei professori affidare l’incarico fra coloro che si sono offerti volontari. I docenti designati per diventare docenti tutor devono seguire un corso online di 20 ore sulla piattaforma Indire, che si concluderà con un esame finale.

I requisiti preferibilmente richiesti per la formazione sono:

  • Essere in servizio con almeno 5 anni di anzianità con contratto a tempo indeterminato
  • Disponibilità ad assumere il ruolo per almeno tre anni
  • Aver ricevuto in passato incarichi simili, per esempio quello di referente per l’orientamento o per il contrasto alla dispersione scolastica

Una volta selezionati i professori ritenuti più adatti – il cui compenso va da un minimo di 2.850 a un massimo di 4.750 euro al mese per ognuno – la scuola procede comunicando entro le ore 15 del 2 maggio 2023 i loro nominativi per la partecipazione ai corsi di formazione.

E i docenti orientatori?

Oltre ai docenti tutor, il DM n. 63 del 5 aprile 2023 prevede l’introduzione di una seconda figura fra i banchi di scuola, quella del docente orientatore, un secondo attore che lavorerà per aiutare e, appunto, orientare, come una bussola, gli studenti nelle scelte scolastiche e professionali del domani. Gli orientatori, in particolare, come si legge dal Ministero, favoriranno, l’incontro fra le competenze degli studenti, l’offerta formativa e la domanda di lavoro per consentire una scelta informata e consapevole del percorso di studio o professionale da intraprendere una volta usciti dal Liceo o dall’istituto superiore. Il compenso previsto per questa seconda figura scolastica dovrà essere compreso fra un minimo di 1.500 e un massimo di 2.000 euro al mese.

Sono varie le novità, insomma, in ambito di didattica orientativa, introdotte dalle Linee guida contenute nel decreto firmate dal Ministro Valditara lo scorso 22 dicembre. L’orientamento, infatti, è inteso come uno strumento fondamentale per superare le diseguaglianze e la dispersione scolastica, un fenomeno che in Italia sfiora il 13%.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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