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2 Ottobre 2023
17:30

Gridare contro i figli e sminuirli è dannoso quanto l’abuso fisico o sessuale

Urla, grida, critiche, frasi del tipo “sei stupido”, “sei un buono a nulla” rischiano di avere un grave impatto sui figli. A ribadirlo è un nuovo studio.

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Gridare contro i figli e sminuirli è dannoso quanto l’abuso fisico o sessuale
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I genitori che gridano contro i loro figli o li chiamano “stupidi” rischiano di danneggiare la salute sociale, comportamentale, mentale e fisica dei piccoli. È quanto emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista Child Abuse & Neglect, secondo cui rivolgersi ai figli con toni accesi e duri è una forma di abuso che provoca gravi danni.

Secondo i ricercatori, la perpetrazione di abusi verbali, le urla, la denigrazione, le minacce verbali degli adulti sui piccoli «possono essere altrettanto dannosi per lo sviluppo di un bambino quanto altri sottotipi di maltrattamenti attualmente riconosciuti e stabiliti dalla medicina legale, come l’abuso fisico e sessuale infantile». Nello specifico, i figli che durante l’infanzia vengono screditati, umiliati, sminuiti e ripetutamente sgridati con toni bruschi e severi sono più a rischio di autolesionismo, uso di droghe e di trascorrere del tempo in prigione.

Si tratta, tra l’altro, di un fenomeno più comune e diffuso di quanto si pensi. Secondo gli accademici che hanno lavorato alla ricerca, infatti, il numero di minori che subisce abusi verbali durante l’infanzia supera quello dei piccoli sottoposti ad abusi fisici o sessuali.

«Spesso gli adulti non sono consapevoli di come il loro tono di grido e le parole critiche, come “stupido” e “pigro”, possano avere un impatto negativo sui bambini, – ha commentato la professoressa Shanta R. Dube, coautrice dello studio – soprattutto se è così che hanno vissuto l'essere genitori».

Come sottolinea Save The Children, scagliarsi verbalmente contro i piccoli con accuse, minacce, critiche e frasi del tipo “Mi vergogno di te”, “Mi fai schifo”, “Sei un cretino”, “Sei un buono a nulla” rischia di avere effetti negativi sul senso di autostima e sulla fiducia in sé del giovane destinatario. Anche se la violenza verbale non si traduce in botte e lividi non significa che non lasci tracce, specie nella prima infanzia. Si tratta, in più, di pratiche che risultano controproducenti, oltre che inutili. Innanzitutto il minore si concentra sulla reazione furente dell’adulto, più che sul suo errore, senza quindi correggerlo. In secondo luogo, il genitore perde il suo ruolo educativo e, da figura accudente di riferimento, diventa un personaggio minaccioso, fonte di paura, per il piccolo, che entra in confusione.

Ai piccoli, specie nella fase delicata della crescita, serve una comunicazione sana, non denigratoria, da parte degli adulti, che punti a promuovere l’autostima e lo sviluppo. «L’uso delle parole per intimidire, far vergognare e controllare può sembrare meno dannoso di una minaccia fisica, ma gli stessi rischi accompagnano questo uso improprio del linguaggio, – ha spiegato il professor Peter Fonagy, che ha partecipato alla ricerca – quali bassa autostima, aumento dell’uso di nicotina, alcol e sostanze, aumento del rischio di ansia, depressione e persino disturbi psicotici».

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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