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24 Marzo 2023
18:00

Diritto di famiglia: la proposta di Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno per una legge davvero inclusiva

Da anni Rete Lenford è un punto di rifermento per le battaglie legali della comunità LGTBQ e nel 2022 l'associazione di avvocati - insieme a Famiglie Arcobaleno - ha prodotto una proposta di legge per normare il matrimonio egualitario, introdurre il riconoscimento alla nascita per i figli della famiglie arcobaleno e allargare le maglie per l'adozione e l'accesso alle tecniche di PMA. Insieme al presidente Vincenzo Miri abbiamo provato ad analizzare i punti salienti del documento.

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Diritto di famiglia: la proposta di Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno per una legge davvero inclusiva
Intervista a Vincenzo Miri
Avvocato e Presidente di Rete Lenford
famiglie omosessuali

Raggiungere la parità davanti alla Legge e consentire a tutti i bambini delle coppie dello stesso sesso di avere due genitori già alla nascita, senza passare per tribunali o faticosi procedimenti burocratici. È questa la proposta di legge stilata da Rete Lenford, l'associazione senza scopi di lucro formata da giuristi e avvocati che dal 2007 promuove il rispetto e la tutela dei diritti della comunità LGTBQIA+, insieme a Famiglie Arcobaleno.

Si tratta di un testo completo, pubblico, già depositato alla Camera dei Deputati da Sinistra Italiana e già "adottato" da chi, come la nuova segretaria del Partito Democratico Elly
Schlein, vuole portare in Parlamento la battaglia per un diritto di famiglia che cessi finalmente d'ignorare una parte dei propri cittadini.

Ma cosa propone nello specifico questo documento? Quali modifiche normative suggerisce?

La nascita della proposta di legge

Tutto è cominciato nel marzo del 2021, all’indomani di due sentenze della Corte Costituzionale (la sentenza n.32 e la sentenza n.33 del 2021) che sollecitavano il Parlamento ad intervenire al più presto per colmare un chiaro ed evidente vuoto legislativo estremamente pregiudizievoli per i figli per le figlie di due mamme o di due papà.

Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno hanni dunque iniziato a lavorare ad una proposta di legge che è poi stata presentata nel giugno del 2022.

«Dal marzo 2021 abbiamo provveduto a lavorare per un anno e mezzo in modo presentare una proposta di legge valida, chiedendo poi ai parlamentari di qualsiasi partito di usarla, saccheggiarla e incardinarla» ha spiegato a Wamily Vincenzo Miri, avvocato e Presidente di Rete Lenford che ci ha illustrato il contenuto di un testo che in particolare si sofferma su quattro grandi richieste:

  • Matrimonio egualitario
  • Riconoscimento alla nascita per i figli delle coppie dello stesso sesso
  • Accesso alle richieste di adozioni allargato anche a coppie omosessuali e single
  • Accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) con fecondazione eterologa anche alle donne single e alle coppie lesbiche

«Quando abbiamo studiato il documento da presentare abbiamo anche fatto una ricognizione di diritto comparato, studiando come fosse regolato in tutta Europa la pratica della PMA – ha continuato Miri – Dunque siamo passati ad intervenire su tutte le norme che in Italia disciplinano la materia».

Nello specifico si è fatto riferimento a:

  • Codice civile (contiene le norme sul matrimonio e sulla filiazione delle coppie coniugate)
  • Legge 40 che regolamenta la PMA
  • Legge 218 del 1995 (diritto internazionale privato che regola i rapporti di transnazionalità, come in caso di una nascita all’estero)
  • Legge 184 sulle adozioni
  • Legge 76 del 2016 (Cirinnà che ha introdotto le Unioni Civili)

Su ciascuna di queste legge, gli avvocati e i giuristi di Rete Lenford sono intervenuti con una proposta di modifica.

Ma andiamo a vedere un po' più nel dettagli i punti salienti della proposta.

Cosa si intende per matrimonio egualitario?

Prima di tutto sarebbe meglio chiamarlo solo “matrimonio”, perché in effetti la questione tratta proprio di questo: uniformare il vincolo affettivo identificato nell'istituzione del matrimonio – con assunzione di diritti ed obblighi davanti allo Stato che ciò comporta – e abbandonare un istituto a parte come le unioni civili che non garantisce parità di trattamento dinanzi alla Legge,  anche solo per per questioni come il semplice rispetto dei doveri coniugali (la fedeltà tra partner, per esempio).

«Non si vede perché ci debba essere questa segregazione di fondo in un istituto ad hoc come quelloo delle unioni civili che ha sì risolto parecchi problemi, ma ha sempre accompagnato le coppie omosessuali ad accomodarsi in un posticino relegato del diritto di famiglia» commenta Miri.

La rivendicazione del matrimonio rientra dunque nell’affermazione di un principio di uguaglianza, con tutto ciò che ne consegue soprattutto in materia di filiazione, dove invece risiede il grande buco della nostra legislazione.

Stepchild e diritti di serie B

Al momento la legge italiana non contempla la possibilità che possano esistere sin dal momento della nascita figli di due genitori del medesimo sesso, dunque in caso di coppie di donne si registra solo la madre che in Italia ha partorito il bambino, mentre in caso di coppie di uomini beneficia del riconoscimento solamente il padre che detiene un legame genetico con il bambino

Il riconoscimento giuridico dei figli delle famiglie omogenitoriali è quindi diventato un tema cruciale a partire dal luglio del 2014, quando il Tribunale dei minorenni di Roma individuò per la prima volta una prima, seppur minima, forma di tutela per i bambini nati da coppie dello stesso sesso, l'ormai arcinota stepchild adoption che permise ai bambini arcobaleno di essere adottati dal genitore non biologico sentimentalmente legato al genitore già riconosciuto dalla legge.

