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5 Gennaio 2024
12:30

Fotografa ritrae 33 donne prima e dopo essere diventate madri: il cambiamento è nel loro sguardo

Una fotografa lituana ha immortalato 33 donne in due ritratti: il primo realizzato durante la gravidanza, il secondo dopo la nascita del figlio. L’obiettivo era restituire attraverso gli scatti la trasformazione delle donne dopo essere diventate madri. Cos'è cambiato? «Uno sguardo diverso, un'energia e una maturità completamente differenti».

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Fotografa ritrae 33 donne prima e dopo essere diventate madri: il cambiamento è nel loro sguardo
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La maternità è un’esperienza spartiacque che, inevitabilmente, segna un prima e un dopo nella vita di una donna. Chi diventa madre sperimenta un cambiamento sia nel corpo che nella mente, nell’emotività e nella scala dei valori e delle priorità. Mutamenti visibili e tangibili, come quelli estetici, e mutamenti interiori, sfuggenti all’occhio nudo, come quelli psicologici e nella sensibilità. Una fotografa lituana, Vaida Markeviciute-Razmislavice, ha voluto catturarli in scatti fotografici, ritraendo il prima e il dopo di trentatré donne che hanno avuto un figlio. Il progetto fotografico si chiama, non a caso, Becoming mother, cioè "diventare madre". L’intento della professionista, che è pure mamma, era quello di immortalare le trasformazioni emotive e invisibili legate alla maternità, puntando su qualcosa di diverso e meno scontato del ventre gonfio o delle smagliature post parto: gli occhi delle donne in gravidanza e dopo aver partorito.

La fotografa si è concentrata sugli guardi delle modelle e ha fotografato i loro volti prima e dopo la nascita dei figli. Nel primo servizio le future madri erano incinte, mentre la seconda sessione di scatti è stata realizzata qualche settimana dopo il parto. Dopodiché, Markeviciute-Razmislavice ha accostato i due ritratti per ciascuna delle trentatré donne: a sinistra quello scattato in gravidanza, a destra quello realizzato dopo la nascita del primogenito. Per mettere in risalto i loro occhi Markeviciute-Razmislavice ha scelto uno sfondo chiaro e neutro, come quello di una fototessera, e ha immortalato le mamme dalle spalle in su. «Ho notato che il nostro sguardo cambia dopo ogni esperienza forte nel corso della nostra vita – ha spiegato la fotografa in un’intervista a My Modern Met –. Ho trovato molto interessante esplorare la maternità sotto questa luce».

I trentatré soggetti femminili che hanno posato per Markeviciute-Razmislavice sono donne comuni, che la fotografa ha ingaggiato con un post su Facebook in cui illustrava il suo progetto e cercava donne in dolce attesa interessate a partecipare. I requisiti per la selezione erano tre: essere incinte del primogenito, partecipare al secondo servizio fotografico entro i primi tre mesi dalla nascita del figlio (o dei figli, in caso di gemelli) e consentire la pubblicazione illimitata dei due ritratti.

«Ho voluto mettere in risalto lo sguardo delle donne, togliendo tutto ciò che lo disturbava, come la pancia – ha continuato Markeviciute-Razmislavice –. Per il secondo servizio abbiamo cercato appositamente uno studio accessibile con i passeggini per permettere alle donne di venire con i bambini. Sfortunatamente, uno studio diverso implicava un'illuminazione diversa, come si può vedere nei ritratti successivi».

La fotografa ha chiesto alle donne cosa significava per loro la maternità

Durante entrambe le sessioni di scatti la fotografa ha posto alle modelle la medesima domanda: cosa significava per loro la maternità. La cosa curiosa è che le risposte delle donne sono cambiate tra il primo e il secondo servizio fotografico. «Durante le prime riprese, per tutte le future mamme, la maternità era tutta teoria, immaginando come sarebbe stata in base a ciò che avrebbero letto e sentito da altre donne, internet, libri e media – ha raccontato Markeviciute-Razmislavice a My Modern Met –. Durante il secondo servizio fotografico, invece, la maggior parte di loro non ha potuto fare a meno di sorridere: hanno condiviso apertamente la nuova esperienza che stavano vivendo, che non avrebbero potuto immaginare. […] C’erano così tante emozioni diverse che scorrevano durante le riprese. Alcune donne scoppiano in lacrime quando viene loro chiesto cosa significasse per loro la maternità, e io ho lasciato che tutto accadesse e scorresse così com'è, aspettando pazientemente che queste lacrime si asciugassero».

Gli occhi siano lo specchio dell’anima, dicono. È un concetto che trova piena espressione nel progetto fotografico della professionista lituana. «L’intero team, me compreso, non ha potuto fare a meno di chiedersi quanto fossero diverse queste donne quando sono entrate nello studio per il secondo ritratto – ha continuato –. C’era qualcosa di intangibile, molto sottile e allo stesso tempo profondo ed evidente. […] Ci sono cose che a occhio nudo non si vedono, la forma più semplice può nascondere il contenuto complesso. Dietro ogni ritratto c'è la storia di una donna, il suo viaggio unico, la sua trasformazione».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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