Come spiegare il sesso ai nostri figli? Sfatiamo i tabù con il titolare del primo sex-shop d’Italia

Giulio Sabatini è il figlio dei fondatori del primo Sex Shop d'Italia. Con lui abbiamo parlato di storie di famiglia, tabù da sconfessare e di quanto sia importantei non lasciare che i nostri figli formino la propria cultura sessuale dai media: «Un porno non può insegnarci come si fa l'amore. È come pensare di voler fare il militare guardando "Rambo"».

14 Febbraio 2024
12:00
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Come spiegare il sesso ai nostri figli? Sfatiamo i tabù con il titolare del primo sex-shop d’Italia
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A pochi passi dall'Arco della Pace di Milano, nel cuore pulsante dell'Area C e della movida dei locali notturni, c'è un locale dall'insegna bianca, poco appariscente, il cui slogan appare però come un risposta confortante ad una domanda che nessuno sembra aver posto: "Basta problemi". Si tratta del primo sex shop d'Italia e a gestirlo è Giulio Sabatini, figlio della coppia, marito e moglie che nel 1974 fondarono l'attività di famiglia.

«Siamo in attività da ormai cinquant'anni e questa impresa ci permette di avere un po' il polso sociale su quello che è il tema dell'erotismo e della sessualità» racconta Giulio, il cui sorriso rassicurante e il profilo pacato sembra voler smentire subito gli stereotipi che da sempre aleggiano su chi si occupa per lavoro di sesso, erotismo e prodotti per adulti.

«In questi anni abbiamo conosciuto anche diversi filosofi e sociologi. Francesco Alberoni (scomparso nell'agosto 2023, N.d.R), per trarre le conclusioni del suo ultimo saggio, è venuto a parlare con noi».

In Italia però vi è ancora una certa preclusione per tutto ciò che riguarda il piacere erotico e se da un lato storie come quelle di Giulio ci ricordano quanto la sessualità faccia parte della nostra normalità, dall'altra il diffuso senso di pudore (se non di vergogna) che domina questo ambito spesso ci porta a non parlare di certe cose con i nostri figli, lasciandoli del tutto impreparati di fronte ad un aspetto che giocherà naturalmente un ruolo di rilievo nelle loro vite.

Come è iniziata l'impresa della vostra famiglia?

Mio papà e mia mamma si sono conosciuti in una fabbrica di dentifricio a Milano, la Durban, famosissima ai tempi. Mio padre era nel reparto pubblicitario e dopo qualche tempo ha avuto l'idea di avviare questa attività che aveva visto funzionare in altre parti d'Europa. In Italia non esisteva, quindi ha aperto questo sex shop, registrandone il marchio. Ecco perché oggi in italiano in Italia si chiamano "sexy shop": la concorrenza che è venuta dopo non poteva, chiamarsi con quel nome.

«Quando molti stranieri vengono in Italia, non capiscono perché noi abbiamo i sexy shop. È colpa nostra!»

Quando hai capito di cosa si occupavano i tuoi genitori?

Non ho dovuto "capirlo" perché ho sempre vissuto dentro questa realtà. Come in tutte le botteghe commerciali di una volta, i figli rimanevano a fare i compiti nel retro, pronti ad aiutare, scaricare, o dare una mano ai grandi quando serviva. Quindi io non ho mai avvertito il bisogno di capire che lavoro stavamo facendo: ci sono nato dentro. Non ho mai avuto nemmeno una curiosità maliziosa o morbosa per quello che mi circondava. Capisco che è difficile da capire, però per me era semplicemente normale.

E agli amici o compagni di classe come raccontavi il mestiere di famiglia?

Lì  in effetti c'era una certa difficoltà. Ai tempi – come oggi del resto – abitavamo in provincia, dove quindi la mentalità era un po' più chiusa, più "grezza" diciamo. Però, capendo che potevo non essere capito, liquidavo il tutto parlando di un commercio di articoli sanitari. E non dicevo una bugia: all'epoca non esisteva una licenza da sex shop e quindi l'amministrazione comunale ci ha rilasciato un permesso di vendita per articoli sanitari, protesi e profumeria!

Nel corso degli anni ha notato un cambiamento sulle tematiche relative alla sessualità?

Beh, sì, si nota, ed è sempre più rapido questo cambiamento. La clientela è sempre più giovane. Non c'è più differenza tra uomini donne. Oggi è veramente molto, molto omogenea. Prima no, era una clientela prettamente maschile, ma forse proprio perché c'era più vergogna. Ultimamente è proprio cambiato completamente il panorama. Sempre più giovani, sempre più ragazze che manifestano quindi una maturità maggiore riferita a questo tema.

«In Italia, anche se abbiamo la fama di grandi amatori, c'è ancora molta timidezza quando si parla di sesso»

A cosa è dovuto questo cambiamento?