Da allora la stepchild è stato il grande tappabuchi per una situazione frammentata e mai normata, dove il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali dipendeva dalle singole sentenze dei tribunali (dunque senza alcuna garanzia d'uniformità di giudizio) o dalle iniziative di alcuni sindaci progressisti che ad un certo punto provarono ad aprire le anagrafi anche ai figli nati da coppie LGTBQIA+.

«Nel 2018 si era ipotizzata un’ulteriore strada per i bambini nati in Italia a seguito ad una fecondazione assistita praticata all'estero da due donne – spiega Miri – Attraverso l’interpretazione di una norma della Legge 40 del 2004 che assegna la genitorialità dei nascituri alla coppia che ha  espresso il consenso alla PMA, si pensò di poter ottenere un riconoscimento alla nascita anche per i casi in cui tale consenso fosse stato espresso all’estero da due donne (dove la tecnica per loro è ammessa). I sindaci hanno iniziato così a interpretare la norma, supportati anche da 15 sentenze favorevoli da parte dei vari  tribunali d'Italia».

Perché il riconoscimento è una priorità

Quando però i giudizi sono arrivati alla Corte di Cassazione, i giudici si espressero negativamente sulla questione poiché per legge non era – e non è tutt'ora – possibile formare direttamente atti di nascita con due genitori del medesimo sesso. Non solo, si ribadì anche come la legge 40 valesse soltanto per le coppie che avevano accesso alla PMA  in Italia, e non a chi la praticava all’estero.

Tale pronunciamento però non fu subito recepito dai tribunali, che anzi in alcuni casi reagirono perché ritennero la disposizione contraria al best interest (l'interesse superiore) del minore.

In questo quadro si sono infine inserite i già citati pronunciamenti della Corte Costituzionale che non solo hanno sollecitato il legislatore per uniformare la situazione ma, soprattutto, con la sentenza n.79 del 2022  hanno provveduto ad eliminare il grave limite della stepchild che impediva agli adottati di non stringere legami di parentela con altri che non fossero i diretti genitori adottanti.

A restare inalterato però, è rimasto l'enorme problema di fondo: la stepchild resta una forma d'adozione, ossia una pratica che – al di là dell'avvilente necessità di adottare il proprio figlio – prevede tempi lunghi, indagini da parte di assistenti sociali nella propria vita privata ed esiti incerti. per non parlare del fatto che, non essendo obbligatoria, non impone al genitore intenzionale di prendersi le proprie responsabilità e dunque lascia il bambino senza tutele.

«Quando un genitore vuole essere riconosciuto non sta domandando un privilegio, ma chiede di assumersi una montagna di doveri e obblighi – chiosa Miri – dunque perché ostinarsi a lasciare che alcune mamme e papà non possano prendersi le proprie responsabilità? L’unica soluzione rimane una legge che vada a regolamentare tutte le forme di esperienze generative, dall’adozione alle pratiche cui già hanno accesso le coppie eterosessuali»

Adozioni e PMA più aperte 

La proposta di legge si concentra poi anche sull'allargamento delle maglie per l'accesso a coppie omosessuali e single che vorrebbero diventare genitori, permettendo loro di accedere all'adozione – oggi aperta solo alle coppie eterosessuali sposate che possano dimostrare di aver convissuto per almeno tre anni – e alle tecniche di PMA, attualmente precluse alle donne senza partner o alle coppie lesbiche.

Si tratterebbe di un passo importante, forse decisivo, sulla strada per costruire una società veramente inclusiva.

«Certo, bisogna intervenire sul processo di adozione in generale, ad oggi troppo lungo e costoso – commenta Mira rispondendo a chi dice che le richieste di adozioni in sospeso siano già troppe – ma i minori in attesa sono tanti e non ha alcun senso escludere persone che vorrebbero costruire una famiglia offrendo un futuro migliore ai bambin

L'importanza di fare chiarezza

E ora che il testo è pronto cosa accadrà? La speranza è che la politica inizi ad occuparsene seriamente, anche la stessa associazione appare ben consapevole che, anche alla vista dei tempi che corrono, servirà tempo e ancora molto lavoro per trasformare in realtà le importanti modifiche suggerite.

«Scrivendo una proposta di legge ci siamo prefigurate tutte le varie ipotesi del caso. È una legge che riassume tutte le battaglie giudiziarie che abbiamo condotto per evitare che coppie di persone dello stesso sesso debbano ancora ricorrere ai tribunali – spiega Miri – Sappiamo benissimo che ci possono essere delle convergenze maggiori su alcuni punti più che su altri, ma l'importante è che ci sia sempre chiarezza sul testo e non si faccia confusione per snaturare il tutto».

Un chiaro rimando quello di Miri alla tendenza da parte dei detrattori ad inserire del dibattito temi totalmente estranei alla proposta – come la Gravidanza per Altri (GPA o maternità surrogata) – per confondere le acque e instillare il timore che una legge più inclusiva possa aprire la strada ad una svalutazione della famiglia e alla liberalizzazione selvaggia di pratiche che sfruttano le donne e non rispettano l'interesse dei bambini.

«Al di là delle opinioni personali, la GPA non c'entra assolutamente nulla con il nostro testo» ribadisce il presidente di Rete Lenford, fiducioso che un dialogo anche con la parte conservatrice del Paese sia possibile.

«Io sono molto pessimista su questo Parlamento, tuttavia spero che possano esserci dei punti d'incontro anche con i partiti della maggioranza – conclude Miri – Giusto pochi giorni fa una parlamentare di Forza Italia si è detta favorevole all’adozione per coppie dello stesso sesso. Ovvio che però noi vorremmo l’approvazione integrale e lotteremo per questo. Non possono esserci bambini che restano senza tutele».

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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