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19 Marzo 2023
14:00

Il regalo più bello per il 19 marzo? Chiamiamoli solo papà

I dati delle indagini demografiche mostrano come la società moderna stia già ridefinendo i tradizionali ruoli familiari. Per valorizzare appieno la figura del papà però serve ancora un cambiamento di mentalità che può partire proprio dal linguaggio.

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Il regalo più bello per il 19 marzo? Chiamiamoli solo papà
Demografa
Il ruolo del papà moderno

Il presidente o la presidente? Ministra, sindaca, avvocata? Si discute sempre più dell’attribuzione del genere femminile alle professioni, e la diatriba è accesa. Le parole che scegliamo di usare riflettono le norme sociali che ci portiamo dietro e raccontano come pensiamo che le cose dovrebbero essere.

Vale lo stesso per i papà. Perché chiamare ‘mammo’ un papà che… fa il papà? 

Quando si parla di genitorialità, si tende a riferirsi troppo spesso a ‘mamma’ e troppo poco spesso a ‘papà’, a ‘mamma e papà’, o a ‘genitori’. ‘Mammo’ sminuisce la mascolinità del padre e fa pensare che la madre debba essere l’unico genitore attivo, che cambia i pannolini, gestisce gli accompagnamenti da e per la scuola, i compiti, le attività sportive e ricreative e tutto il resto. Ma è davvero ancora così?

La verità dei dati

Se pensiamo alla famiglia degli anni ’60, quella del boom economico e del boom delle nascite, in effetti il papà si occupava prevalentemente di sostenere economicamente la famiglia attraverso il lavoro retribuito, e la mamma di quello non retribuito attraverso i lavori domestici e la cura dei figli.

Il mito della maternità per le donne è ancora molto diffuso in Italia, anche se oggi sono più spesso lavoratrici e hanno, in media, meno figli: non essere madre è spesso uno stigma e ancora oggi è diffusa l’aspettativa che la madre, anche se lavoratrice, debba riuscire ad essere sempre presente per i figli. Dai padri, invece, ci si aspetta che lavorino e poco più. I padri soli, i divorziati, i padri LGBT scardinano ovviamente questo stereotipo del padre, ma anche nelle coppie eterosessuali qualche cambiamento inizia ad essere visibile.

Papà che cura il figlio

Posto che le madri sono ancora i soggetti che dedicano più tempo in assoluto al lavoro non retribuito – e il divario di genere è ampio –,  le giovani generazioni di padri sono più coinvolte che mai nelle attività di cura dei figli e nei lavori domestici. Il tempo che i padri dedicano al lavoro di cura dei figli minorenni è aumentato tra il 2002 e il 2014 (fonte ISTAT), così come è aumentato durante la pandemia, anche se, di nuovo, in misura maggiore per le madri che per i padri.

Quando in casa c’è almeno un figlio sotto i 15 anni, oltre un padre lavoratore su tre dichiara di avere difficoltà a conciliare la vita familiare e quella professionale. La percentuale di quanti dichiarano difficoltà di conciliazione è praticamente identica tra padri e madri, ma poi sono le madri più dei padri a rimodulare il proprio lavoro.

Famiglie italiane e carichi di cura: la situazione

L’indagine ISTAT sull’uso del tempo mostra che, nelle coppie eterosessuali in cui entrambi i partner lavorano a tempo pieno, il 75% degli uomini e l’81% delle donne è molto o abbastanza d’accordo che, se entrambi lavorano, l'uomo deve svolgere la stessa quantità di lavori domestici della donna. Alto è anche l’accordo sul fatto che, se entrambi i genitori lavorano e il figlio si ammala, i genitori devono fare i turni per stare a casa a prendersene cura (l’82% degli uomini e l’81% delle donne si dichiarano molto o abbastanza d’accordo) e che i padri sanno occuparsi dei figli piccoli altrettanto bene delle madri (il 70,4% degli uomini e il 70,1% delle donne). Invece, anche nelle coppie in cui entrambi lavorano, quasi un rispondente su due, sia tra gli uomini che tra le donne, ritiene che le donne sappiano svolgere meglio degli uomini il lavoro domestico.

Questi dati mostrano che le nuove generazioni di padri hanno iniziato ad allontanarsi dallo stereotipo del padre marginale, lavoratore e basta e iniziano ad essere coinvolte attivamente nella cura dei figli. Il cambiamento culturale su quale sia il ruolo dei padri, quindi, si è innescato. Certo, il cambiamento si vede più dalle opinioni che dai fatti – ad esempio, il numero di beneficiari di congedi parentali tra i padri resta basso – e ci vorrà l’aiuto di nuove politiche pubbliche a sostegno delle famiglie e della natalità e politiche aziendali, più includenti per i padri, perché il percorso verso la genitorialità condivisa diventi una possibilità per chi la desidera.

Parliamo di papà, non solo il 19 marzo

Il nuovo ruolo attivo dei padri scardina il binomio tra mamme e cura dei figli. Che la festa del papà serva per ricordarci l’importanza del ruolo genitoriale attivo del padre, e ci ricordi di pensare a ‘mamme e papà’, non sempre e solo alle mamme. Facciamo dunque spazio alla paternità, con il linguaggio prima di tutto, perché anche dal linguaggio passa il cambiamento.

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