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9 Luglio 2023
10:00

Esami da fare nel primo trimestre di gravidanza: quali sono obbligatori e quando farli

Esami del sangue, esami delle urine, Test di Coombs, ecografia e screening per la ricerca di eventuali anomalie: quando inizia una gravidanza è molto importante sottoporsi ad una serie di controlli per monitorare la salute della madre e del feto. Ecco quali sono gli esami del primo trimestre di gravidanza e quando vanno eseguiti.

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Esami da fare nel primo trimestre di gravidanza: quali sono obbligatori e quando farli
esami primo trimestre di gravidanza

Una volta scoperto l'inizio della dolce attesa è bene che una futura mamma cominci subito a pianificare una serie di visite, prelievi e test per analizzare la situazione e programmare i primi mesi della gestazione. Ma quali sono gli esami da fare nel primo trimestre di gravidanza?

Saperlo è molto importate per tenere sotto controllo la situazione fin dai primi momenti e tutelare così sia la salute della mamma, sia quella del feto che si sta sviluppando.

La gravidanza rappresenta un percorso complesso, con cambiamenti profondi e repentini che possono modificare le sorti della gestazione in brevissimo tempo e conoscere per tempo eventuali problematiche può risultare decisivo per il prosieguo della gestazione.

Alcuni di questi esami sono obbligatori per il nostro sistema sanitario, mentre altri rimangono facoltativi, benché spesso caldamente consigliati dagli esperti.

Tra gli esami obbligatori entro la tredicesima settimana di gravidanza citiamo:

  • Prima visita ostetrica
  • Esami del sangue
  • Esami delle urine ed urinocoltura
  • Ecografia del primo trimestre

Altri controlli clinici per valutare la salute del feto come la translucenza nucale, il bi-test o la più invasiva villocentesi, invece, sono solo fortemente consigliati, soprattutto quando la gravidanza riguarda donne oltre i 35 anni d'età.

Esami del sangue

La lista degli esami del sangue cui sottoporsi durante il primo trimestre viene normalmente prescritta nel corso della prima visita dall'ostetrica o dal ginecologo. Possono però essere indicati tranquillamente anche dal medico di base (gli esami sono contenuti in una lista definita dal Ministero della Salute) e fatti visionare ai professionisti sopra citati durante la prima visita.

Tali controlli sono importantissimi per monitorare lo stato di salute della mamma (e, più avanti, del bambino) e alcuni dovrebbero essere ripetuti molte volte nel corso dei nove mesi per valutare eventuali cambiamenti nei valori da tenere d'occhio.

Nel corso del primo trimestre di gravidanza, questo è il calendario degli esami consigliato:

