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14 Novembre 2023
12:30

Il bimbo con autismo può rimanere all’asilo: il TAR dà ragione ai genitori che chiesero di rimandare di un anno l’ingresso alle elementari

In Abruzzo una coppia ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale perché la dirigente scolastica non aveva accettato la richiesta di deroga per il figlio con autismo. Secondo loro, sarebbe opportuno rimandare di un anno l'ingresso alle elementari. E ora anche secondo il giudice.

A cura di Sara Polotti
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Il bimbo con autismo può rimanere all’asilo: il TAR dà ragione ai genitori che chiesero di rimandare di un anno l’ingresso alle elementari
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Una coppia di genitori abruzzesi ha preferito chiedere per il proprio figlio con un disturbo nello spettro autistico una deroga per l'ingresso alla scuola primaria. Rimandando di un anno, secondo loro, il bambino avrebbe avuto la possibilità di prepararsi ancora un po'. La richiesta, tuttavia, non ha incontrato l'appoggio della dirigente scolastica, necessario nel caso di deroghe come questa.

È a quel punto che la mamma e il papà hanno deciso di rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale. Che ha dato loro ragione.

Cosa dice la legge

Secondo la legge italiana, tutti i bambini e tutte le bambine che compiono sei anni di età entro il 31 dicembre devono obbligatoriamente venire iscritti alla prima elementare. Esistono però alcuni particolari casi in cui i genitori possano chiedere una deroga al passaggio di classe (e non solo l'anticipo, con la famosa "primina").

Per esempio, quando un bambino o una bambina adottati tramite adozione nazionale o internazionale arrivano in famiglia (sia dall'Italia che dall'estero) e hanno bisogno di qualche tempo in più per adattarsi alla nuova situazione o per imparare la nuova lingua. Oppure nel caso di alunni e alunne con disabilità: se i genitori e gli insegnanti lo ritengono opportuno, sottopongono al dirigente scolastico la possibilità di ripetere l'anno. "Il Dirigente Scolastico – sentito il Team dei docenti – potrà assumere la decisione di far permanere l’alunno nella scuola dell’infanzia per il tempo strettamente necessario all’acquisizione dei prerequisiti per la scuola primaria, e comunque non superiore ad un anno scolastico, anche attraverso un'attenta e personalizzata progettazione educativa", si legge nella nota MIUR prot. n. 547 del 21/02/2014.

Questo accade dunque in concomitanza con i grandi passaggi, ovvero dalla scuola dell'infanzia a quella primaria, oppure dalla primaria alla secondaria di primo grado.

La richiesta della famiglia

È ciò che è accaduto in questo specifico caso. Secondo i genitori, in accordo con le insegnanti e con il personale medico che si occupa del bambino, il figlio avrebbe avuto bisogno di un anno aggiuntivo alla scuola dell'infanzia prima del passaggio a quella primaria, rimandando ai 7 anni l'ingresso alle elementari.

Si sono però visti rifiutare la richiesta: per la dirigente scolastica della scuola dell'infanzia frequentata dal bambino non vi erano sufficienti ragioni e il bambino era pronto, secondo lei, alla scuola primaria.

La risposta del Tar

Al Tar della Regione Abruzzo i genitori hanno così presentato la documentazione proposta alla dirigente, oltre al parere del Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (G.L.O.), organismo collegiale d’istituto che provvede alla definizione del Piano educativo individualizzato per gli alunni con disabilità certificata, secondo cui il figlio della coppia non aveva raggiunto gli obiettivi programmati. Oltre a ciò, hanno sottoposto all'attenzione del Tar il certificato medico del direttore di psichiatria del reparto di neuropsichiatria infantile di Pescara, dottor Fernando Zucconi.

Il Tar ha quindi accolto il ricorso della famiglia, stabilendo la compensazione delle spese di lite e soprattutto consentendo al bambino di frequentare per un altro po' l'ultimo anno della scuola dell'infanzia, in modo da dargli il tempo di acquisire le competenze necessarie.

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