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25 Aprile 2023
15:30

Genitori e figli: la nostra innata motivazione a giocare per divertirsi e crescere insieme

Quello del gioco è uno dei primi e fondamentali momenti d'interazione tra genitori e figli. L'attività ludica infatti non solo ci permette di sperimentare motivazioni positive, ma rafforza la creatività e le capacità di relazionarci con il prossimo e l'ambiente circostante.

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Genitori e figli: la nostra innata motivazione a giocare per divertirsi e crescere insieme
Psicologa e psicoterapeuta
gioco e bambino

Gli studi sulle precoci abilità relazionali dell’essere umano ci mostrano dei neonati che fin dalle prime settimane di vita ricercano attivamente il coinvolgimento in scambi interattivi con le figure di accudimento che ruotano intorno a loro.

Secondo Colin Trevarthen, studioso dell’età evolutiva, alla nascita i neonati non ricercano soltanto protezione e cura ma sono fin da subito orientati anche a quella che definisce companionship. Il genitore non è soltanto un adulto che si prende cura di noi ma anche un compagno di giochi.

Vediamo infatti che già dal secondo mese di vita si fanno sempre più frequenti le interazioni giocose tra genitore e figlio: momenti di scambio in cui l’unico scopo è quello di divertirsi insieme, scoprire nuovi stimoli e modi di stare insieme in un clima di eccitazione ed emozioni positive.

La motivazione a giocare è molto radicata in noi esseri umani tanto che sviluppiamo molto presto delle manifestazioni come il sorriso sociale che ci aiutano a provocare e ingaggiare l’altro in questo tipo di interazioni.

La maggior parte degli adulti trova questi sorrisi, risatine e balbettii accattivanti e irresistibili: questo promuove il loro coinvolgimento nelle prime forme di gioco interattivo. Il sorriso sociale promuove potentemente la condivisione tra i bambini e i caregiver ma anche con altri membri della specie.

Coinvolgimento e divertimento

Verso i tre mesi il bambino inizia a ricercare suspense, sorpresa, divertimento e a mano a mano che cresce si strutturano dei veri e propri pattern di gioco tra bambino e adulto. L’antropologa E. Dissanayake descrive due movimenti principali nei comportamenti dell’adulto che possiamo osservare fin dai primi giochi: la ripetizione e la manipolazione delle aspettative.

Pensiamo ad esempio al classico gioco del cucú: grazie alla ripetizione regolare del pattern “nascosto-svelato” si crea un clima di sintonizzazione in cui il bambino può sperimentare l’eccitazione della sorpresa sentendosi allo stesso tempo al sicuro.

Dopo qualche ripetizione però di solito noi adulti siamo portati a inserire elementi di novità: ad esempio potremmo ritardare il momento della nostra comparsa dopo il cucú. Questa apparentemente banale variazione è in realtà un punto cardine del gioco perché consente di prevenire la noia, mantenere l’eccitazione e l’effetto sorpresa e intensificare le emozioni di divertimento e gioia.

Un aspetto centrale del gioco fin da piccoli infatti è proprio questo: il divertimento avviene a un livello di eccitazione che è in bilico tra la sicurezza e l’ignoto.

Giocare per crescere

Come mai per noi giocare è così importante da ricercarlo fin dai primi momenti di vita?

Il gioco ha innumerevoli funzioni psico-pedagogiche per lo sviluppo dell’uomo, qui vogliamo metterne in luce tre:

  • Favorisce l’ampliarsi della finestra di tolleranza delle emozioni. Come accennato sopra, uno degli aspetti più caratteristici del gioco è quello di farci sentire in bilico tra la noia del già conosciuto e la paura dell’ignoto. Alcuni giochi tipici come il lanciare il bambino in aria per riprenderlo prontamente ci fanno sperimentare la soglia tra la paura di cadere e la fiducia di essere accolti. Il solletico stesso è gioco finché non varca la soglia dei confini di tolleranza di una persona. Giocare ripetutamente ai limiti della finestra di tolleranza aiuta i bambini piccoli ad ampliare il range della regolazione emotiva, in modo tale che più avanti nella vita possano impegnarsi in attività appassionate e creative che possono essere difficili, rischiose e non sempre divertenti, ma comunque gratificanti (Marks-tarlow et al., 2017) .
  • Ci permette di sviluppare strategie innovative di adattamento all’ambiente: nel gioco ci prendiamo dei piccoli rischi per sperimentare nuovi modi di essere e comportarci, ricerchiamo squilibrio, sorpresa, novità, perdita di controllo. È attraverso queste esperienze che ci prepariamo ad adattarci a un mondo imprevedibile, caotico e in continuo cambiamento.
  • Attraverso il gioco sociale esploriamo il mondo “congiuntamente”, condividiamo stati affettivi, negoziamo e comunichiamo con gli altri costruendo narrazioni e significati condivisi, cosa che ci aprirà le porte al nostro ingresso nel mondo della società e della vita culturale.

Gli studi sul gioco e sulla sua rilevanza dal punto di vista evoluzionistico ci mostrano come esista una motivazione di base, tipicamente umana, che ci porta alla ricerca di spazi di condivisione di sentimenti e di momenti di interazione più complessi che esprimiamo nel gioco sociale. Nei momenti di gioco vediamo i bambini inventare nuovi modi di comportarsi o di pensare, scoprire nuovi interessi insieme, giocare con i ruoli, con i modi di agire e sperimentare e nel frattempo ricercare nello sguardo e nella mente del compagno conferma, lode e cooperazione (Cortina & Liotti, 2010; Trevarthen, 2015) .

Concederci momenti di gioco, leggerezza, spontaneità e condivisione, a tutte le età, significa nutrire le nostre potenzialità di crescita personale e creatività.

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