  • Test Beta hGC per accertare la gravidanza: questo esame – che può essere fatto quando si sospetta una gravidanza o quando si vuole una conferma definitiva dello stato interessante – rileva nel sangue la concentrazione dell'ormone gonadotropina corionica (Beta hCG), una sostanza prodotta in dosi massicce dall'organismo per prepararsi ad affrontare la gestazione. Non si tratta comunque di un esame necessario. Se tutto procede senza sintomi particolari si può andare a valutare tutto direttamente con la prima ecografia.
  • Esame del fattore Rh e gruppo sanguigno: esame cui sottoporsi ad inizio gravidanza per accertare il gruppo sanguigno della madre e stabilire l'eventuale presenza del fattore Rh, una molecola situata sui globuli rossi che può innescare difese immunitarie.
  • Test di Coombs indiretto: esame anch'esso consigliato ad inizio gravidanza e che nei casi in cui il test del fattore Rh abbia dato esito positivo serve a valutare l'eventuale contatto del sangue materno con quello del feto. In caso d'incompatibilità di fattore RH, infatti, gli anticorpi materni potrebbero sviluppare delle difese contro il sangue fetale e attaccarlo.
  • Emocromo completo: questo esame fornisce una panoramica generale sulle caratteristiche delle cellule che compongono il sangue della futura madre (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine ecc…). È utile per capire se ci sono infezioni in atto o la paziente soffre di malattie ematiche o anemia.
  • Glicemia: per diagnosticare un eventuale diabete gestazionale.
  • Toxotest: per rilevare un'eventuale infezione da Toxoplasma gondii, il parassita responsabile della toxoplasmosi e la presenza o meno di anticorpi. In caso di esito negativo l'esame dovrà essere ripetuto ogni 4/5 settimane.
  • Rubeo test: per rilevare la presenza di anticorpi contro la rosolia. Anche questo esame può essere ripetuto più volte nel corso della gravidanza
  • Citomegalovirus: per rilevare la presenza di anticorpi specifici di citomegalovirus.
  • Funzionalità tiroidea: come forma di screening per valutare se la tiroide funziona correttamente.
  • Esami sierologici: per rilevare anticorpi di epatite B, l'epatite C e HIV.
  • Transaminasi: per misurare la concentrazione di enzimi prodotti dal fegato e valutare così la funzionalità epatica.
  • Test sierologici per la sifilide.
  • Bi-test: tra l'undicesima e la 14esima settimana di gravidanza serve per indagare l'eventuale presenza di anomalie cromosomiche rilevando le concentrazioni di di free Beta-hCG (frazione libera della gonadotropina corionica umana) e PAPP-A (proteina A plasmatica associata alla gravidanza). Normalmente questo esame è associato all'esecuzione della translucenza nucale.

Esami delle urine

Insieme alle indagine relative al sangue della futura mamma, molto importanti sono anche gli esami delle urine, spesso decisivi quando si tratta d'individuare infezioni e scongiurare possibili complicanze per la gravidanza.

Tali esami sottopongono l'urina –  ossia il liquido "di scarto" prodotto dai reni – ad un accurato controllo chimicofisico e microscopico per verificare la presenza di sostanze e valori anomali.

L'esame chimico-fisico valuta in particolare:

  • Il ph dell'urina: i valori "standard" sono tra 4,5 e 8. Sotti i 4,5 l'urina è troppo acida, mentre sopra gli 8 è troppo basica e può segnalare la presenza d'infezioni.
  • Aspetto e colore: un'urina torbida e con sfumature fuori dallo spettro cromatico tra l'ambra e il giallo paglierino può indicare la presenza di pus, sangue o batteri.
  • Densità: questa caratteristica riflette la capacitò dei reni di diluire l'urina. I valori normali rientrano nel range tra 1010 a 1040.
  • Bilirubina: la bilirubina è una sostanza di scarto prodotta dal fegato dopo la degradazione dei globuli rossi. Se viene trovata nelle urine può essere indice di problemi biliari o epatici.
  • Glucosio: l'eccessiva presenza di zuccheri può indicare la presenza di diabete.
  • Albumina: se questa proteina viene trovata nelle urine con valori superiori ai 20 mg/l può essere sintomo di problemi renali.
  • Proteine: anche altre proteine, se trovate nelle urine con concentrazioni maggiori ai 20 mg/l possono tradire la presenza di patologie.
  • Emoglobina: il sangue nella pipì oltre i 0,03 mg/l è sempre una questione da indagare.
esami delle urine

L'esame al microscopio, invece, prende in considerazione il sedimento dell'urina e controlla:

  • Presenza di batteri o funghi;
  • Concentrazione globuli bianchi (sopra i 10 mg/L di solito vi è un'infezione in atto;
  • Presenza di cristalli (come fosfato e ossalato), spesso indicatori di calcoli renali o intossicazioni;

In gravidanza però è bene anche sottoporsi all'urinocoltura, un'altra tipologia di esame basata sull'osservazione di campioni inseminati in colture per indagare l'eventuale presenza di colonie batteriche che potrebbero scatenare infezioni. Sotto i di 100.000 UFC (Unità Formanti Colonie) non c'è da preoccuparsi.