Direi ad una maggiore una maturità sociale. La gente, forse, si sente più libera di esprimere la propria sessualità, non ha più i vincoli del passato. Un tempo società imponeva un certo conformismo e quindi una minore libertà.
Oggi invece c'è una maggiore libertà, che alle volte viene un po travisata. Libertà non vuol dire trasgressione: libertà significa avere l'intelligenza, di esplorare i propri sentimenti, la propria sessualità. Talvolta i giovani non comprendono questo confine il confine, ma sono cose che s'imparano con l'età.

Qual è la fascia di età della clientela?

Se fino a dieci anni fa si poteva catalogare il nostro pubblico, oggi no: non c'è differenza di età, non c'è differenza di genere. I giovani possono avere certe curiosità a certi problemi, così come le persone di mezza età, vorrebbero capire meglio, esplorare di più, fino a arrivare a quelli più anziani, che comunque hanno il desiderio di avere ancora una sessualità soddisfacente, sebbene ridotta.

Non solo persone in cerca di trasgressione, dunque…

Paradossalmente si tende a pensare che la nostra clientela sia "mercenaria", occasionale. Invece non è assolutamente vero. Anzi, posso assicurare che quasi tutti nostri clienti sono persone normalissime ma che cercano di trovare una chiave di lettura diversa. Quando siamo giovani, infatti, la maggior parte di noi sperimenta tutto quello che è sessualità e passione, ma sempre alla ricerca di una certa stabilità sentimentale. Una volta trovata, però, ci accorgiamo che abbiamo perso qualcosa. Il gioco erotico che può essere trovati in un negozio come il nostro diventa quindi ciò che può aiutare per tenere più unita la coppia.

«Quando otteniamo la stabilità sentimentale, spesso il prezzo da pagare è una diminuzione della passione. Qui entra in gioco la ricerca di nuove esperienze di coppia…»

Quanto è importante avere una cultura sessuale?

La mia personalissima opinione è che se si insegna, se si educa subito alla sessualità, si evita quella malizia che di solito sviluppiamo da ragazzini, perché i bambini non sono assolutamente maliziosi. Se tu spieghi ai più piccoli una cosa la capiscono subito, senza problemi o pregiudizi.

Si dovrebbe parlarne a scuola?

Ormai demandiamo tutto alla scuola. Certo, sarebbe utile, ma la sessualità è una cosa molto intima. E qual è il nucleo sociale più intimo? La famiglia. Quindi sì, a scuola è necessaria un'educazione "tecnica" sessuale, soprattutto sulla prevenzione ma almeno nei primi anni per me è proprio la famiglia che può gettare le basi per un approccio consapevole. Poi ovvio, la cultura sessuale ed erotica si forma durante la vita, ma all'inizio dovrebbe essere la famiglia il luogo in cui parlare per la prima volta di questi argomenti.

Oggi noti una mancanza di conoscenza sul tema legato all'intimità?

Nel mio lavoro vedo tante cose che fanno capire come non ci sia un'educazione né scolastica, né familiare su tutto ciò che riguarda il sesso. Sembra che molti ragazzi formino la loro esperienza attraverso i media. Prendiamo un classico: il film porno. Un porno non può insegnarci come si fa l'amore, come ci si comporta a letto.

«Un porno non può insegnarci come si fa l'amore. È come pensare di voler fare il militare guardando "Rambo"»

È come pensare di andare a fare il militare e guardare Rambo per capire come si fa. Oggi però molti giovani nascono con la convinzione che quello che si vede nei film porno si possa replicare senza conseguenze, anche di carattere sanitario.

Un consiglio che daresti, da padre, per iniziare a parlare di sessualità con i figli?

Questa è una domanda bella ma molto difficile. Il buon senso deve sempre essere la nostra guida? Non c'è una ricetta precisa. Non puoi dare le vitamine al bambino solo per un giorno e sperare che funziono: occorre dare la giusta dose con costanza. Così è anche l'educazione al figlio: sono tanti accorgimenti da adottare tutti i giorni.

Non un compito facile…

Essere genitori è difficilissimo, è una missione. Noi non nasciamo genitori, nasciamo figli. Impariamo a diventare genitori e quando siamo bravi genitori ormai è finita. Si conclude la parabola da genitore e inizia quella da nonno. È un lavoro di estrema sensibilità, perché ogni figlio poi è diverso: io ne ho tre, non ne ho uno uguale all'altro. Ai nostri figli dobbiamo insegnare l'arte dell'erotismo? No, niente di tutto questo. Però una certo sensibilità ai sentimenti sì.

Esiste il sesso senza amore o l'amore senza sesso?

Esiste l'amore senza sesso? Sì, tranquillamente lo possiamo sperimentare fin da giovani, fin da piccoli. Esiste però anche il sesso senza amore. Quando però sono insieme è il massimo.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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