28 Febbraio 2023
18:00

La legge che non c’è: due mamme fanno causa al loro Comune. Crocini: “Serve il riconoscimento alla nascita”

In mancanza di una legge chiara e univoca, da anni tocca ai privati cittadini sobbarcarsi rischi e oneri dei ricorsi per il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. Come nel comune di Trofarello, dove due donne hanno impugnato il rifiuto del Comune a registrare la seconda madre come genitore legale delle figlie appena nate.

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La legge che non c’è: due mamme fanno causa al loro Comune. Crocini: “Serve il riconoscimento alla nascita”
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In un Paese che si ostina ad impedire ai figli delle coppie omogenitoriali di essere riconosciuti alla nascita da entrambi i genitori, la lotta per la parità dei diritti continua a seguire vie diverse e senza una legge che dia un iter preciso. C'è chi ha potuto trascrivere il certificato di nascita estero, chi è riuscito a ottenere il riconoscimento all'anagrafe grazie alla disponibilità del suo sindaco e chi invece si è affidato a un Tribunale per richiedere l'adozione speciale (l'unica strada che allo stato attuale è davvero definitiva perché sancita da una sentenza).

Ed è proprio in presenza di questo vuoto legislativo che una coppia di due mamme di Trofarello, un piccolo comune della provincia di Torino, ha deciso fare causa all'amministrazione comunale in seguito al rifiuto del riconoscimento della seconda mamma come genitore nell'atto di nascita delle loro due figlie gemelle.

Un fatto importante, assurto anche agli onori della cronaca nazionale, ma che senza una normativa definitiva rischia solamente di aggiornare la lunga lista di ricorsi andatisi a schiantarsi contro l'impenetrabile muro di gomma eretto dall'attuale legge italiana.

Il caso delle mamme di Trofarello

L'ultimo episodio in tal senso ha avuto inizio quando la coppia di mamme ha chiesto il riconoscimento all'anagrafe comunale della mamma non biologica come secondo genitore di due gemelline nate in seguito ad un percorso di fecondazione eterologa (ossia con uno dei due gameti ricevuto da un donatore) praticato all'estero.

A differenza di quanto accade in molti altri Paesi europei ed extra-europei però, l'attuale legge italiana non ammette la validazione di documenti ufficiali nel quale vengano indicati due genitori dello stesso sesso e dunque gli uffici del paesino piemontese si sono trovati costretti a rifiutare la richiesta della coppia e a registrare solo la mamma che ha effettivamente affrontato la gravidanza come genitore legalmente riconosciuto.

Da qui la decisione della coppia portare la questione in tribunale avvalendosi dell'aiuto dell'associazione Luca Coscioni, l'organizzazione no-profit fondata nel 2002 che da vent'anni fornisce assistenza legale nelle battaglie per la tutela dei diritti, sia umani che civili.

La prima udienza ha già avuto luogo lo scorso 23 gennaio e le donne sperano in un pronunciamento favorevole in controtendenza rispetto ai simili casi precedenti non solo per poter finalmente essere riconosciute entrambe come genitori delle loro figlie, ma anche portare una volta in più nell'agone politico il tema di una parità da tempo reclamata ma ancora mai pienamente raggiunta.

La legge che non c'è: un problema nazionale

Il rifiuto del Comune di Trofarello a iscrivere le gemelline non nasce da una scelta politica isolata o, come ha precisato a mezzo stampa l’assessora alle Politiche sociali Emilia Tiso, da preclusioni ideologiche, ma da una sostanziale lacuna del nostro sistema giuridico che da anni continua a gettare nell'incertezza migliaia di famiglie.

Lo Stato italiano, infatti, dal 2016 prevede l'unione civile da parte di coppie omosessuali (rt. 1, commi 1-35, della Legge 20 maggio 2016, n. 76, la famosa "legge Cirinnà") ma la musica cambia decisamente quando si parla di figli.

Ad oggi non esiste una normativa chiara e univoca riguardo le famiglie omogenitoriali e se proprio da Torino, nel 2018, l'ex sindaca Chiara Appendino aveva dato inizio ad una piccola rivoluzione civile aprendo le porte al riconoscimento del secondo genitore per le coppie omosessuali (e creando un precedente giurisprudenziale), ora questa strada è stata nuovamente sbarrata in seguito alla lettera della Prefettura con la quale lo scorso maggio s'intimava all'attuale primo cittadino del capoluogo piemontese – Stefano Lo Russo – la sospensione di questo tipo di riconoscimenti.

«Finché in Italia non ci sarà una legge sul riconoscimento della doppia genitorialità alla nascita, noi dovremo continuare ad andare nei tribunali, ma questo è un delirio anche per gli stessi tribunali – commenta amara a Wamily Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno – d'altronde anche la Corte Costituzionale si è espressa, affermando come spetti al Parlamento legiferare e non ai giudici».

Finché il Legislatore non deciderà d'intervenire dunque, i genitori ignorati dallo Stato dovranno quindi continuare ad affidarsi a iniziative personali, come quella delle mamme di Trofarello per poter rivendicare il diritto ad esistere, proteggere il diritto dei loro figli ad avere entrambi i genitori.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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