Tutti questi esami andrebbero ripetuti periodicamente fino alle ultime battute della gestazione.

Ecografia ostetrica

La prima ecografia in gravidanza è sempre un momento di grandi emozioni per i genitori, tuttavia l'esame mantiene anche una grande valenza dal punto di vista medico.

L'ecografia ostetrica del primo trimestre (ne sono previste almeno due nel corso della gravidanza più una in eventuale aggiunta nel terzo trimestre) consente infatti di osservare su un monitor le prime immagini del feto trasmesse da una sonda ad ultrasuoni, ovviamente innocui per paziente e bambino.

Se effettuata nel giusto periodo di tempo, questa ecografia permette di verificare un gran numero di elementi importanti per lo sviluppo della piccola vita.

L’ecografia di screening del primo trimestre andrebbe eseguita tra la 10+0 e la 13+6 settimane di gestazione al fine di stabilire la corretta datazione della gravidanza (NICE, 2019). Tale intervallo dell’età gestazionale si sovrappone in parte a quello per la valutazione dello spessore della translucenza nucale come componente dei test di screening per le anomalie cromosomiche fetali (da 11+0 settimane a 13 settimane 6 giorni), il che può consentire ad alcune donne di eseguire entrambe le valutazioni con un unico esame ecografico. (Linee guida SIEOG, 2021)

  • Determinare il numero dei feti
  • Controllare la sede dell'impianto e la camera di gestazione
  • Verificare l'attività cardiaca del feto
  • Calcolare la data del presunto parto
  • Misurare la translucenza nucale

Pap test e ricerca HPV

Il Pap-test è il principale test di screening per la prevenzione del tumore alla cervice uterine (o collo dell'utero).

Tale esame si effettua con le medesime modalità di una visita ginecologica e prevede l'inserimento di un divaricatore (speculum) nella vagina per consentire il prelievo di un piccolo campione di cellule. Attraverso l'esame di questo materiale organico, è possibile non solo rilevare la presenza di cellule pre-tumorali, ma anche "scovare" eventuali infezioni come quelle provocate dal famigerato Papilloma virus o dal batterio della clamidia.

Il Pap-Test andrebbe effettuato da tutte le donne Over-25 ogni due o tre anni, tuttavia qualora fosse passato troppo tempo dall'ultimo test, è possibile sottoporsi allo screening anche durante il primo trimestre di gravidanza (entro la dodicesima settimana), senza nessun pericolo per il feto.

Esami di screening e diagnosi prenatale

Un'ultima tranche di esami molto importanti riguarda quelli preposti ad individuare eventuali anomalie cromosomiche nel feto, ossia condizioni dovuto ad alterazioni nella struttura o nel numero dei cromosomi all'interno dei geni fetali.

Simili anomalie comportano delle patologie, anzi delle sindromi, caratterizzate da ritardi cognitivi, malformazioni fisiche e difficoltà nello sviluppo. La Sindrome di Down (o trisomia 21) è la condizione cromosomica più nota, ma non è affatto l'unica.

Oltre al già citato Bi-Test e test combinato con la translucenza nucale, dunque, esistono diversi esami per indagare già nel corso del primo trimestre il corredo cromosomico del feto.

  • Test del DNA Fetale: un test di screening non invasivo (è un semplice prelievo del sangue) che dalla decima settimana di gravidanza consente di stabilire le probabilità che un feto nasca con malformazioni cromosomiche. Nei casi in cui l'esame evidenziasse dei fattori di rischio, saranno necessari ulteriori controlli.
  • Villocentesi: questo esame, invece, è invasivo, poiché prevede il prelievo dei villi coriali all'interno della placenta tramite un'iniezione trans-addominale. Ciò comporta dunque una, seppur bassa, percentuale di rischio per l'incolumità del feto. L'analisi dei villi può individuare la presenza di malattie genetiche.
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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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