video suggerito
video suggerito
19 Aprile 2023
14:58

I figli non si crescono con gli slogan. Contro la denatalità servono azioni concrete e (soprattutto) durature

La denatalità in Italia è un problema serio e complesso, che va affrontato sotto molti punti di vista: politico, sociale, legislativo. Ma anche con azioni vere, concrete e mirate che non solo puntino a far nascere questi bambini, ma che sostengano le famiglie nella vita di ogni giorno.

42 condivisioni
I figli non si crescono con gli slogan. Contro la denatalità servono azioni concrete e (soprattutto) durature
Immagine

Da mesi -ma soprattutto nelle ultime settimane, a dir la verità- siamo subissati da frasi fatte, facili slogan e affermazioni di forte effetto che dovrebbero (forse?) convincerci a far più figli.

Mettendo da parte per un attimo l'uscita fuoriluogo del ministro Lollobrigida sulla sostituzione etnica (tanto grave quanto sbagliata), è indiscrezione di oggi che il Governo vorrebbe reintrodurre una detrazione di 10mila euro all'anno per le famiglie con almeno 2 figli. Fino alla laurea.

Sono di ieri le dichiarazioni della Presidente Meloni e dello stesso ministro Lollobrigida in favore della natalità e dell'occupazione femminile. È necessario investire su "quella grande riserva inutilizzata che é il lavoro femminile e lavorare sull'incentivazione da parte delle famiglie di mettere al mondo dei figli", ha detto ieri Giorgia Meloni all'inaugurazione del Salone del Mobile a Milano. Ancora più preciso è stato Francesco Lollobrigida: "Bisogna aiutare chi intende farlo a mettere su famiglia con figli, attraverso agevolazioni e un sistema di welfare che lo sostenga, che dia la possibilità di acquistare una casa, di coniugare il lavoro e la famiglia".

Ebbene, nessuno potrà mai avere nulla da obiettare. Lavoro femminile, incentivi per chi fa figli, sistema di welfare adeguato, agevolazioni nell'acquisto della casa, supporto nella conciliazione casa-lavoro. Capisaldi della serenità necessaria per pensare di mettere al mondo dei figli.

Però non è su frasi, annunci, slogan e buone intenzioni che le famiglie possono basare la scelta di diventare genitori. Perché dopo quella scelta, c'è la vita di tutti i giorni, che è fatta di cose concrete, problemi pratici su cui ogni mamma e ogni papà si interroga già prima che nasca quel benedetto figlio. Ed è a quei problemi concreti che dobbiamo portare soluzioni altrettanto concrete.

Alcuni esempi? Facilissimo.

Un neonato richiede cure e attenzioni costanti, soprattutto all'inizio della sua vita. Ma in Italia le mamme hanno a disposizione un congedo parentale obbligatorio di appena 5 mesi, solitamente da dividere tra gli ultimissimi di gravidanza e i primi del bambino. E poi? Purtroppo la risposta è ben nota da chi ha già avuto un figlio: finiti i 5 mesi di congedo obbligatorio si deve rinunciare all'interezza dello stipendio. Il primo mese facoltativo è retribuito 80% (e fin qui…), poi si passa al 30% della retribuzione, per un massimo di 10 o 11 mesi di congedo parentale facoltativo per i genitori.

Dopo la scelta di diventare genitori, arriva la vita di tutti i giorni, fatta da problemi concreti e difficoltà quotidiane.

Quindi ci troviamo di fronte a una mamma o un papà che per tirar su questo figlio -ancora di pochissimi mesi, ricordiamocelo-, hanno bisogno di lavorare. E così rientrano in ufficio perché non possono permettersi di rinunciare al 70% di uno dei due stipendi. Ma sto figlio dove lo mettiamo? Al nido! Certo, ma a questo punto sorgono due piccolissimi problemi.

Punto primo: il nido costa, e anche tanto. Che sia privato o comunale, le rette degli asili nido possono arrivare a costare anche 500-600 euro. Al mese.

E dove sono questi nidi? In Italia ce ne sono pochi, mancano le insegnanti, le code di attesa sono infinite e spesso le graduatorie rischiano di escludere molti dei bimbi che hanno fatto richiesta. E ciò può accadere anche dopo mesi di attesa dopo l'iscrizione, quando ormai neanche quelli privati hanno più posti.

Quindi i genitori lavorano, il nido costa troppo o non ha posto. Dove lo mettiamo il bambino? Proviamo dai nonni. Ma anche questa è una soluzione che non sempre va a buon fine e questo perché è molto probabile che in un Paese che invecchia sempre di più e che aumenta di anno in anno l'età pensionabile, i nonni non siano più giovanissimi (come invece capitava alle generazioni passate) o stiano ancora lavorando.

Così a quei genitori non resta che affidarsi a una baby-sitter che, ancora una volta, dovranno pagare di tasca loro (con quei soldi ai quali hanno scelto di  non rinunciare tornando a lavorare perché non potevano permettersi di rinunciare al 70% dello stipendio).

E come la mettiamo con le malattie dei bambini? Un figlio che va a scuola, che vede altri coetanei, che va al parco, si ammala. Lo sappiamo benissimo: tra influenze, malattie esantematiche, infezioni virali e chi più ne ha più ne metta, ce n'è sempre una. Chi sta a casa con lui? Certamente non possono farlo a cuor leggero i genitori  (per buona pace della coniugazione lavoro-famiglia che citava il ministro Lollobrigida), dato che l'assenza per malattia del figlio non prevede alcuna retribuzione sopra i 3 anni del bambino (dal sesto giorno in poi). Quindi, figli, prendete tutto ciò che dovete prendere, ma fino ai 3 anni. Poi solo 5 giorni all'anno di malattia concessi.

La denatalità in Italia è un problema serio che va affrontato sotto molti punti di vista: politico, sociale, legislativo.

E rimanendo solo per un attimo sulla conciliazione famiglia e lavoro, lo smart working per i genitori di figli sotto i 14 anni è stato previsto in via emergenziale per il Covid e poi rinnovato di 6 mesi in 6 mesi. Ad oggi non è stato ancora strutturato in maniera organica e definitiva.

Quindi, ben vengano gli incentivi, le agevolazioni e la valorizzazione del lavoro femminile. Ma per favore, non facciamo passare il messaggio che bastino questi bellissimi slogan per convincere la gente a fare figli. La denatalità in Italia è un problema serio, molto complesso che va affrontato sotto molti punti di vista: politico, sociale, legislativo. Ma anche con azioni vere, concrete e mirate che non solo puntino a far nascere questi bambini, ma che sostengano le famiglie che poi devono crescerli, nella vita di ogni giorno.

Avatar utente
Simona Cardillo
Direttrice editoriale
Siciliana orgogliosa, giornalista convinta, mamma imperfetta. Mi piace raccontare ciò che tutti dovrebbero conoscere e scoprire ciò che ancora non so. Mi manca solo il tempo per farlo come vorrei. Lavoro nel mondo dell’informazione digitale dal 2008 e negli anni mi sono occupata di salute, benessere, sostenibilità, famiglia e diritti. Vorrei un mondo in cui tutti combattano per le conquiste di uno solo e provo a cambiare quel che posso, nel mio piccolo. Credo che fare il genitore sia la cosa più difficile del mondo. Eppure rimarrà sempre la più bella.
Sfondo autopromo
Famiglia significa NOI
api url views